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Era l’estate più calda che Jimin nei suoi tredici anni di vita si ricordasse. Tuttavia ne il caldo ne l’afa erano stati abbastanza da scoraggiare lui e Hoseok dal dirigersi verso la dismessa palestra della loro scuola. Siccome quella palestra era antidiluviana e i team sportivi preferivano allenarsi all’aperto o nella nuova palestra appena costruita, il club di danza poteva avere quello spazio tutto per se.

Praticamente un lusso.

A fine luglio ci sarebbe stato un piccolo campionato di ballo tra le scuole del distretto e i ragazzi si erano votati anima e corpo nell’allenamento, nella speranza di portare a casa la vittoria. Tutti si stavano impegnando ma nessuno quanto Jimin e Hoseok.

“Voi siete pazzi” erano soliti prenderli in giro gli altri compagni ma era anche vero che tutti riconoscevano quanto loro fossero di un’altra categoria.

Jimin aveva iniziato con il balletto e in seguito aveva proseguito con la danza contemporanea ma il suo incontro con Hoseok aveva cambiato la sua opinione sul ballo. Jimin non aveva mai visto qualcuno della sua età ballare così e aveva desiderato fare lo stesso.

“Ho ancora un sacco da imparare Jiminnie” si scherniva Hoseok e Jimin non riusciva neanche a immaginarsi come avrebbe potuto essere Hoseok fra dieci anni a quella parte: a lui sembrava già il massimo e Jimin avrebbe voluto essere bravo anche solo la metà. Hoseok invece non faceva che elogiare Jimin, dicendo cose come “non ho mai visto nessuno con un tale controllo sul proprio corpo” oppure “il tuo modo di ballare ti distingue” e Jimin voleva tanto crederci.

Quell’anno sarebbe stata la prima volta che Jimin avrebbe partecipato alle gare come solista, e Jimin era un po’ nervoso. Siccome aveva iniziato a ballare hip hop da molto meno degli altri, aveva preferito partecipare in gare di gruppo e anche quando Hoseok gli aveva offerto di formare un duo Jimin aveva declinato. Tuttavia Hoseok aveva insistito perché Jimin quell’anno provasse sia la gara solista che di coppia e lui non aveva trovato motivi per dire di no. Il trasferimento di Hoseok, più incombente che mai, era stato uno delle maggiori motivazioni. Era triste dirlo ma quel campionato sembrava l’ultima cosa che loro due avrebbero potuto fare insieme.

“E uno, due, tre, pausa gira! Jimin il ritmo!” Jimin cercava di fare del suo meglio per stare dietro a Hoseok. Aveva lasciato che fosse lui a costruirgli la routine e si era poi affidato al suo occhio super vigile per quanto riguardava i dettagli. Si fidava ciecamente di Hoseok e non importava il caldo, la stanchezza e il male ai piedi, lui avrebbe continuato a ballare.

Io amo ballare. Il ballo è la mia vita.

Hoseok portava una maglietta con quella altisonante scritta e ogni volta che Jimin la guardava si sentiva triplicare le forze.

Dopo tre ore passate a perfezionare le diverse routine con solo una pausa in mezzo, finalmente i due si fermarono. Si lasciarono cadere sul pavimento mentre il resto del club, che era infine arrivato, si riscaldava per la loro routine.

“Jimin è impossibile che tu non vinca”disse Hoseok, la mano a coprirsi gli occhi mentre cercava di riprendere fiato.

“Possibilissimo visto che sarai tu il mio avversario” Hoseok scoppiò a ridere e Jimin si lasciò sfuggire un sorriso a sua volta. Erano migliori amici, compagni di danza e rivali.

“Hobi verrò a trovarti ogni weekend” disse all’improvviso Jimin.

“Ma certo” Hoseok rispose senza neanche doverci pensare, come se fosse un dato di fatto.

Era una bugia. Grossa come una casa e lo sapevano. Perchè i genitori di Jimin difficilmente lo avrebbero accompagnato in macchina fino alla nuova casa di Hoseok e avrebbero fatto ancora più storie all’idea di farlo viaggiare da solo in treno o in autobus. Valeva lo stesso per Hoseok.

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