Jungkook era seduto ad un tavolo, le dita che tamburellavano al ritmo della coreografia di quella sera.Era uno di quei trucchetti psicologici che gli consentivano di prendere tempo e non commettere l'irreparabile, una tattica imparata anni prima che era stata necessaria, visto quanto spesso le idee geniali di Taehyung finivano male.
Certamente non era stato così che si era immaginato la sua cena, non con Kim Seokjin che si affaccendava a tamponare furiosamente il tavolo; non con Park Jimin che chiedeva scusa ai vicini per l'inconveniente; e certamente non dopo che un maldestro tizio dai capelli verdi, che pensava fosse una buona idea indossare gli occhiali da sole alle dieci di sera, gli aveva rovesciato metà delle bibite addosso.
Ti chiedo scusa Taehyung. Per tutte le volte che ho pensato che tu fossi un disastro.
Il tavolo era piccolo per due persone, perciò quando Jungkook nella fretta addentò il suo panino, i suoi gomiti cozzarono con quelli di Jimin.
“Scusa” disse Jungkook dopo che gli riuscì di deglutire il grosso boccone in bocca.
Taehyung era solito dire che quando Jungkook mangiava era come assistere al pasto di qualcuno che non mangiava da giorni e che era uno spettacolo disgustoso e terrificante. Jungkook aveva sempre pensato che Taehyung non avesse molto diritto di lamentarsi visto che lui stesso non aveva maniere a tavole, ma quando metà della lattuga cadde dal panino, insieme a una buona dose di salsa, sul tavolo, Jungkook non poté fare a meno di vergognarsi. Non si trovava con una persona famigliare ma con Park Jimin, probabilmente la persona più lontana da tutto ciò che era Kim Taehyung. Imbarazzato guardò di sottecchi Jimin che lo stava osservando.
Jimin scosse la testa, come a voler dire figurati, per poi a sua volta ingollare uno smodato sorso di coca cola, riuscendo a farne uscire un po' dagli angoli della bocca e soffocarsi con il resto.
Jungkook rise e colpì la schiena dell'altro numero zero, che sembrava sul punto di soffocare.
Chissà perché la sbadatezza dell'altro riuscì a tranquillizzarlo di colpo.
“Siamo due essere incivili” commentò Jimin dopo che si fu ripreso abbastanza da riuscire a parlare.
“Già”. Rispose Jungkook con un mezzo sorriso.
Quando Jungkook si era seduto al tavolo di Jimin, quest'ultimo era sembrato sorpreso ed anche piuttosto in preda al panico. Aveva blaterato qualcosa di inintelligibile, anche se Jungkook temeva di non essere stato molto più eloquente, e si era offerto di sorvegliare il suo zaino mentre lui andava a ordinare al bancone. Jungkook aveva poi deciso di aspettare al banco che il suo panino venisse riscaldato nel tentativo di guadagnare tempo e farsi venire in mente qualche argomento di conversazione.
Quando tornò al tavolo, naturalmente, non gliene era venuto in mente neanche uno.
Era contento che l'imbarazzo si fosse rivelato solo momentaneo.
“Mm. Jungkook. Hai fatto qualcosa d'interessante in questi giorni?” era la solita domanda di routine per spezzare il ghiaccio ma Jungkook era grato che almeno Jimin ci stesse provando.
“Interessante, non molto. Il solito. Università, studio. Cercare di sopravvivere a Kim Taehyung” Jungkook disse per poi all'occhiata perplessa di Jimin, specificare “il mio migliore amico”.
“Ne so qualcosa di sopravvivere ai migliori amici” Jimin commentò sorridendo e Jungkook pensò all'algido Kim Seokjin ed annuì.
“ Si beh, non credo tu abbia mai incontrato qualcuno come Taehyung prima d'ora, hyung. E' un'altra specie, giuro”. Jungkook scosse la testa addentando l'ultimo boccone del suo panino.
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Un mondo per noi due
FanfictionJungkook ha 23 anni, studia economia ed ha un lavoro part-time due volte alla settimana. Jimin ha 26 anni ed ha appena iniziato a lavorare in ufficio. Sono due persone molto diverse e non sono certo destinate a stare insieme. Hanno un tratto in com...