Capitolo 4

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Crystal's pov
Devo dire che come primo giorno nella scuola nuova è andata abbastanza bene.

È stata una giornata abbastanza strana per me, perché mi sono dovuta abituare a delle circostanze in cui non ero solita stare.

Come ho già detto non avevo amici e l'ora di pranzo la passavo interamente da sola.
In classe a parte quando venivo chiamata da un professore, non parlavo mai e coi miei compagni scambiavo si e no due-tre frasi come ''Mi puoi prestare gli appunti?'' oppure ''L'hai capito questo esercizio?'' e dei sorrisi di circostanza, solo per dimostrarmi gentile.

La solitudine mi è sempre pesata molto, non poter sfogarsi o parlare del più e del meno con qualcuno faceva male, era opprimente.
Desideravo molto fare uno scambio di pareri, parlare delle mie passioni oppure di quello che detestavo fare, volevo confrontarmi con qualcuno.

Ma questo qualcuno non c'era mai, non c'erano parole belle spese per me, anzi dicevano cose del tipo ''Ma è possibile che non parla mai? Quando mi avvicino a lei sembra che sto parlando da sola'' e ''Lei non ride mai, ti rendi conto? Non piange, non si arrabbia, non gioisce, non scherza, non prova nemmeno disgusto o terrore, niente di niente. È vuota. Completamente vuota.''

Pensavo che avessero ragione ma invece oggi ho parlato seppur poco, ho fatto gli occhi lucidi quando parlavo di quel disegno nell'ora di arte che rispecchiava così tanto come mi sento, mi sono arrabbiata con Nathan, ho gioito anche se non l'ho dato a vedere, nell'essere invitata per la prima volta ad un tavolo in mensa, tra tutte quelle battute veniva voglia di scherzare anche a me, ho provato disgusto per i capelli blu di Ethan e il cibo in mensa che non mi piaceva, ho provato terrore per aver sperimentato una situazione diversa o per meglio dire la situazione che ho sempre voluto. Il tutto era così surreale che ho avuto terrore che il giorno dopo i ragazzi non mi avrebbero nemmeno più guardata in faccia talmente che si sarebbero stufati di me e...ho sorriso.

Lei non ride mai.

Ho provato tutto questo ma all'esterno invece sembravo un corpo privo di sensazioni e sentimenti, un corpo che non era in grado di reagire al contatto degli altri.

Però con lui il mio corpo ha reagito.

Ogni volta che ha fatto una battutina stupida per spazientirmi ho sentito una scarica di adrenalina insinuarsi in me rendendo il mio viso rosso dalla rabbia e le mie mani martoriate per averle torturate dal nervoso.
Allo stesso tempo ho provato imbarazzo nel parlare con un ragazzo in modo così sfacciato e agitazione per essermi esposta così tanto con lui, creando delle piccole crepature alla mia maschera di compostezza, in cui filtra la vera me.

Mi ricompongo dai miei pensieri e inserendo le chiavi nella toppa, entro in casa e subito un odore di pulito e l'aria agevole di casa, si insinua in me.

Mi dirigo verso il salotto e scorgo mio padre sulla poltrona intento a leggere un giornale con gli occhiali sulla punta del naso e mia madre impegnata a stirare le sue camice.

<<Ciao tesoro, com'è andata la tua prima giornata di scuola in questo nuovo istituto?>> mi chiede speranzosa mia madre

Sicuramente speranzosa che io abbia fatto dei miglioramenti e che non mi sia isolata come mio solito fare.

Per sua fortuna non mi tocca dirle una bugia a fin di bene.

<<Bene mamma>> le sorrido e a lei sembrano illuminarsi gli occhi talmente che è soddisfatta della mia risposta positiva

So che vorrebbe chiedermi altro, si sta contenendo ma non vuole spingersi oltre con le domande per paura di chiedermi qualcosa di fuori luogo oppure di ricevere risposte negative e da parte sua una grande delusione.

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