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Osservò attentamente la busta che aveva tra le mani, non sapeva se aprirla lì o aspettare di essere da solo fuori dall'edificio, nonostante il biondo lo stesse implorando da quando se n'era andato. Era curioso di scoprire cosa ci fosse al suo interno.

Sbuffò e si decise ad aprila, trovando all'interno un foglio ripiegato su sé stesso. 

Era confuso.

"Allora, cos'è?" 

Osservò il foglietto leggendone il contenuto. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata mentre le sue guance si tinsero nuovamente di rosso. 

"Jungkook?" Jimin cercò di risvegliarlo dal suo piccolo stato di trance.

"È il suo fottuto indirizzo di casa!" 

In un primo momento rimase in silenzio ma dopo aver realizzato un sorrisetto malizioso si dipinse sulle sue labbra, imbarazzando ancora di più il minore.

"Non capisco perché mi abbia dato ciò se devo scontare la punizione di due ore," rigirò il foglio tra le mani. 

"È così ovvio e tu così tonto! Possibile che non ci arrivi?" Roteò gli occhi.

"No, non ci arrivo. Mi dispiace di essere così stupido!"

"Non ho detto questo!" Lo schiaffeggiò, "Pensaci, ti ha messo in detenzione ma qui a scuola ci sono fin troppe persone, così ha pensato bene di farti andare a casa sua."

"Ok, ma perché?"

"Per giocare a scacchi!" 

"Ah Ah Ah, sei così divertente!" Lo guardò di traverso. 

"È ovvio che lo abbia fatto per passare del tempo da solo con te. Sono anche sicuro che non studierete accoglienza oggi," rise.

Arrossì a dismisura coprendosi il viso con le mani.

"Che diavolo stai dicendo?! Non gli interesso e di certo non faremo ciò che la tua perversa mente sta pensando!"

"Se non gli interessavi non ti avrebbe fatto quello che ora hai sul collo. Non credi?"

"Mh vedremo. Tu tieni sempre il telefono a portata di mano. Sai, in caso muoia."

"Va bene Kook," rise divertito mentre si dirigevano in classe. 

-

Le lezioni erano finite molto in fretta e per una volta, Jungkook, aveva desiderato che la campanella non suonasse mai. Lanciò uno sguardo a Jimin che lo salutò con un occhiolino prima di andarsene e lasciarlo solo.

Ok, secondo quanto scritto da Kim lui si trova a casa sua in questo momento, non mi rimane altro che andare da lui.

Uscì dall'edificio dirigendosi verso la sua meta. Era in ansia ma al tempo stesso curioso di vedere cosa sarebbe successo. In una ventina di minuti arrivò difronte alla villetta bianca e suonò al citofono.

"Chi è?" 

La roca voce del moro gli arrivò dritta alle orecchie facendolo rabbrividire. 

"Sono Jeon."

Il cancelletto scattò, entrò e arrivò davanti alla porta che venne subito aperta dal professore.

Lo guardò da capo a piedi e si morse il labbro. Non era vestito in maniera formale come quando era a scuola ma piuttosto come un giovane uomo amante dell'arte, visto ciò che portava. 

Indossava una maglia bianca con una figura disegnata con i pennarelli e un paio di jeans chiari mentre i folti capelli erano tirati indietro da una bandana verde. Era veramente carino.

"Prego Jungkook, entra pure" la sua profonda voce lo riportò alla realtà. 

Arrossì e timidamente entrò, seguendolo fino ad arrivare al luminoso soggiorno. Curioso si guardò intorno, notando l'eleganza con cui erano stati disposti i mobili e i diversi dipinti appesi. 

Un unione di stili diversi che nel complesso creavano un quadro niente male.

"Ti piacciono?" La poca distanza tra loro fece sussultare il minore. 

"Sì. Ha davvero buon gusto in fatto di arte, Mr. Kim!"

Non solo in fatto di arte.

"Comunque, siamo fuori da scuola. Puoi chiamarmi tranquillamente Taehyung. Non sono tanto più vecchio di te," rise facendolo imbarazzare.

"Oh, v-va bene Taehyung," sorrise timidamente.

"Bene. Prima di scontare la tua punizione vieni a mangiare qualcosa" si diresse in cucina.

Lo seguì rimanendo in piedi accanto alla porta mentre lui si spostò ai fornelli, dai quali proveniva un ottimo profumino.

"Puoi avvicinarti, non mangio."

Timidamente si avvicinò, osservandolo attentamente mentre cucinava con maestria.

"Ho fatto del Kimchi. Spero ti piaccia," si voltò verso il più piccolo.

Annuì osservando gli occhi chiari del maggiore mentre il suo cuore iniziava a battere più velocemente. L'altro si fece più vicino e lui rimase immobile. 

"Ma guarda" sorrise, "ti stanno proprio bene i miei succhiotti," si avvicinò ulteriormente e lasciò un bacio su di essi, facendolo tremare.

Le sue calde labbra toccavano la sua pelle altrettanto bollente, accendendo un fuoco che si espanse per tutto il suo corpo. 

Dopo svariati minuti si allontanò osservandolo per poi ridere "forza, mangiamo," mise i piatti in tavola invitandolo a sedersi. 


Sarà un lungo pomeriggio.

ᴍʏ ᴛᴇᴀᴄʜᴇʀ {Vkook}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora