~Capitolo 3~

180 16 1
                                    

Mi vesto in fretta saltellando per far entrare i jeans mentre pettino i capelli, poi mi precipito in bagno e lavo i denti, infine un po' di colluttorio e via.
Esco dall'enorme casa in cui vivo con una velocità che farebbe invidia a flash e quando mi chiudo la porta alle spalle il mio corpo si schianta contro qualcuno, così forte che per la botta torno in dietro in un balzo e cado per terra.

《Ti sei fatta male?》
Domanda il ragazzo su cui ho sbattuto allungando una mano verso di me per aiutarmi ad alzarmi.
《No figurati, ogni mattina mi schianto con qualcuno per darmi il buongiorno.》
Dico con la voce segnata dal dolore facendolo scoppiare a ridere mentre afferro la sua mano e mi alzo.
《Sei di fretta?》
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo vigorosamente fregandomene di passare per antipatica o viziata, la giornata sta già andando male e dopo ieri non ho proprio dei buoni propositi.
《Ma che domande sono?》

Lo lascio lì sul pianerottolo e prendo l'ascensore, strano che si trovasse qui, forse l'ho rubato al tizio stupido, ma vabbè.
Mi guardo allo specchio presente qui dentro e una smorfia di disgusto si stampa sul mio volto.
Ho avuto giorni migliori, senza dubbio.

Quando le porte dell'ascensore si aprono sto per andare addosso ad un'altra figura, stavolta esile, quindi mi blocco all'ultimo vedendo davvero la vita passarmi davanti agli occhi.
《Vai di fretta?》
Alzo gli occhi al cielo, chi è questa, la sorella dell'altro tizio?
Annuisco ma decido di essere più docile stavolta.
Nei limiti ovviamente.
《Sono Alba, ho lezione tra mezz'ora e il bus passa adesso.》
La lascio lì e corro verso la fermata dell'autobus, ma ovviamente lui mi passa davanti facendomi imprecare.
Giurerei che la vecchia lumaca di ieri stia sorridendo soddisfatto.

Decido di chiamare un taxi ma vengo bloccata dalla voce di una ragazza.
《Alba, ti serve un passaggio?》
Moretta, mi hai salvato la giornata.
Salgo in macchina pensando che potrebbe anche essere una serial killer per quanto mi riguarda, ma faccio spallucce mentalmente e decido che vale la pena di rischiare la vita pur di non passare quello che ho passato ieri.

《Dove ti lascio?》
《Università di San Diego.》
Annuisce e durante il tragitto l'unica cosa che si sente è la musica pop ad un volume decisamente alto.
《Destinazione.》
《Grazie ehm...》
《Ashley, mi chiamo Ashley.》
Annuisco sorridendole dolcemente.
《Grazie Ashley.》
Mi reco verso la lezione di diritto e questa volta è davvero piena l'aula, nonostante manchino ancora cinque minuti all'inizio della lezione.

《Alba!》
Sento qualcuno chiamare il mio nome, quindi cerco tra la folla di studenti per capire da dove derivi quella voce e quando vedo una mano alzata e un Leo sorridente, di rimando sorrido anche io prima di raggiungerlo.
《Ti ho tenuto un posto.》
Non sapendo come ringraziarlo, mi siedo al suo fianco e inizio a scherzare con lui.

《Come mai così tardi?》
Faccio spallucce.
《Abito a mezz'ora da qui, ricordi?》
Annuisce come se si fosse appena ricordato di questo piccolo particolare.
《Come farai a ritornare stasera?》
《Magari chiamo un taxi.》
《Io e i miei coinquilini potremmo darti un passaggio se ti va.》
I miei occhi lo guardano con aria sognante, poi rifletto su quello che ha detto.
《Tu, Jay e chi altro?》
Lui mi guarda confuso.
《Si chiama Joey... comunque il nostro coinquilino, siamo in tre e tra l'altro sorvoliamo sul fatto che lui sia il figlio del rettore.》
Adesso è il mio turno di essere confusa.
《E vive con voi?》
《Sì, in pratica lui non v-》
Il professore arriva e interrompe la nostra conversazione che nel giro di due minuti dimentico del tutto, anche perché il mio cervello si concentra totalmente su questa materia infernale.

《Adesso hai altre lezioni?》
Domanda Leo facendomi annuire.
《Se vuoi ci vediamo a pranzo allora.》
Gli rispondo che per me va più che bene e mi dirigo a seguire le prossime lezioni 

Due ore dopo, stremata come poche volte in vita mia, mi trascino fino alla mensa e dopo aver preso una mela mi butto su una sedia.
《Stanca?》
Chiede il ragazzo dai capelli ramati sedendosi al mio fianco.
《Ma cos'è oggi, la giornata delle domande stupide?》
《Si ma calmina eh.》
Si aggiunge Jay, Joey, Josh o come cavolo si chiama.
《È tutto troppo stressante per me.》
Leo annuisce comprensivo mentre l'altro ragazzo mi guarda come offeso...
Ah pure?
Ieri mi ha considerata una preda da cacciare ed ora fa pure l'offeso?
Il cellulare del tizio in questione squilla e lui non tarda a rispondere.
《Amico... mh okay, ciao.》
Stacca la chiamata e fissa il cellulare per qualche secondo.
《Clinton ha una cena con il padre, ci folda.》
Leo annuisce ed io ricollego subito il cognome al rettore dell'università.
《Il vostro coinquilino?》
Annuiscono entrambi ma non toccano più l'argomento.
Qualche minuto dopo ci alziamo e Leo avvisa Jason, sempre che questo sia il suo nome, che avrebbero prima accompagnato me a casa.

《Bene, così posso stalkerarti meglio.》
Sentenzia fiero di sé facendomi sbuffare.
《Ma non eri offeso?》
Fa spallucce per poi rivolgermi un occhiolino.
《Sono molto pacifico, non passo molto tempo offeso.》
《Non mi aggiungerai alla tua lista.》 Dico sicura e lui annuisce ironico.
《Vedremo.》

Dopo avergli dato le indicazioni per casa mia ci ritroviamo davanti l'entrata del mio palazzo che i due guardano letteralmente esterrefatti.
《Volete... ehm, volete salire?》
Annuiscono vigorosamente come se stessero aspettando questo momento, quindi prendo le chiavi e apro la porta principale, poi prendiamo l'ascensore e premo il pulsante che indica il numero dodici.

《L'attico?》
Domanda John con grande sorpresa sul volto facendomi annuire imbarazzata.
《Ignoralo, fa così solo perché noi viviamo in una topaia.》
Il rumore fastidioso dell'ascensore ci fa capire che siamo arrivati a destinazione e, una volta entrati in casa, i ragazzi rimangono a fissarla come se fossero dei bambini al parco giochi.

《Okay, bella è bella.》
Sentenzia Leo.
《Enorme è enorme.》
Conclude Jonathan.
《Fate come foste a casa vostra ragazzi.》
Il tizio con il nome che inizia per J non se lo fa ripetere due volte e si butta sul divano come una balena che si tuffa nell'oceano.
Ma le balene si tuffano?

《Abiti qui da sola?》
Annuisco alla domanda di Jay ma decido di rimanere sul vago.
《Me l'hanno lasciata i miei genitori.》
《Non vivono in città loro?》
Chiede Leo sedendosi composto su una sedia vicino il bancone della cucina.
《No.》

Rimaniamo a parlare e scherzare per un'oretta poi i ragazzi vanno via solo dopo avermi fatto promettere che gli avrei permesso di fare una festa in questa casa... be' per quanto mi riguarda possono pure dar fuoco a questa casa.

Spazio autrici:
Cosa ne pensate di Joey e Leo?
Ps. Per la cronaca, Leo si legge Lio 😂😂

Il segreto della pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora