~Capitolo 24~

133 13 2
                                    

ASHER'S POV.

《James, frena! Non ricordo di essere entrato a far parte della squadra di football, credi seriamente che sia interessato al vostro schema di gioco?》il mio amico alza le mani in senso di resa rendendosi finalmente conto di quanto mi annoino i suoi discorsi. Voglio dire, io il football lo guardo e basta, non me ne frega assolutamente nulla delle strategie che usano i giocatori in campo.

《Ehi, amico! Mi sa che c'è qualcuno per te.》mi fa notare Rafael . Alzo lo sguardo e noto che a noi si sta avvicinando Rachel, una delle solite ragazze che mi girano intorno; non ho voglia di parlarle quindi saluto i ragazzi della squadra ed entro nella mensa del campus, prendo un vassoio e, dopo averlo riempito, cerco con lo sguardo Leo, Joey o Alba e tiro un sospiro di sollievo quando vedo i primi due seduti ad un tavolo senza la ragione dei miei tormenti.

Fingere di non aver provato nessuna delle mille emozioni che invece ho provato baciandola, mi è sembrata la cosa più semplice ieri sera, ma ora come ora credo sia la cosa più stupida che potessi fare.

Mi siedo al tavolo dei miei amici, ma la curiosità mi spinge a cercare Alba tra i tavoli pieni di ragazzi intenti a pranzare e scherzare tra loro. Quando la trovo Leo è già andato via e quindi non posso rivolgere a lui le mie domande, ma una vocina dentro di me sta urlando: "Per quale cavolo di motivo Alba è seduta accanto a Nathan?". Ieri sera, quando mi ha rivelato di stare con lui, ho pensato che fosse solo una scusa per tirarsi fuori dalla situazione scomoda in cui l'avevo messa con la mia negazione e stamattina, quando li ho visti in rapporti pacifici, ho pensato che fosse tutto un suo piano contorto. Ma vederli seduti allo stesso tavolo mentre ridono senza uccidersi, cancella ogni dubbio dalla mia mente.

In un attimo trovo la soluzione: non ho Leo, ma, Joey è ancora qui e chi meglio di lui può sapere quali sono le intenzioni di Alba? Nessuno ovviamente. 

Mi volto e lo trovo intento a contare le sue patatine fritte sulle dita delle mani. Ignoro la sua stranezza e gli metto un braccio sulle spalle catturando la sua attenzione.                《Cosa fai Joey?》gli domando innocentemente con un sorriso stampato in volto.

《Conto le patatine fritte  che mi restano per la merenda di questo pomeriggio, lo sai che Leo non mi permette di mangiarle fuori dai pasti, per questo conservo quelle del pranzo. Ma dimmi, hai bisogno di qualcosa mio fedele amico-che-non-racconterà-nulla-di-tutto-ciò-al-grande-capo?》credetemi, non ho la più pallida idea del perchè questo elemento abbia sempre alle spalle una scia di ragazze paragonabile a quella del principe Harry d'Inghilterra all'età di sedici anni, non riesco proprio a spiegarmelo.

Scelgo di ignorarlo e riprendo a parlare.                                                         
《La vedi quella ragazza lì?》gli chiedo riferendomi ad Alba.

《Si, è carina...》sorride e annuisce in modo inquietante per circa due minuti, poi comprende,《Ma è Alba!》sbuffo per l'esasperazione a queste sue ultime parole, ma tengo duro e continuo.

《Già, proprio lei... Da quanto tempo sta con Paul McCarteney?》
《Ma Paul McCarteney non era morto?》     
《E' vivo, comunque intendevo il biondino con la band da quattro soldi》                                             
《Paul è morto, informati Ash》
《Joey concentrati!》 urlo già stanco di questa conversazione.

《Alba sta seriamente con il biondino con la band da quattro soldi?》 bene, lui non ne sa nulla

《Ci rinuncio! Dov'è Leo quando serve?!?》 
  Inspiro ed espiro cercando di tenere la calma, poi gioco la mia ultima carta.

《Cercheresti di capire, spiando, cosa sta succedendo tra Alba e quello lì per favore? Avrai qualsiasi cosa tu voglia in cambio. 》ovviamente non esita a rispondere con la sua proposta.
《In cambio voglio soltanto le tue patatine fritte, posso?》evito di commentare e spingo verso di lui la mia razione di patatine sperando che il mal di testa che mi è appena venuto possa essere servito a qualcosa.

***
Seguo, o meglio, cerco di seguire, le lezioni pomeridiane, ma la mente vola sempre altrove e mi ritrovo a fissare il pavimento dell'aula del professor Harrison di storia delle lingue, fin quando James non se ne accorge e mi assesta una gomitata nel fianco per riportarmi alla realtà.

Fortunatamente, però, non fa domande e l'ora successiva ci separiamo. Sono sulla soglia dell'aula d'inglese quando mi rendo conto che l'unico posto libero è quello dietro a Nathan.
Decido quindi di evitare la galera prima dei ventun'anni e saltare questa lezione.

Inizio a vagare per i corridoi fin quando non mi trovo davanti agli uffici del rettore, mio padre.
Mi assicuro della sua presenza con Isabelle, la segretaria ed entro senza neanche prendermi il disturbo di bussare.

Lo trovo seduto dietro la sua scrivania mentre legge e firma dei documenti.

《Asher, che fai qui? Hai finito le lezioni per oggi?》mi domanda senza nemmeno alzare lo sguardo dai fogli che ha davanti.
《Si -mento- aspetto che finiscano gli altri.》annuisce e dopo aver messo l'ennesima firma lascia tutto ciò che lo occupava e concentra la sua attenzione su di me.

《Che succede Ash?》e ti pareva che potessi nascondergli qualcosa.
《Non mi crederesti se ti dicessi nulla, vero?》muove velocemente la testa da destra a sinistra confermando ciò che ho detto.

Produco un tonfo quando mi butto, sbuffando, sulla poltrona posizionata davanti la sua scrivania.

《C'è una ragazza papà, una ragazza meravigliosa che mi sta facendo perdere la testa.》confesso.
《Mio figlio che pensa a una sola ragazza: stai crescendo allora!》gli riservo uno sguardo storto e lui capisce tutto.

《Qualcosa mi fa pensare che il problema non sia che tu non le piaci...》
《Ho combinato un manicomio papà, credo di averla spinta tra le braccia di un altro e non riesco a non tormentami per questo. Ci sto male e non trovo una soluzione.》ammetto prima a me stesso, poi a lui.

《Sai, Ash, spesso facciamo delle cosa di cui, nell'immediato, non comprendiamo la gravità. Poi però passano i secondi, i minuti, le ore e riflettendo ci rendiamo conto di quanto stupidi siamo stati. La nostra stupidità poi inizia a tormentarci e non ci permette di vedere le migliaia di soluzioni che potremmo adattare al nostro problema. La soluzione che si adatta a qualsiasi situazione è il dialogo e credo sia proprio di questo che tu e questa fatidica ragazza abbiate bisogno. Dovete parlare, stavolta seriamente e senza orgoglio, quello mettetelo da parte.》per quanto odi ammetterlo ha ragione.

Finora io e Alba abbiamo avuto confronti paragonabili a quelli di due bambini di cinque anni in cerca di attenzioni, ma adesso avremmo bisogno di parlare chiaramente mettendo da parte l'orgoglio.

Ne avremmo bisogno, sì, ma di certo non sarà questo il giorno in cui lo faremo.

***

Ritorno in corridoio e vicino l'uscita trovo Joey intento a tormentare Alba che cerca in tutti i modi di raggirare le sue domande del tutto esplicite su Nathan.

Mi avvicino e tiro via il mio amico per la manica della felpa, permettendo così ad Alba di scappare.

《Joey lo capisci il significato della parola "spiare"?》sussurro a denti stretti a 3 centimetri di distanza dal viso del moro qui presente, cercando con tutta la forza di ignorare la vocina nella mia testa che ripete quanto fosse bella Alba.

Se uno sguardo potesse uccidere, sarei  già morto e sepolto.
È da tutta la vita che aspettavo il momento giusto per questa frase, mi sento soddisfatto.

《Sai cosa ti dico caro amico? Spiatela da solo.》e se ne va lasciandomi lì a sbuffare.

《Joey vieni qui.》lo chiamo, con la voglia di vivere di un procione in letargo, e lui torna indietro.

《Anzi -prende una busta dal suo zaino- tieniti pure le tue patatine ingrato!》e stavolta se ne va sul serio, ma non prima di avermi lanciato tra le mani una busta piena di patatine fritte della mensa.

Sbuffo per l'ennesima volta e ignorando la gente che mi circonda, mi ritrovo a chiedere ad alta voce: 《Qualcuno potrebbe spiegarmi dove cavolo è Leo?!?》

Il segreto della pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora