~Capitolo 19~

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Caos.
Non esiste in nessun vocabolario una parola così perfetta per esprimere la mia casa adesso, mentre Joey è in preda ad una crisi isterica convinto di dimenticare qualcosa di fondamentale importanza; Leo continua a riempire compulsivamente la valigia apposita per i libri universitari snobbando quella dei vestiti ed Asher... che lo dico a fare? Asher si ingozza di ciambelle.

Il tutto urlando, ovviamente.

《Silenzio!》
Urlo esasperata e, lo ammetto, quando tutti e tre smettono di fare quello che stavano facendo per voltarsi verso di me un po' mi sento Albus Silente.

《Io adesso vado nella mia stanza per riempire il mio misero borsone, quando torno non voglio vedere una cosa fuori posto o sentire una delle vostre voci, intesi?》

Annuiscono tutti, quindi ancora più compiaciuta mi allontano dalla stanza incriminata e mi reco nella mia camera, dove prendo un borsone e lo riempio di qualche jeans e qualche maglione comodo visto che da zia Sarah il mio armadio è praticamente ancora pieno.

Shopping compulsivo, zia ne soffre parecchio.

Oggi è venerdì e questo fine settimana ci sarà la festa del Ringraziamento, quindi io torno a Los Angeles mentre i ragazzi fanno il solito viaggio di cui spesso mi hanno raccontato: tre anni fa sono stati a Roma, due anni fa a Parigi, l'anno scorso a Londra e quest'anno hanno intenzione di andare ad Atene.

In pratica hanno tutti una sorta di fissazione verso l'Europa, che secondo Leo è la culla della cultura, secondo Ash è la patria del buon cibo e infine secondo Joey le ragazze sono stratosferiche.

Termino di riempire il borsone e mi avvio nuovamente in cucina, dove non trovo la confusione di prima ma dire che sia sistemata forse è un po' troppo, sicuramente al ritorno dalle vacanze chiamerò una ditta di disinfestazione.

Quando mi accorgo che Asher e Joey stanno addirittura scherzando tra di loro dandosi qualche pacca sulle spalle, quasi non mi cade la mascella per terra: decisamente questo viaggio li rallegra molto.

Un po' li invidio, mi hanno chiesto innumerevoli volte di andare con loro e a dirla tutta Atene mi ha sempre affascinata, se solo potessi mollerei tutto in questo momento e li seguirei, solo che non posso lasciare Sarah da sola, non il giorno del Ringraziamento almeno.

《Ma sei sicura di essere una ragazza, vero?》 domanda Joey guardandomi come se fossi un alieno, passando velocemente lo sguardo da me al borsone ai miei piedi e viceversa.

《Te lo posso assicurare.》 rispondo confusa, grattandomi una tempia in perfetto stile "investigatore privato".

《Ho più vestiti di te!》 comprendo, finalmente, che il suo shock è lo stesso degli altri due.

《Ragazzi, vi ricordo che io sto andando a casa mia, non in Grecia.》

I tre si iniziano a lanciare sguardi strani, un po' tristi e un po' imbarazzati, credo che inizino davvero a sentirsi in colpa, inutilmente aggiungerei.

《La smettete? Sono soltanto tre giorni, ho passato una vita intera senza di voi, un fine settimana non mi ucciderà, ve lo assicuro!》 credo.

《Ora andiamo o perderete il volo!》 Aggiungo cacciandoli fuori di casa per poter chiudere a chiave la porta d'ingresso e quando tutto è pronto saliamo sull'ascensore ripetendo il piano che, in realtà, ai ragazzi non va nemmeno bene ma tanto ho già deciso così.

In pratica dovrò accompagnarli all'aeroporto per poi andare in auto a Los Angeles, ignorando i miei amici che iniziano a comportarsi come dei fratelli protettivi lamentandosi del fatto che dovrò guidare da sola per quasi tre ore.

Il segreto della pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora