~Capitolo 39~

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Oggi non sarei voluta essere qui. 

Avrei preferito che i raggi del sole non scaldassero il mio corpo mentre aspetto che Leo si faccia vivo, che il vento non mi scompigliasse i capelli.

Oggi mi sarebbe piaciuto perdermi tra le braccia di zia Sarah, affondare il volto tra i suoi capelli profumati e versare tutte le lacrime che il mio corpo sembra non riuscire più a trattenere.

Ma l'unica donna che la vita mi ha concesso non è qui con me ed io non posso più permettermi di piangere, non più di quanto abbia già fatto.

Da quando ho trovato le lettere nello studio di mio padre è stato tutto un progredire di dubbi e preoccupazioni, ma solo da ieri si è instillato in me il dubbio che la morte di mia madre non sia stata casuale.

Non so chi si celi sotto la firma di Karm-a ma ci sono troppe tracce che la legano a questo nome, ormai ho solo bisogno di conferme. 

E mentre rifletto su come siano fortunati i miei coetanei a doversi preoccupare solamente di esami e lavoro, una mano si posa sulla mia spalla, strappandomi dal groviglio di fili che mi invade la testa. Lentamente apro gli occhi e mi ritrovo davanti lo sguardo dolce del mio amico. 

Improvviso un sorriso rassicurante, ma anche se Leo prova a non darlo a vedere, sono certa che non sia servito a molto.

《Hai fatto le ore piccole? 》mi porge un cioccolatino ed io annuisco prendendolo, perché è sicuramente più semplice fingere di essere stanca che spiegare come a volte la realtà sia più buia del nero che si intravede dalle palpebre chiuse. 

Lo seguo in silenzio e mentre mi ricorda della festa a cui ho promesso di andare stasera, i miei pensieri vengono nuovamente rapiti, stavolta dai miei amici. Rifletto su come Leo sia l'unico a rivolgermi ancora la parola, mentre Joey e Asher hanno smesso di farlo da quando ho staccato la spina nascondendomi da Ashley, se escludiamo le conversazioni striminzite ai fini della convivenza. 

Sono quasi certa che tocchi a me fare il primo passo, almeno con Joey, ma ogni volta che ci provo vengo risucchiata dal buco nero che si forma dentro la mia testa e tutto ad un tratto mi ritrovo in camera da sola e ricoperta dalla voglia di urlare fino a consumare tutta quanta la mia voce. 

Giunti davanti l'aula il ragazzo si ferma e pianta i suoi occhi nei miei.

La dolcezza dello sguardo di Leo è rovinata a causa del cipiglio di preoccupazione che mi dedica.

《Alba, cosa c'è che ti turba?》scuoto la testa e sto per dirgli, ancora una volta, che non è nulla ma prima ancora che possa rivolgergli delle bugie inedite, la sua mano si alza interrompendomi.

《Non dare la colpa agli esami e non dirmi che non è nulla, questa non sei tu. 》inizia mentre i miei occhi si riempiono di lacrime appannandomi la vista del suo bellissimo volto serio. 

《Alba, quella che ho conosciuto qualche mese fa, è forte e sicura di sé 》 continua con tono apparentemente calmo, quanto può esserlo il mare che si prepara alla tempesta. 《Non ho davvero idea della gravità né della grandezza di ciò che stai affrontando ma non farti schiacciare, la ragazza che conosco non lo farebbe mai. 》

Annuisco perché non riesco a proferire parola mentre provo con tutte le mie forze ad impedire alle lacrime di sgorgare. Ancora una volta mi ero ripromessa di essere forte senza riuscirci. 

Leo, che riesce a comprendere i miei silenzi come se li decifrasse da sempre, si scompiglia i capelli in un gesto distratto, prima di stringermi tra le sue braccia.

Respiro il suo odore e per qualche secondo mi sembra di essere al sicuro, quasi come se tutta questa strana situazione in cui mi trovo non esistesse più, come se il mio peso fosse stato rubato interamente da lui.

Il segreto della pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora