~Capitolo 35~

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La casa questa sera sembra immersa in un tetro silenzio, il che fa sì che tra i miei mille pensieri emerga un dubbio: chissà come facessi a vivere senza quei tre. Prima di conoscerli mi accontentavo della vita che facevo, delle persone che avevo al mio fianco, mentre adesso le giornate senza di loro sembrano vuote, quasi come se non valessero la pena di essere vissute. 

Quella del televisore acceso è l'unica fonte di luce ad illuminarmi e, mentre cambio canale, cancello dalla testa la malsana idea di chiamare Clare visto che ormai si è fatto davvero tardi, ma mi appunto mentalmente di farlo domani, magari ad un orario decente. 

Sbuffo, annoiata dai programmi spazzatura che non fanno che ripetersi ad ogni singolo canale e cambio strategia prendendo il cellulare tra le mani. 

Delusa mi accorgo di non aver ricevuto nemmeno un messaggio dal mini boss, né tantomeno dallo sfornabiscotti o dal nerd, ma la cosa realmente simpatica è che non mi ero nemmeno accorta di sperare in un loro messaggio.

Asher è andato ad una cena importante con la sua famiglia, mi aveva chiesto di accompagnarlo ma ho rifiutato spinta dalla figuraccia fatta qualche giorno fa con il padre: prima o poi la supererò, promesso, ma non è questo il giorno.
Leo e Joey hanno saputo di una festa di chissà quale confraternita e sono andati a rimorchiare, convincerli a lasciarmi a casa è stato ancora più complicato che convincere il mio ragazzo.

Forse me ne sono già pentita.

Mi alzo dal divano e sbuffando spengo la tv, quindi vado in camera mia nella speranza che riscrivere gli appunti di oggi mi intratterrà meglio, ma quando prendo i quaderni la mia stanchezza si fa sentire più forte che mai e mi costringe ad arrendermi prima ancora di cominciare. 

Indosso il pigiama con la speranza di addormentarmi al più presto possibile e scaricare così la tensione e la noia accumulate in tutto l'arco della giornata, ma non appena faccio per dirigermi verso il letto il mio sguardo viene catturato dalle scatole  che avevo portato dallo chalet e che per due settimane ho lasciato in camera senza avere la forza di aprire.

Non so per certo cosa contengano, ma le poche parole che ho avuto l'opportunità di leggere l'ultimo giorno a Las Vegas mi hanno trasmesso una sensazione così negativa che per tutti questi giorni ho finto non esistessero e che non li avessi mai portati con me dallo studio di papà.

Ma a quanto pare se fingi che qualcosa non sia mai esistita, questa non cessa davvero di farlo, presto o tardi la realtà ti si schianta in faccia e a te non resta che affrontarla.

Mi avvicino lentamente alla scatola in cartone che so contenerne una più piccola verde scuro, quasi come se temessi che qualche mostro possa uscirne fuori e cercare di uccidermi. Non che la cosa sia così improbabile a dire la verità, stiamo pur sempre parlando di mio padre, l'uomo che ha contribuito a distruggere la mia vita.

Prendo tra le mani le cartellette i cui titoli mi avevano tanto traumatizzata da decidere di ignorarle il più possibile, quindi le apro. Nella prima, quella con su scritto "non tracciabile", trovo solo una lunga lista di documenti, numeri e codici incomprensibili e, senza nascondere un sospiro di sollievo, li rimetto dentro e passo avanti.

So che può sembrare stupido, ma in casi come questo preferisco rimanere all'oscuro piuttosto che scoprire cose di cui ho la sensazione che non vorrei venire a conoscenza.

Passo alla cartelletta che porta il nome di "karm-A", ma anche qui trovo cose indecifrabili, mi rassegno all'idea che siano solo vecchi documenti di lavoro e tiro un sospiro di sollievo mentre la mia anima sembra farsi d'un tratto più leggera.

Purtroppo il momento dura poco, visto che la prossima cartella ha su scritto il nome di mia madre, Stella. Faccio fatica ad aprila, quasi come se quella semplice pagina da sfogliare fosse fatta di cemento armato, ma dopo qualche respiro profondo ci riesco. Il mio cuore sembra mancare un battito quando rivedo il viso sorridente di mia madre.

Il segreto della pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora