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Kristal's pov

Il temuto giorno è arrivato. Non sono mai stata tanto in ansia. Neanche il mio primo giorno di scuola, neanche all'esame di terza media, neanche al mio primo appuntamento! Sto sudando freddo da quando mi sono alzata.

L'incontro è stato organizzato qui a casa mia alle dodici in punto. Althea sarebbe arrivata un po' prima, alle dieci e mezza, mentre la famiglia di Mac all'orario previsto.

Ora sono le nove. Ho un'ora e mezza di calma, se così si può chiamare.
Mia madre cammina su e giù per tutta la casa, mio padre è chiuso in ufficio da un'ora e i miei fratellini urlano più del solito.

E io...
Beh, io sto semplicemente cercando di non farmi prendere dal panico.

《Su, Kris, perchè non mi aiuti a pulire un po' la casa?》

Urla mamma Daisy dal corridoio. Sospiro e accetto, almeno per tenermi occupata in qualcosa.

《Se Mac entra nella tua stanza resterà scandalizzato per tutta la sporcizia che c'è! Metti un po' d'ordine》

《E perchè Mac dovrebbe entrare nella mia stanza?》

Chiedo sospettosa. Lei si fa rossa.

《Beh, che ne so...》

Per evitargli ulteriore imbarazzo, salgo nuovamente in camera e mi metto all'opera.

Comincio dalla scrivania che, con il suo metro e mezzo di larghezza, contiene più oggetti del resto della stanza. Spolvero il mappamondo e tutti i CD impilati a fianco, rassetto le riviste di musica e moda in modo che non cadano e il resto...
Il resto lo metto in una busta che infilo in un cassetto. È un metodo funzionante, credetemi.
Passo anche un po' di spray per pulire e mi do da fare per non pensare a null'altro, finché, pulendo l'armadio, non mi imbatto in una pila di cartelle di cui non ricordo l'utilità.

Le apro, per pura curiosità.
La prima è un album fotografico con tutte le foto mie e di Katrine, la mia migliore amica delle elementari. Faccio una smorfia, ricordando come Katrine, alle medie, divenuta popolare abbia cominciato a prendermi in giro come gli altri.

La seconda è un vecchio quaderno di temi con un sacco di errori ortografici e verifiche di matematica sbagliate. I miei, ai tempi delle medie, ogni volta che prendevo un brutto voto insistevano per farsi dare una copia della verifica e la mettevano in bella vista in camera mia, come monito. Metto da parte anche quelle.

La penultima è un catalogo di giocattoli e robe varie. Non capisco che ci faccia qui, quando a un tratto mi torna in mente...
Avevo quattordici anni e credevo che avrei smesso di essere presa in giro se mi fossi comportata come tutte le mie coetanee. Perciò comprai in un'edicola, di nascosto, la mia prima (e ultima) rivista porno, per vantarmi con i miei compagni. Tuttavia, nonostante l'avessi avvolta in un catalogo di giocattoli, i miei se ne accorso comunque.

Queste devono essere le cartelle da dimenticare, penso. Non posso deprimermi proprio oggi, perciò lascio andare la quarta cartella, ma qualcosa me la fa riaprire.
Da un bordo spunta un disegno...
Oh cazzo.
È la cartella con tutte le denunce di Stephan e le relative sedute dalla psicologa.

Denunce a ignoti, querele, altri ricorsi giudiziari, perfino biglietti da visita di detective privati. E poi disegni, responsi, parole psicologiche che non esprimevano per nulla i miei sentimenti.
E quel vecchio disegno.
L'avevo fatto con un uomo di cui ricordavo a malapena il nome, mi pare Johann o forse James, o Johnny, in ogni caso, un esperto di identikit.
Tuttavia, essendo mascherato, avevo potuto descrivere ben poco.
Aveva i capelli corti, il naso lungo. Era alto circa 1,75. Era magro, abbastanza atletico.
Non avevo saputo dire altro.
In effetti era un disegno banale, che poteva rispecchiare chiunque.
L'unico particolare era quel naso lungo, che si notava anche sotto la maschera.
Che io sapessi, solamente Jonathan aveva un naso tanto lungo, ma ovviamente l'avevamo escluso dai sospetti.
Ovviamente.

Non vorrei ma ti voglio |Dan Reynolds|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora