capitolo 2

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Erano già le 18 e l'ansia cominciò a pervadere il mio corpo.
"Respira Katie, respira. Lo hai fatto per un sacco di anni non essere ansiosa"
Cercai di ripetere a me stessa quelle parole per almeno venti minuti, guardandomi allo specchio con la mia nuova divisa.
Non era il lavoro a mettermi in soggezione ma il mio abbigliamento; la gonna nera a vita alta enfatizzava le curve morbide dei miei fianchi mentre la camicetta a mezza manica bianca mi accarezzava dolcemente il seno fasciandomelo e lasciando intravedere l'incavo. Sistemai i capelli neri in una lunga treccia e truccai leggermente gli occhi...
Sobbalzai quando suonò il campanello, non aspettavo nessuno a quest'ora ed era già tardi, dovevo muovermi se non volevo arrivare in ritardo il primo giorno di lavoro. Scesi in fretta, rischiando di inciampare nell'ultimo gradino e aprii velocemente la porta di ingresso sistemando le scarpe nere con il tacco basso.
"Ciao bambina, wow sei splendida" disse Ryan squadrandomi per bene. Sentii le guance colorarsi lievemente di rosso e gli tirai un pugno sul braccio.
"Non essere sciocco, che fai qui?" Dissi cercando di cambiare argomento
"Sono venuto a darti un passaggio, non avrai pensato davvero che avrei lasciato la mia amica preferita tutta sola il primo giorno di lavoro a girovagare sugli autobus" disse portando una mano al petto con fare teatrale.
Risi di gusto alla sua esagerata performance e gli scoccai un bacio sulla guancia. Ryan mi conosceva bene ormai, era stato grazie a lui se avevo superato la rottura con Julian; inizialmente non facevo che piangere, non mangiavo quasi mai e stavo calando velocemente di peso. Non avevo voglia di far nulla, mi sentivo svuotata, tradita, completamente distrutta. Lui mi sostenne senza mai lamentarsi, mi spronò a riprendere in mano la mia vita e a dimenticare quel pezzente del mio ex; mi ripeteva sempre che avevo scoperto tutto in tempo e che un uomo così non è un uomo, che lui aveva perso una persona speciale e che non meritava le mie lacrime. Sapevo che aveva ragione, che dovevo cominciare daccapo, tassello dopo tassello e con lui al mio fianco piano piano mi rimisi in sesto. Fu lui che mi presentò Giulia e sin da subito tra noi si creò un forte legame.
Arrivammo in tempi brevissimi al pub, Ryan aprii la porta in vetro con familiarità, come se quel posto oramai fosse casa sua.
"Ehi Marius, ci sei?" Disse a gran voce Ryan versandosi autonomamente da bere.
"Ciao figliolo, quante volte devo dirti che non è un bene bere se poi devi metterti alla guida" disse scuotendo il capo in segno di diniego
"È solo un goccetto e comunque ho intenzione di passare qui il resto della serata. Non voglio che Katie torni da sola a notte fonda" disse alzando le spalle come fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Hai trovato proprio un gentiluomo signorina" disse ridendo Marius.
Sorrisi a entrambi guardando la scena divertita; poco dopo Marius mi presento Stella e Carmine, gli altri due camerieri che avrebbero lavorato con me al pub.
Stella era molto alta, con un corpo snello e sinuoso e dei lunghi capelli biondi che lasciava ondeggiare sciolti sulle spalle, mi squadrò per un momento e poi mi si presentò con un sorriso gentile. Carmine invece sarà stato alto almeno un metro e ottanta, aveva la pelle scura e degli incredibili occhi azzurro cielo, peccato che il suo sguardo fosse glaciale. Mi squadrò dall'alto in basso alzando un sopracciglio.
"Ciao ragazzina" disse "hai almeno diciotto anni?" Mi chiese sprezzante
Lo fissai con aria di sfida "Ne ho 23, e mi chiamo Katie, non ragazzina,
cerca di non dimenticarlo" dissi rivolgendogli un sorriso freddo.
Mi fissò un attimo e scoppio a ridere.
Erano già le 23 e mentre Ryan ci stava provando con una rossa tutte curve, i miei piedi stavano già urlando pietà; il locale era pieno zeppo non facevo altro che correre da un tavolo all'altro, mi diressi velocemente all'ennesimo tavolo della serata e con un sorriso mi rivolsi ai quattro ragazzi seduti
"Ciao ragazzi cosa vi porto?"
Il ragazzo che mi dava le spalle si voltò e per un attimo il mio cuore perse un battito, era il ragazzo più bello che avessi mai visto.
Aveva il volto squadrato, delle belle labbra carnose che si intravedevano dalla barba scura e ben curata e dei profondissimi occhi scuri che mi scrutavano con curiosità.
Mi rivolse un sorriso sghembo quando si accorse che rimasi imbambolata per qualche minuto a fissarlo:
"Beh, se hai finito di fissarmi sono quattro Martini" disse puntano gli occhi nei miei sorridendo maliziosamente.
Sentii il volto andare a fuoco e istintivamente abbassai lo sguardo appuntando nel mio block notes l'ordinazione di quei ragazzi.
"Bene arrivano subito" dissi voltandomi velocemente...troppo velocemente. Il block notes mi volò di mano e in un attimo mi ritrovai con la faccia schiacciata nel pavimento. "Fa che non si siano accorti di nulla" pregai mentalmente cercando di rialzarmi dandomi un minimo di contegno. Sentii qualcuno che mi aiutava a rialzarmi tenendomi per la vita, uno strano calore percorse tutta la mia schiena e il mio volto andò a fuoco quando i miei occhi incontrarono quei profondissimi occhi scuri. Solo allora mi accorsi della stazza del ragazzo, era alto, molto molto alto e i muscoli ben definiti sembravano voler guizzare fuori da quella maglia apparentemente troppo attillata; Sentivo il suo sguardo su tutto il mio corpo e arrosii ancora più violentemente quando mi accorsi che mi guardava sorridendo. Mi staccai velocemente da quell'abbraccio "Ti...ti ringrazio" dissi maledicendomi per aver anche balbettato.
Lui mi fissava divertito "Figurati principessa, la prossima volta che vuoi stare tra le mie braccia puoi venire direttamente non c'è bisogno che ti stendi sul pavimento" disse facendomi l'occhiolino.
La voglia di rispondergli a tono e far tacere quei tre babbei che ridevano al tavolo con lui era incredibile ma non potevo far discussione il primo giorno di lavoro...
"Tutto bene qui?" La voce famigliare di Ryan mi fece rilassare all'istante
"Si, Ryan non preoccuparti è tutto apposto"
Il ragazzo dallo sguardo magnetico e Ryan cominciarono a fissarsi con aria di sfida e per un attimo temetti che la cosa potesse degenerare poi Ryan gli diede le spalle e se ne andò.
"Ecco i vostri drink" dissi porgendoglieli uno per uno, dopodiché mi girai e a grandi passi mi diressi verso gli altri clienti sentendo però quello sguardo magnetico ancora puntato addosso.

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