Capitolo 26

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Era già passata una settimana dal giorno della rottura con Ryan e il mio cuore non voleva saperne di provare meno dolore, forse avevo riposto troppa fiducia stavolta e adesso mi ritrovo senza neanche più lacrime da versare.
Gabriel si era presentato alla mia porta un paio di volte e ho finto sempre di non essere in casa; non ho risposto nemmeno alle telefonate incessanti di Giulia sicuramente le era giunta voce di quello che era successo con Ryan e non avevo voglia di spiegarle e rivivere ogni cosa, quando sarei stata pronta forse lo avrei fatto.
Mi diressi a passi pesanti verso il frigo in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti ma era completamente vuoto, certo non ero praticamente uscita quella settimana, rinchiusa nella mia bolla.
Salii le scale molto lentamente e mi diressi in bagno per fare una bella doccia; l'acqua sembrava portar via tutte le mie insicurezze e la tristezza ricominciai a piangere in silenzio, sotto il getto scrosciante di quell'acqua decisamente troppo fredda...uscì infreddolita e scossa da brividi di freddo e mi sedetti sul letto. Su quel letto avevo fatto l'amore con Ryan, già. Sembravano passati secoli dall'ultimo abbraccio che avevo ricevuto, possibile che si fosse già dimenticato di me?
Mi vestì in fretta indossando un paio di jeans e una canotta e uscii di casa lasciando il cellulare sul comodino; non avevo nessuno da chiamare e non volevo che nessuno mi chiamasse, il cellulare era decisamente troppo sopravvalutato. L'aria era fredda quella sera, forse avrei dovuto indossare una felpa, mi strinsi tra le mie stesse braccia ed entrai velocemente nel piccolo supermarket dietro da casa aperto h24, cominciai a girare tra i vari reparti cercando per lo più cibi in scatola o già pronti, non avevo molto voglia di cucinare in quel periodo. Mi voltai di scatto credendo di essere osservata, ma dietro di me non c'era nessuno.
"Non essere paranoica" dissi cercando di rimettermi a posto da sola ma quel senso di inquietudine non sembrava volermi lasciare, continuai a guardarmi le spalle cercando di essere il più discreta possibile. Proprio stasera non ho portato con me neanche il mio coltello, presa da tutti i pensieri non ho portato nulla con cui difendermi pensai sbuffando; l'amore rendeva deboli e distratti, niente di più vero.
Mi affrettai velocemente verso l'uscita tenendo stretta tra le mani la piccola busta colma di scatolette, camminai a passo svelto cercando di arrivare in fretta a casa; il senso di inquietudine continuò a crescere, l'ansia e la pura erano sempre più forti. Qualcuno mi seguiva ne ero c'era. Mi fermai un attimo guardandomi attorno, ma sembrava non esserci nessuno...all'improvviso una mano mi premette sulla bocca e uno strano odore mi invase le narici. Narcotico.

Mi svegliai tempo dopo in una piccola stanza, odorava di vecchio e muffa, sicuramente qualche abitazione abbandonata o chiusa da molto tempo, intorno a me non c'era nulla se non un letto, un gabinetto e una sedia su cui ero stata abilmente legata a dovere provai a strattonarmi ma le corde mi tenevano troppo stretta.
"Accidenti" sibilai tra i denti. Finivo sempre nei guai.
Chi poteva avermi rapita? Non avevo nemici o almeno non dichiarati.
"Ti sei svegliata finalmente" una voce profonda irruppe i miei pensieri e un ragazzo alto e magro si diresse verso di me. I suoi occhi nocciola incrociarono i miei e cominciarono a soffermarsi sul mio corpo, non poteva succedere di nuovo. Non potevo crederci.
"Ehi bastardo i miei occhi sono più in alto" risposi acidamente. Lui scoppiò a ridere e si piazzò davanti a me "hai una bella lingua lunga ragazzina" il suo sguardo era duro e freddo ma non sembrava cattivo, sperai con tutto il cuore che non volesse farmi del male.
"Cosa vuoi da me Lucas? Cosa ti ho fatto?" Sbottai arrabbiata. Lui mi fissò in silenzio per un attimo, incerto se potersi fidare o meno di me, mi guardai un attimo attorno. Non c'erano finestre, ne aperture di alcun tipo; non c'era modo di scappare se non attraverso quella massiccia porta di legno.
"Non preoccuparti non voglio farti nessun male. Sei solo la mia garanzia" lo fissai incredula per un attimo. Garanzia? Garanzia di che? E perché proprio io poi?
"Spiegati meglio!" Sbraitai "e allentami queste dannate corde cominciano a dolermi i polsi" dissi piccata cercando di darmi un contegno e una sicurezza che in quel momento non avevo.
"Gabriel mi deve un favore ma lui sembrava non volerne sapere di aiutarmi e cosi eccoti qui." Disse lui facendo spallucce come se fosse la cosa più normale del mondo.
Gabriel. Sempre lui! Non faceva altro che causarmi problemi, adesso anche un rapimento.
"Io non centro nulla con lui. Ho chiuso qualsiasi rapporto quindi lasciami andare!" Obiettai con tono duro. Lui mi fissò con sguardo divertito per un attimo, poi si avvicinò prendendo il mio viso tra le mani. Un'ondata di disgusto si impadronì di me e gli sputai dritto in faccia, pentendomi poco dopo del mio gesto. Una sonora sberla si abbatté sulla mia guancia, sentivo il volto bruciare e il sangue ribollire; ero rossa per la rabbia e l'umiliazione. Le lacrime minacciarono di uscire dai miei occhi ma le ricaccia indietro scuotendo violentemente la testa "non mostrarti debole, non mostrarti debole" ripetevo a me stessa.
"Non voglio farti del male. Sei solo la mia garanzia. Quando lui avrà finito sarai libera di andartene. Perciò non farmi arrabbiare" si diresse verso la porta deciso ad andarsene ma lo bloccai per un attimo "aspetta" dissi frettolosamente, lui si voltò e mi inchiodò con lo sguardo.
"Cosa deve fare Gabriel?" Domandai con un filo di voce. Lucas sorrise diabolico.
"Vincere il torneo" disse subito dopo andandosene.
Qualche ora dopo scoprì che ogni anno si teneva un torneo di corse clandestine, ovviamente i soldi in palio erano veramente tantissimi ed era quello a cui Lucas mirava. Il torneo si divideva in tre gironi, l'ultimo dei quali era un vero e proprio scontro all'ultimo sangue. Per garantirti la vittoria dovevi far uscire di strada l'avversario, con il rischio che quest'ultimo facesse qualche incidente e ci restasse secco; ovviamente partecipavano tutti i più grandi corridori di corse clandestine e per quanto bravo Gabriel non avrebbe mai potuto vincere una competizione del genere e Lucas lo sapeva; se Gabriel non avesse vinto io sarei dovuta rimanere con lui.
La mia vita era praticamente finita, non c'era modo che Gabriel vincesse il torneo e per quando affabile e poco violento fosse Lucas nei miei riguardi non volevo restare con lui mi tempo di quanto fosse necessario, la mia vita era un totale disastro; le emozioni mi sormontarono e cominciai a piangere ferita e amareggiata.

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