Capitolo 27

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I giorni passarono lentamente e io mi sentivo sempre più spenta; i capelli erano ormai ingestibili, mi sentivo sporca e svuotata; ma avevo capito come prendere Lucas, se mi ribellavo lui mi picchiava, avevo uno zigomo gonfio e tumefatto e il labbro spaccato segno della mia battaglia vocale, ma non aveva senso farsi picchiare senza motivo, così acconsentivo semplicemente a tutto quello che mi diceva e mi risparmiavo una serie di bastonate. Quando non si innervosiva diventava anche una persona piacevole con cui dialogare.
"È l'ora di prepararsi ragazzina" disse slegandomi finalmente i polsi, erano pieni di segni rossi e mi facevano malissimo. Avrei dovuto disinfettarli accidenti.
"Prepararmi? Dove andiamo?" Chiesi titubante e un po' preoccupata.
"Al torneo" il cuore cominciò a battermi all'impazzata, se tutto fosse andato per il meglio sarei potuta tornare a casa.
"Ti farai una doccia dopodiché ti darò degli abiti da indossare. Non fare storie e muoviti" mi ordinò duro.
Mi condusse nel grande bagno di quella che si rivelò essere una villa gigantesca, quindi la mia stanza non era altro che una specie di sgabuzzino internato, pensai.
La casa era enorme,al piano inferiore c'era una sala da pranzo enorme con divano di pelle bianca e un enorme tappeto nero peloso, un pianoforte occupava l'angolo vicino alla grande vetrata che dava accesso al l'immenso giardino su cui si ergeva una fontana, c'era anche uno studio in cui non mi fu possibile accedere e una moderna cucina in cui lavoravano le domestiche, al piano superiore c'erano decine e decine di stanze. Entrammo nel lussuoso bagno di marmo, al centro c'era un'enorme vasca da bagno e una vetrata coperta da delle finissime tende. Lui chiuse la porta e si sedette su uno sgabello con un ghigno.
"Prego la vasca è già pronta" disse mettendosi comodo osservandomi.
Non aveva davvero intenzione di restare lì a guardarmi vero?
"Ehm dovresti uscire se devo lavarmi" osai dire guardando il pavimento. Lui si alzò e per un attimo temetti di averlo fatto arrabbiare di nuovo "Potresti uscire dalla finestra. O trovare facilmente un'arma improvvisata qui dentro. Spogliati. Adesso" mi ordinò con sguardo duro reggendo il mio sguardo, restai pietrificata non volevo che un estraneo nonché mio rapitore mi vedesse nuda, e se avesse approfittato di me? Stavolta non ci sarebbe stato nessuno a salvarmi, pensai.
"Spogliati se non vuoi che ti strappi personalmente tutti i vestiti" disse malizioso. Un brivido mi percorse tutto il corpo. Mi voltai, dandogli le spalle e presi i lembi della canotta ormai logora.
"Girati, voglio guardarti" il cuore cominciò a battermi velocemente e mi voltai senza mai osare alzare lo sguardo. Mi sentivo umiliata e privata della mia dignità, avevo paura...le mani mi tremavano mentre toglievo la canotta. La gettai a terra mentre il suo sguardo indugiava sul mio corpo, era ansioso di vedermi continuare.
Il mio volto andava a fuoco, mi sentivo spogliata della mia anima e della mia libertà; senza indugiare oltre abbassai i pantaloni e restai pietrificata ad osservarlo.
Si stava divertendo il bastardo. Mi osservava con uno sguardo divertito e malizioso e percorreva tutto il mio corpo senza alcun riguardo.
"Togli le mutandine avanti" disse facendomi avvampare. Feci un respiro profondo e come un automa tolsi via il reggiseno e gli slip. Sentivo il volto andare a fuoco mentre cercavo di coprirmi con le mani.
"Non coprirti fatti guardare un attimo" tremante abbassai le mani lungo i fianchi.
"Guardami" disse in un sussurro alzandomi il volto con le dita. Una lacrima scappò rigandomi la guancia, lui la asciugò e mi sorrise.
"Stai tranquilla. Non mordo." E mi fece cenno di entrare nella vasca.
L'acqua calda sembrò rigenerarmi all'istante e i muscoli intorpiditi si sciolsero, se non fosse per una presenza nel bagno anche il mio animo si sarebbe quietato. Dopo circa mezz'ora mi intimò di uscire e mi porse gentilmente un grande asciugamano per poi condurmi in una grande stanza stanza con un letto a baldacchino.
Mi strinsi al corpo la tovaglia a mo di protezione; io ero nuda e lì c'è un letto cazzo. Altro che torneo...
Ero immobilizzata dalla paura ma lui mi prese dolcemente per mano e mi condusse sul grande letto su cui c'era un completo intimo di pizzo blu e degli abiti decisamente troppo succinti.
"Vestiti" disse semplicemente fissandomi.
Non avrei posto altre domande, sapevo già perché restava con me qualsiasi cosa facessi.
Tolsi la tovaglia dal mio corpo cosparso di qualche gocciolina mentre il viso si colorava di un leggero rossore. Sentivo i suoi occhi indugiare su ogni mia curva mentre un brivido di di paura e disgusto si impossessò di me facendomi immobilizzare. Lui mi rivolse un sorriso divertito e fece cenno con il capo al vestiario sul letto.
Indossai subito il completo di pizzo blu, il reggiseno era di una taglia più piccola e risultava indecente sul mio seno anche troppo scoperto, lui si ammutolì di colpo e si lecco le labbra guardandomi. "Sei davvero molto bella" disse avvicinandosi a me, istintivamente arretrai di un passo e lui si bloccò. Alzò una mano verso di me e chiusi gli occhi in attesa di un altro ceffone, ma una mano si poggiò dolcemente sulla mia guancia accarezzandomi.
"Se sto qui non resisto. Ti aspetto al piano di sotto. Mi sostituirà Karmen." Tirai un sospiro di sollievo quando uscì e il cuore finalmente riprese a battere regolarmente, si era trattenuto e questo mi procurò un'immensa felicità. Che infondo fosse un gentiluomo?
Indossai velocemente la striminzita gonna di pelle che a malapena mi copriva il sedere e il top rosso scuro. Ma che abbigliamento era? Sembravo una prostituita da quattro soldi, pensai specchiandomi.
Karmen entrò poco dopo e dopo avermi dato una rapida occhiata cominciò a truccarmi, mi sentivo come una bambola di pezza senza alcun potere decisionale.
Mi mise delle folte ciglia finte e dell'ombretto scuro per enfatizzare bene i miei grandi occhi marroni e colorò le labbra di un rosso ciliegia, sistemò i capelli in morbidi boccoli che ricadevano dolcemente sulle spalle e dopo aver indossato dei tacchi a spillo neri mi osservai finalmente allo specchio.
"Accidenti che schianto" pensai tra me e me. Il trucco era decisamente troppo pesante e quelle ciglia decisamente troppo folte ma ero davvero molto bella. Cercai di abbassare il più possibile la gonna e scesi le scale sotto lo sguardo bruciante di Lucas.

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