Capitolo 21

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Passai l'intera nottata al locale con la testa tra le nuvole. Non ho smesso per un attimo di pensare a Ryan e quello che era successo, certo vedere la propria fidanzata interessata e aiutare un ragazzo che ha sempre maltratta, riderci e scherzarci insieme per poi vederli stretti in un abbraccio come quello proprio davanti agli occhi , dato da pensare a chiunque.
Avrei dovuto spiegare che ero semplicemente rimasta pietrificata da quel gesto, che sotto non c'era nulla se non la mia voglia di aiutarlo e combattere i miei demoni.
Ma aveva davvero senso rovinare il mio presente per un passato che non ha un futuro e che non si può cancellare? Potrei semplicemente accettare la loro morte e aspettare che la ferita si rimargini da sola e godermi il mio futuro con Ryan, sempre che ci sia ancora un futuro per noi. Ma dalla discussione che avevo sentito a quanto pare Gabriel ha ben altro nella testa oltre la morte dei suoi genitori; come potrei voltarmi dall'altra parte e lontano finta di non vedere nulla? Come guarderei me stesso allo specchio dopo aver lasciato un ragazzo rovinarsi con le sue stesse mani? Ero combattuta.
Volevo lasciar perdere perdere tutto il resto e fregarsene ma dall'altra i miei ideali e la mia coscienza non mi permetterei di perdere.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio e l'ansia non mi permise di restare tranquilla. Provai a chiamarlo diverse volte senza ottenere nessuna risposta; mandai diversi messaggi ma nessuno di questi è venuto visto; mi Chiesi cosa stava facendo. Che fosse con la rossa?
Il solo pensiero mi mise un gran disagio in più e la gelosia si impossessò di me facendomi alzare con la luna storta.
Non si presentaò nemmeno in facoltà e nessuno sembrava averlo visto; le mie chiamate cominciarono ad essere rifiutate e il mio cure sprofondava sempre di più. Provai anche a raggiungerlo in casa ma sembrava fosse deserta. Cominciai davvero a pensare che non volesse più vedermi, ma era il mio Ryan. Non lo avrebbe mai fatto.

Mi diressi verso il mio appartamento triste e sconsolata e trovai Gabriel ad attendermi davanti la porta.
"Che fai qui?" Chiesi sorpresa
"Sembrava avessi bisogno di un amico" disse semplicemente.
La spontaneità con cui lo disse mi riscaldò il cuore, era vero, avevo bisogno di un amico con cui sfogarmi e Giulia era partita per andare a trovare i suoi genitori che abitavano fuori città. Ma potevo davvero fidarmi di lui? Colsi l'occasione al balzo per cercare di estorcergli qualche indizio su Ryan e sul suo passato e lo invitai ad entrare.
Si accomodò in camera da pranzo e dopo aver preparato un caffè poggiai i libri sul tavolo.
"Non sono qui per studiare, sono qui per te" disse lui facendo un semplice gesto della mano.
"Non mi aspettavo di vederti qui" risposi sinceramente.
Si avvicinò di più a me trasmettendomi un senso di inquietudine.
"Ti ho osservato stamattina in facoltà e ti mancava la tua solita arroganza e spensieratezza. cosa è successo?"
Un misto di sentimenti si impadronirono di me, non riuscivo più a pensare bene. Se lui non mi avesse abbracciata in quel modo e baciata vicino alle labbra tutto questo non sarebbe successo! Era colpa sua se Ryan adesso era chissà dove a pensare chissà cosa! Ma era anche colpa mia per non aver saputo gestire la situazione e mi sentivo profondamente triste per questo.
"Non è nulla davvero" risposi rivolgendogli un debole sorriso.
La sua espressione cambiò all'istante, lo sguardo si fece provocatorio e un ghigno divertito gli comparve sul volto.
"Nulla, dici. E dov'è il tuo cane da guardia allora? Ti ha già rimpiazzata?" Mi fissava in attesa di una mia risposta, ma le parole mi morirono in bocca al solo sentir pronunciare quell'insinuazione.
"Ho fatto centro allora. Se l'è presa così tanto per un semplice abbraccio provocatorio" disse scoppiando a ridere. La rabbia si impossessò di me e cominciai a colpirgli il petto con i pugni.
"Lo hai fatto apposta! Sei solo un bastardo!" Lui continuò a ridere di gusto e mi bloccò i polsi "vedrai presto chi è davvero Ryan. Pensi sul serio che lui possa restare legato a te? A quest'ora sarà già tra le gambe di qualche ragazza"
"Lui mi ama!" Urlai con convinzione cercando di liberarmi.
Lui mi rivolse un sorriso sghembo e mi tirò verso di se facendo aderire il suo petto contro il mio. Un brivido mi percorse la schiena e subito provai a liberarmi dalla sua presa.
"È inutile che provi a scappare. Lo vedo come reagisce il tuo corpo quando sei con me" le sue parole mi colpirono in viso come uno schiaffo, era un bel ragazzo certo, inutile negarlo ma tutta quell'arroganza e quella sicurezza mi facevano venire il voltastomaco.
"Puoi provarci quanto vuoi ma non cadrò mai ai tuoi piedi" sibilai tra i denti. "Tu non sarai mai neanche un quarto di quello che è Ryan! A te importa solo di portare a letto qualche ragazza! Non importa chi! "
Vidi uno strano luccichio negli occhi e in un baleno mi ritrovai distesa sul divano, schiacciata dalla sua enorme mole. Se Ryan ci avesse visto così sicuramente non avrebbe più voluto avere niente a che fare con me.
"Lasciami subito!" Dissi con rabbia.
Lui mi sorrise con sguardo predatore e si avvicinò al mio orecchio mordicchiandomi appena il lobo.
"Non giocare con me ragazzina; potresti bruciarti" sussurrò con voce roca al mio orecchio prima di alzarsi.
"Non osare avvicinarti a me mai più, hai capito? Ma chi ti credi di essere?!?" Il mio volto era livido dalla rabbia e sbottai acida tutti i miei sentimenti repressi e le mie paure.
"Ryan mi è stato accanto quando quello stronzo del mio quasi ex marito mi ha tradita! Mi è rimasto accanto quando ha scoperto che i miei genitori sono morti a causa mia e dei miei capricci! Ryan c'era quando ha scoperto che mia nonna mi maltrattava! Lui c'è sempre stato! Non mi ha mai giudicata! Mai. E tu invece? Tu cosa hai fatto?! Giochi con me come se fossi una bambola! Come se potessi controllarmi! Non metterti al suo confronto perché il paragone non regge e non reggerà mai!!" Sentivo la rabbia sbollire e lasciare spazio alla sofferenza e alla tristezza. Calde lacrime cominciarono a solcarmi le guance e per la prima volta mi sentii libera e leggera.
Lui mi sorrise dolcemente "Questa è la Katie che conosco. Stai meglio adesso che ti sei sfogata?"
Non batteva ciglio, nonostante gli avessi urlato contro, lui sembrava soddisfatto.
"Tu-tu lo hai fatto apposta" sussurrai a me stessa sedendomi sul divano confusa.
"Dio quando sei stronzo" sbottai cominciando a ridere. Non ho più il controllo dei miei sentimenti, ho divorziato e tenuto
prendendo il sopravvento. Ma mi sentivo libera come mai in vita mia.

Tu sei solo mia (in revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora