Passai ore a farmi coccolare e a far tranquillizzare Ryan.
Al termine delle lezioni mi disse che sarebbe stato meglio se avessi parlato con lui da solo e che mi avrebbe aspettato a casa. Sapevo quanto gli era costato questo gesto ma ero orgogliosa e felice della fiducia e dello spazio che mi stava lasciando.
Uscii dalla porta principale in cerca di Gabriel e lo intravidi con un gruppo di amici poggiato al muretto, mi diressi a grandi passi verso di lui nonostante l'ansia mi stesse mangiando viva. Appena fui abbastanza vicina il cuore cominciò a battermi nel petto, lui sembrava ignorarmi e così mi avvicinai a piccoli passi cercando di fargli capire che stavo sotterrando l'ascia di guerra.
"Gabriel vorrei parlarti un attimo se permetti" dissi in un soffio. Lui alzò leggermente lo sguardo verso di me e si accese una sigaretta con calma facendomi logorare.
"Non c'è la tua guardia del corpo oggi?" Chiese con una punta di scherno nella voce
"No, ho bisogno di parlati da sola" dissi fronteggiandolo con un po' più di sicurezza.
"Io invece non ho niente da dirti" rispose lui in tutta tranquillità.
"Solo dieci minuti. Se poi quello che sto per dirti non ti interesserà chiuderemo qui qualsiasi tipo di rapporto" lui sembrò rifletterci per qualche minuto, poi annuii e ci avviammo a grandi passi verso casa.
I primi minuti passarono nel più totale silenzio, un silenzio carico di imbarazzo. Poi mi presi di coraggio e provai a parlargli a cuore aperto, sperando che questo facesse brezza nel suo cuore.
"So tutto Gabriel. Il professore mi ha raccontato ogni cosa sul tuo passato" dissi continuando a fissare l'asfalto.
"Non voglio la tua compassione" disse sprezzante bloccandosi in mezzo al marciapiede.
"Non sono qui per litigare Gabriel; voglio solo che tu sappia che ti capisco e che se hai bisogno di un'amica con cui sfogarti io ci sono" risposi semplicemente guardandolo in volto.
"Non volevo avere più niente a che fare con me! Pensi che io sia stupido?! Sono stanco di vedere la pietà sul volto della gente quando viene a sapere del mio passato. Non ho bisogno della compassione di nessuno! Tantomeno della tua!" Sbottò con rabbia.
"Non ti sto compatendo! Sto solo provando ad aiutarti!" Risposi piccata
"Ma cosa te ne importa?! Cosa vuoi da me si può sapere?! Non mi odiavi?! Cosa è cambiato? Adesso che sai che i miei genitori sono morti improvvisamente mi vedi come una causa persa? Come un'anima da salvare? Vuoi giocare a fare la crocerossina?! Indovina un po' bellezza io non ho bisogno dell'aiuto di nessuno! Non ho un'anima da salvare! Non c'è più niente da salvare in me ormai!" Le sue parole mi fecero trasalire e istintivamente poggiai una mano sul suo braccio. Lui si ritrasse guardandomi ma non vedendomi davvero, era scosso e tremante di rabbia.
"Ti descrivi peggio di quel che sei in realtà" dissi con calma "se fossi stato malvagio, se la tua anima fosse davvero oscura come dici quella notte avresti approfittato di me come stavano facendo quegli uomini!! Invece pur non conoscendomi ti sei battuto per me!! Ti sei preoccupato per me!! Ti sei preso cura di me!! Come può un'anima oscura fare tutto questo eh?!? Ero spaventata e incapace di muovermi!! E i tuoi occhi non hanno indugiato nemmeno per un secondo sul mio corpo nudo!! Neanche per un istante!!" Gridai mentre delle lacrime mi pizzicarono gli occhi.
"Tu non sai niente di me!! Non sai cosa ho fatto nella mia vita! Non sai cosa ho passato! Non sai niente e pretendi invece di sapere tutto! Sei soltanto una ragazzina annoiata che gioca a fare l'eroina!! Sveglia principessa il mondo non funziona così!! Si ti ho aiutato ma al tempo stesso desidero ardentemente portarti a letto e farti dimenticare anche come ti chiami pur sapendoti fidanzata e felice con un altro! E pensi che questo mi faccia onore?! Voglio solo sbatterti dolcezza svegliati! Non sono il principe azzurro che è venuto a salvarti! Non me ne importa niente di te!" Le sue parole mi squartarono, mi sentivo stupida e impotente. Ma la rabbia prese il sopravvento sulla tristezza e la delusione; istintivamente alzai il braccio e gli tirai un sonoro ceffone sulla guancia.
"Non osare parlarmi così" dissi con la voce tremante dalla rabbia "pensavo che ci saremmo potuti aiutare a vicenda, pensavo che ci saremmo sostenuti e avremmo lottato con i demoni del passato. Ma evidentemente mi sbagliavo. Sei solo un ragazzino in cerca di attenzioni che si atteggia ad essere un uomo ma in realtà tu non sai neanche cosa significa esserlo" sputai velenosa mentre il mio corpo fremeva scosso dalla frustrazione. Mi voltai decisa ad andarmene. Al diavolo quel pallone gonfiato. Ma lui mi bloccò per un polso costringendomi a girarmi nuovamente verso di lui.
"Cosa vuoi dire? Quali demoni? Quale passato?" Il tono della sua voce era cambiato; era scosso ed il volto era segnato dalla fatica e dalla confusione.
"I miei genitori sono morti! E sono morti per colpa mia!" Gli urlai in faccia prima di scappare via tra le lacrime.
Non so per quanto tempo e quanta distanza feci correndo; sentivo i polmoni bruciare, gli occhi gonfi e il cuore esplodere per la fatica e la tristezza. Volevo solo rannicchiarmi tra le sue braccia, volevo solo trovarlo, dovevo trovare Ryan. Aprii la porta di casa e senza neanche richiuderla mi gettai sul suo petto piangendo a dirotto.
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Tu sei solo mia (in revisione)
ChickLitKatie è una ragazza con un passato carico di sofferenza alle spalle e dopo essersi trasferita per dare una svolta alla sua vita, incontra Ryan, ragazzo vivace e solare che porta nella sua vita solo felicità. Lei si innamora perdutamente di Ryan, m...