Capitolo 25

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La mattina dopo mi alzai con gli occhi gonfi e rossi. Gabriel e Ryan, non ero pronta per affrontare tutto questo. Dovevo far capire a Ryan cosa era successo, avevo bisogno di parlargli e spiegargli che tra me e quel pallone gonfiato non c'era nulla.
Già semplice a dirsi ... in due giorni la mia vita era stata totalmente scombussolata, da dove avrei dovuto iniziare? Dal racconto di Gabriel? Dalle corse? Da Lucas che mi aveva puntato per non così quale motivo o dal bacio di Gabriel? Era tutto un gran casino e io mi sentivo esausta e svuotata. Mi vestii velocemente e mi diressi all'università ansiosa, avrei parlato con Ryan, a qualunque costo.
Arrivati ​​al cancello dell'Università cominciai a guardarmi intorno cercandolo con lo sguardo, il cuore mi martellava nel petto e l'ansia prese il sopravvento, volevo solo rinchiudermi in casa e aspettare che tutto questo casinò si risolvesse da solo, ma purtroppo il mondo non funziona così. Si deve lottare.
Strinsi il bigliettino tra le mani e gli depositari di un leggero bacio sopra una porta di porta, mi diressi verso l'ingresso quando sentii una risata sguaiata familiare, troppo familiare ... segui il suono di quelle risa e quando voltai l'angolo del muretto il sangue mi si gelò nelle vene, il bigliettino mi cadde dalle mani e le parole mi morirono in bocca. Mi sentivo come risucchiata dal turbinio di emozioni che mi sento dilaniando il cuore e l'anima ...
Jane era girata di spalle e indossava un abito rosso aderente che le fasciava i fianchi e metteva in risalto il glutei sodi, una mano afferrava saldamente quelle natiche mentre l'altra le teneva ferma la nuca. Si girarono leggermente senza essersi accorti minimamente di me; e fu allora che lo vidi.
Ryan. Ryan stava baciando appassionatamente Jane.

Corsi via cercando di reprimere le lacrime, volevo soltanto andare a casa e non pensare più a nulla, non volevo più pensare a Ryan, ai nostri momenti di intimità, ai suoi baci, alla sua risata, alle nostre schermaglie ... ormai non esisteva più un nostro. non esisteva più un noi. Lui non mi apparteneva più ormai, aveva scelto un'altra e questo mi dilaniava. Non avevo avuto modo di spiegarmi in alcun modo, non hai un confronto e lui cosa fa? La prima ragazza da cui va è proprio quella stronza? Mi sentivo tradita, come se in fondo avessi sempre saputo che lei rappresentava una minaccia, come se l'avesse tenuta in panchina per momenti come questi. E mi faceva incazzare! Mi sento sentire stupida e ferita.
Neanche per Julian mi sentii così, ero spezzata completamente e piena di rimorsi. Avrei voluto dirgli così tante cose, fare con lui tante esperienze e invece il nostro amore era stato spazzato via. Non avrei mai potuto perdonare Gabriel per questo. Mai.

Mandai un messaggio al mio capo comunicandogli che mi sarei presa qualche giorno di riposo, sembrava quasi che sapessi che avevo bisogno di un po 'di tranquillità perché non obbiettò in alcun modo.
"Certo Katie non preoccuparti prenditi tutto il tempo che ti serve cara" disse con voce rassicurante e paterna "ma ricorda una cosa, non è scappando che si risolvono i problemi e non è tutto oro quel che luccica piccola" mi ricordava tanto papà, quando ho fatto teneramente sulle sue gambe e ho spiegato dove avevo sbagliato e che errori avevo fatto. Avrei davvero avuto bisogno di un abbraccio, di un consiglio o semplicemente di qualcuno che in silenzio mi fosse stato vicino. Invece mi ritrovavo da sola a combattere ancora una volta con il dolore, ormai era una costante nella mia vita quasi come fosse imprescindibile. Forse dovevo smetterla di cercare di essere felice e accontentarmi di ciò che la vita mi avrebbe dato un giorno dopo il giorno, senza alcuna aspettativa ne pretesa.
Dovevo sbrigarmi anche a trovare un altro lavoro, non volevo andare al locale rischiando di incontrare Ryan o Gabriel. Non sarei mai riuscito a gestire un doppio incontro oa vedere Ryan abbracciato ad un'altra; era troppo doloroso non avrei potuto sopportare una scena del genere.
E pensare che avevo deciso di trasferirmi per ricominciare a vivere e invece questa città mi sta distruggendo piano piano sempre di più. Forse sarebbe stato saggio tornare al mio paese e dimenticare tutto o trasferirsi ancora un'altra volta in un'altra città e ricominciare. Di nuovo
Mi guardai allo specchio e Risi isterica vedendo il mio riflesso.
"Ma cosa stai facendo Katie?" Dissi fra me e me. "Sei scappata già una volta; non puoi farlo per sempre." Avrei affrontato tutto e non sarei uscito in qualche modo, come l'araba fenice sarei risorta dalle mie ceneri ancora e ancora; nessuno sarebbe riuscito a spezzarmi, nessuno sarebbe riuscito a rovinare e distruggere il piccolo spazio di quiete che sono riusciti a crearmi con tanta fatica. Un briciolo di speranza è annidò in me ma il dolore era troppo forte e in un attimo la speranza fu spazzata via. Sarei risorta si, ma per il momento avrei lasciato sfogare la tristezza.
Per il momento avrei solo pensato a rialzarmi, ancora una volta. Sempre da sola.

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