run away

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era ora di cena, e come ogni giorno erano tutti a tavola, pronti a mangiare. jimin si era costretto ad uscire dal letto, sapendo che altrimenti i suoi genitori si sarebbero lamentati poichè la sua salute non era mica importante.

in quel momento, però, non aveva nemmeno la forza nè la voglia di fingere di mangiare. era così mentalmente e fisicamente esausto che gli era difficile muovere il corpo e persino pensare.

avevano iniziato a mangiare tutti, immersi in conversazioni inutili, tranne yoongi che aveva gli occhi puntati sulla figura del minore, preoccupato.

si morse il labbro inferiore, non sapendo che dire o come incoraggiarlo a mangiare; aveva paura di infastidirlo o mettergli ansia, non voleva peggiorare le sue condizioni.

-jimin, nemmeno oggi hai fame?- d'un tratto la madre di jimin parlò, facendo calare il silenzio nella stanza. l'attenzione era tutta sul biondo ora.

quest'ultimo cominciò a sudare freddo. -n-no...- rispose quasi in un sussurro.

all'improvviso suo padre battè un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare tutti a causa dell'atto inaspettato. -com'è possibile che tu non abbia mai fame?! è per questo che poi ti ammali e salti lezioni a scuola, pensi di essere talmente bravo da poterlo fare?! io e tua madre non lavoriamo per fare da schiavi ad un ingrato come te! se non hai intenzione di migliorare di consiglio di uscire da questa casa, di un nullafacente come te non me ne faccio nulla!- parlò con tono e sguardo truci.

gli occhi di jimin si inumidirono nel sentire quelle parole. come poteva essere così insensibile e cieco? come poteva importargli solo della sua media scolastica quando lo vedeva spegnersi ogni giorno di più? non aveva scelto di essere così. ma forse aveva ragione, forse era un ingrato e un nullafacente. non serviva a nulla rimanere lì, che importanza aveva ormai? non aveva più nulla. perchè continuare a soffrire?

si alzò in piedi poggiando le mani sul tavolo. -vaffanculo,- strinse i denti parlando con voce tremante. -preferisco morire che vivere ancora sotto il tuo stesso tetto.

-jimin!- lo rimproverò sua madre, mentre la signora min se ne stava in silenzio, rattristita e scioccata dalla scena.

avendone più che abbastanza, corse via, uscendo definitivamente da quella casa. -jimin!- lo richiamò yoongi, alzandosi e correndo fuori.

si guardò intorno. -jimin!

è appena uscito, dove diamine è finito?

cominciò a girare alla ceca, continuando a chiamare il suo nome, non ricevendo risposta mentre il cielo si faceva sempre più grigio. non lo avrebbe lasciato fuori, da solo. non sarebbe tornato a casa finchè non lo avrebbe trovato.

continuò a camminare, guardando in ogni angolo di ogni quartiere, finchè non arrivò al boschetto che si trovava al di fuori del paesino.

probabilmente lo avrebbe trovato lì, era l'unico posto in cui si sarebbe potuto nascondere.

ad un tratto dei tuoni rimbombarono in cielo, e piccole gocce di pioggia cominciarono a cadere.

-dannazione, ora inoltre che solo sarà anche spaventato e infreddolito...- borbottò tra sé e sé, cominciando a incamminarsi all'interno del boschetto.

-jimin!- la pioggia si fece più pesante, mentre si faceva strada spostando rami di alberi. -jimin rispondi!

le mani si riempirono di piccoli graffi, poichè la pioggia gli offuscava la vista impedendogli di vedere dove metteva piedi e mani.

ad un certo punto arrivò in una zona priva di alberi, in cui invece si trovava un piccolo laghetto. si strofinò gli occhi guardandosi intorno attentamente. -jimin!

finalmente lo vide, rannicchiato sul bordo del laghetto, tremante. perse un battito, cominciando a correre verso di lui, inginocchiandosi accanto alla sua figura una volta raggiunto. -jimin, porca troia.- il nominato spostò le braccia dal viso, alzando lo sguardo verso il maggiore.

i suoi occhi erano pieni di lacrime, il volto sporco di sangue. yoongi spalancò gli occhi, -che è successo?!- domandò, afferrandogli delicatamente il viso con le mani.

-s-sono...sono caduto...- jimin rispose a malapena, non riuscendo a tenere gli occhi aperti a causa della stanchezza e della botta che aveva preso alla testa cadendo.

-resisti ancora un pò, okay?- lo abbracciò. -ti porto in ospedale e--

-no! per favore, non portarmi in ospedale.

-jimin sei ferito, non-- il nominato si staccò dall'abbraccio per guardare yoongi dritto negli occhi.

-ovunque ma non in ospedale. per favore.- la pioggia gli bagnava il viso, mentre il suo sguardo lo stava praticamente supplicando. così si ritrovò ad annuire. -okay.

lo prese per mano. -so che non vuoi tornare a casa, e comunque è lontana, perciò cercheremo un hotel, d'accordo?- jimin annuì.





beh👀

fragile ;; yoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora