era un'ora ormai che giravano all'interno di quell'enorme struttura e jimin non ne poteva più. sentiva che se non fosse uscito da lì il prima possibile sarebbe impazzito. il direttore dell'azienda non la smetteva di parlare e i suoi compagni di classe non la smettevano di fare domande, e per lo più dove subirsi i sussurri e i gridolini delle ragazze attorno a lui che sbavavano per quell'uomo.
non mangiava da tre giorni e sentiva di stare per svenire. le gambe gli facevano male ad ogni passo che faceva, quasi non riuscendo a reggerlo, e stava pure morendo di freddo.
incrociò le braccia stringendosi nel maglione di lana fin troppo largo che indossava, per poi scuotere il capo.
non doveva pensare a quelle cose, stava sopportando tutto ciò per un bene superiore, fare sacrifici era necessario per avere successo in qualcosa.
devo resistere ancora un po' e poi andrà tutto bene, avrò raggiunto il mio scopo e sarò finalmente felice.
se lo ripeteva ogni giorno, senza rendersi conto che quel poco che doveva resistere erano diventate settimane e poi mesi. cercava di non guardare in faccia la realtà, di non vedere che in realtà il suo scopo era diventato un problema, un buco nero in cui stava lentamente cadendo, si stava praticamente uccidendo.
lo svenire in continuazione, l'offuscarsi della vista ogni volta che si metteva in piedi, l'ansia che sentiva ogni volta che il cibo gli veniva offerto e il rimorso che lo attanagliava quando si lasciava andare e mangiava, seguito dalle punizioni che si dava per esserselo concesso.
lui ignorava tutti quei segnali, considerandola una normalissima dieta.
scattò lo sguardo su, dapprima puntato verso il pavimento, non appena il direttore richiamò l'attenzione di tutti.
-grazie per essere venuti qui oggi. siete stati degli ospiti meravigliosi ed educati e per ringraziarvi vorrei invitarvi tutti ad andare al luna park vicino all'azienda, sempre se il vostro professore ve lo concederà.- disse, per poi guardare il prof.
gli studenti cominciarono a implorarlo, insistendo talmente tanto che ad un certo punto l'uomo cedette e diede loro il permesso. cominciarono tutti a correre verso gli ascensori, entrando in essi mentre jimin decise di prendere le scale, dicendo al prof che non c'era posto negli ascensori e che per lui non era un problema.
almeno così avrebbe fatto un po' di esercizio, dato che erano dieci piani.
scese i gradini il più in fretta possibile, dato che la classe non sarebbe potuta uscire se lui non fosse stato lì; almeno così pensava. ma una volta giunto all'ingresso dell'edificio, non vide nessuno.
e ti pareva.
beh certo, non poteva mica pretendere che lo aspettassero, non aveva amici e ai professori era quasi invisibile. ormai ci aveva fatto l'abitudine, non faceva nemmeno più male pensarci.
corse fuori dall'edificio per raggiungere la classe, altrimenti si sarebbe perso e, una volta notata la sua scomparsa, avrebbero chiamato i suoi genitori e lui si sarebbe dovuto subire una lunga e seccante ramanzina.
li vide in lontananza e li raggiunse. notò che c'erano anche altre classi oltre la sua, non ci aveva fatto caso prima.
una volta raggiunto il posto, tutti si sparpagliarono, dopo che il prof diede loro un orario e un punto d'incontro in cui fare l'appello, andando a provare giostre o a mangiare. lui invece rimase fermo per qualche minuto, non sapendo che fare.
magari posso nascondermi da qualche parte e starmene in pace fino al momento dell'appello, pensò. e così fece.
si nascose all'interno dei bagni pubblici maschili, chiudendo la porta e sedendosi sul coperchio del water per poi prendere il telefono e iniziare a giocarci. non era il posto migliore del mondo e un po' puzzava, ma che alternative aveva?
sarebbe dovuto rimanerci un'ora, poteva resistere.
il tempo passava lentamente e dopo mezz'ora, jimin, era già a corto di giochi nel telefono. sbuffò, rimettendolo in tasca e poggiando il mento sulle braccia, a loro volta poggiate sulle ginocchia.
fissò la porta per istanti infiniti, perdendosi nel vuoto, quasi dimenticandosi dove si trovasse quando d'un tratto la porta venne spalancata. il biondo sobbalzò, perdendo un battito a causa della mossa improvvisa, e quando vide chi l'aveva aperta, ne perse un altro.
era uno degli amici di yoongi che lo bullizzava sempre.
-guarda chi c'è! è da un po' che sei entrato e non ti ho visto uscire più, mi domandavo che facessi.- disse il ragazzo, con un ghigno sul viso.
-che ti importa, lasciami stare.- rispose jimin, fece per andarsene ma venne afferrato da un braccio.
-no, tu ora vieni con me.
si dimenò, ma una volta fuori dovette smettere altrimenti avrebbe dato nell'occhio e davvero non voleva.
alle volte tentava di tirare il braccio indietro, senza che si notasse troppo, ma non aveva abbastanza forza. notò che il sole stava calando, c'era il tramonto sopra di lui. sarebbe stato bello goderselo per qualche istante se solo quella razza di scimmia non lo stesse trascinando chissà dove.
una volta giunti a destinazione vide yoongi e tutto il suo gruppo d'amici. venne liberato con uno strattone che quasi lo fece cadere.
-guardate un po' chi ho trovato.- disse il ragazzo.
il biondo si portò una mano sul braccio, massaggiando lentamente il punto in cui era stato afferrato, per poi lanciare un'occhiata a yoongi.
quest'ultimo ricambiò lo sguardo, guardandolo freddamente. al che il biondo spostò gli occhi di lato, non volendo fare contatto visivo.
come poteva yoongi guardarlo in modo così impassibile dopo tutto ciò che gli aveva fatto? che razza di persona era?
-e allora?- disse il moro, lasciando jimin -e anche i suoi amici- un po' sorpreso. probabilmente non era dell'umore per prenderlo in giro.
-pensavo sarebbe stato divertente portarlo qui, dato che si era nascosto in bagno.- disse l'amico, facendo spallucce.
il biondo lo guardò male. -ma che ti frega che faccio, non sono affari tuoi.- rispose stizzito. non sapeva davvero dove aveva trovato il coraggio di rispondere, non l'aveva mai fatto.
yoongi lo guardò sorpreso, inarcando un sopracciglio.
-come osi rispondermi in quel modo, moccioso che non sei altro.- sbottò il ragazzo che lo aveva trascinato lì, afferrandolo da un braccio e alzando un pugno, pronto a colpirlo.
-fermo.- ordinò, il moro.
il ragazzo si fermò, lasciandolo andare mentre jimin si voltò verso il yoongi. si guardarono per qualche istante, poi quest'ultimo parlò di nuovo.
-la vedi la casa stregata dietro di me? resterà qui a seul solo per qualche giorno. entra e fatti un giro.
-perchè dovrei?
-perchè lo dico io.- ci fu qualche attimo di silenzio. -fallo e per stasera non ti daremo più fastidio.
il biondo sbuffò. -d'accordo.
più lungo del solito, ma sempre noioso. srry but im depressed
jk
ho dimenticato di mettere il trigger warning all'inizio della storia, perciò se siete sensibili e non riuscite a sopportare pensieri suicidi e disordini alimentari pls leave this story for ur own safety , addio. <3
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fragile ;; yoonmin
Fanfictiondove yoongi ha una lingua tagliente e jimin è sensibile. -- -smettila di parlare in questo modo. -che modo? -come se stessi per andartene. -angst. ©0424kg