Capitolo 16

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Il viaggio in macchina durò davvero pochissimo e nel più benché minimo silenzio. Nessuna parola, nessuno sguardo. Solo tanto silenzio e tensione. Quest'ultima era talmente densa e pesante che si poteva tagliare col coltello. Avevo l'ansia che mi stava divorando completamente e non riuscivo a capire se Niccolò fosse anche arrabbiato con me. Probabilmente lo era ma io cercavo, comunque, e in ogni caso, di pensarla in modo positivo. D'altronde in quel bagno non ci stavo facendo nulla di male. Ad ogni modo, temevo una sua sorta di sceneggiata dovuta alla gelosia, e avevo già paura. Temevo troppo di perdere Niccolò, essa era una paura che continuava a perseguitarmi già da tanto tempo. Entrambi entrammo in casa sua ed io raggiunsi la cucina. Avevo bisogno di bere un bicchiere d'acqua dato che la gola era secca. La bevanda fredda scese lungo la mia faringe e chiusi gli occhi. In quel momento Niccolò mi raggiunse e mi riportó con la mente a quel terribile accaduto.

-"Vuoi dirmi cosa ci facevi lì con lui?"- lo sentii chiedere con un tono di voce calmo e pacato. Poggiai il bicchiere su un mobile davanti a me e mi voltai per guardare Niccolò. Teneva le braccia a conserte e mi fissava con un'espressione serissima in volto. Era davvero arrabbiato.

-"Mi ha aiutato dopo avermi vista nei corridoi"- risposi spostando i miei capelli indietro.

-"Perché proprio lui? Non potevi farti aiutare da Vanessa?"- domandò infastidendomi leggermente.

-"Non volevo disturbarla ed inoltre non ho chiesto io il suo aiuto. Semplicemente di sua spontanea volontà ha deciso di aiutarmi"- spiegai. Lui chiuse gli occhi e respiró profondamente. Fece scivolare le sue braccia, facendole cadere verso il basso, e si avvicinò a me.

-"Quel tipo non mi piace"- disse portando un dito davanti il suo volto. Distava di pochi centimetri da me per guardarmi meglio negli occhi. Nei suoi leggevo solo tanta rabbia e delusione. Schiusi le labbra per lo stupore e scossi la testa con disapprovazione.

-"Non deve piacerti per forza"- sputai acida.

-"Ah no? Il tuo ex bastardo ti ronza attorno e a me dovrebbe non interessarmi?"- chiese adirato. Strinsi gli occhi fino a farle diventare due piccole fessure.

-"Certo che deve interessarti ma dovresti smetterla di litigare con me a causa di questa tua stupida gelosia!"- esclamai gesticolando nervosa.

-"Ti rendi conto di quello che dici? Seriamente difendi una persona del genere?"- domandò alzando il tono della voce. Si stava pian piano innervosendo, ma io non ero da meno.

-"Non è un modo per difenderlo. Semplicemente ti dico che lui mi sembra cambiato. Fino a tantissimo tempo fa non mi sarei nemmeno sognata che venisse in mio soccorso"- raccontai spazientita. Tutta quella sorta di situazione mi stava letteralmente stufando.

-"È assurdo come tu ora lo tratta come un dio dopo tutto ciò che ti ha fatto. Sono indignato"- disse facendo un sorriso amaro. Mi diede le spalle e si allontanò da me per guardare fuori dalla finestra.

-"Perché non ti fidi di me?"- chiesi in un filo di voce ed abbassando la testa. Litigare a causa di quella gelosia mi faceva sentir male. Era come un modo per dirmi che non possedevo nemmeno un briciolo della sua fiducia. Lui estrasse dalla tasca un pacchetto di sigarette e sbuffó. Esso lo lanció da qualche parte, dopo aver preso una sigaretta, e cominciò a fumare muovendo la gamba nervoso. Infiló una mano tra i capelli spettinandoli e tiró fuori dalla bocca il fumo bianco.

-"Non è vero che non mi fido di te"- inizió a dire facendomi quasi ridere.

-"Certo certo"- fargugliai alzando gli occhi al cielo. Quella conversazione stava sfociando in qualcosa di davvero peggiore. Quella discussione non aveva assolutamente niente a che vedere con tutte le altre. Era una di quelle che fecero traboccare il vaso.

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