Capitolo 17

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In quel primo pomeriggio decisi di uscire di casa e di andare a trovare la mia amica, non che ex collega di lavoro, Rosaria. Era dal giorno di natale che non la vedevo ed avevo voglia di farle visita. Così, mi coprii il più possibile per proteggermi dal freddo, e mi diressi verso il suo bar. Camminai contro vento e nascosi metà volto dentro il colletto del mio  maglioncino. Sbuffai mentre entravo dentro il bar in cui lavorava Rosaria. Ma improvvisamente il cuore si fermó di colpo e restai col fiato sospeso. In lontananza c'era un ragazzo con un paio di occhiali da sole che se ne stava tranquillamente al cellulare. Accanto il suo braccio teneva un caffè, quasi del tutto terminato, e sembró non accorgersi della mia presenza. Io, intanto, rimanevo ferma come un baccalà con il cuore che batteva all'impazzata. Di punto in bianco, però, sentii una voce parlarmi.

-"Hey? Aurora? Sei viva?"- mi chiese la bionda avvicinandosi un po' a me e riportandomi alla realtà. Forse, anche per troppo tempo, ero rimasta a fissare quel ragazzo dagli occhi color cioccolato. Immediatamente mi spostai da lì e raggiunsi il bancone, seguita da Rosaria.

-"Che ci fa qui, Niccolò?"- domandai alzando un sopracciglio e con un po' di preoccupazione nel tono di voce. Lui, nel frattempo, non si era ancora accorto della mia presenza e ciò mi permise qualche volta di voltarmi verso di lui.

-"Prende un caffè, no? Se non lo sai è un bar"- rispose ovvia. Mi schiaffeggiai la fronte non appena realizzai che lei non sapesse nulla.

-"Rosaria lui non viene mai qui"- constatai poggiando la fronte sulle mani.

-"Lo so, oggi però come vedi è qui. Non riesco a capire quale sia il problema"- disse confusa. Sospirai e passai le mani sul volto come se volessi scomparire. Non era una delle situazioni migliori: io che avevo ancora da raccontare gli eventi passati a Rosaria mentre a pochi metri da me distava l'amore della mia vita. Un senso, improvviso, di tristezza mi assalii ed io mi sentii nuovamente debole. Debole mentalmente però. Era davvero orribile provare sensazioni simili. Come se non fossi capace di affrontare certe e determinate situazioni.

-"Rosà tu non sai nulla"-

-"Cosa dovrei sapere?"- chiese curiosa ed anche preoccupata.

-"Abbiamo litigato e non ci parliamo per giorni. È colpa del mio ex Giacomo. Semplicemente pensa che lui possa provarci con me"- spiegai velocemente mentre davo un'altra occhiata dietro le mie spalle. In quel momento il moro stava bevendo l'ultimo sorso di caffè e passava il tempo a scorrere la home di Instagram. Rosaria quasi non strabuzzó gli occhi e mi guardó sorpresa.

-"Cosa? Per quale motivo te ne stai qui a parlare con me invece di risolvere con lui?"- domandò come se volesse rimproverarmi. La bionda, essendo più grande di me, aveva sempre avuto quell'occasione in più per potermi fare da mammina. Si preoccupava per ciò che facevo e soprattutto si preoccupava della mia situazione sentimentale. Teneva tantissimo alla mia relazione con Niccolò e guai a chi ci toccava. Per tutta quella serie di ragioni le volevo un bene infinito.

-"Perché l'ultima volta mi ha fatto veramente incazzare!"- esclamai rimembrando il ricordo di quel pomeriggio in cui fu scoppiato il litigio. Sarei mai riuscita a sbollire tutta quella rabbia? Probabilmente anche un solo suo sguardo ci sarebbe riuscito, ma preferivo non pensarci.

-"Cosa ha combinato? Sentiamo"- disse mettendo le braccia a conserte. Aveva un'espressione sul volto in cui esprimeva tutta la sua confusione e, nello stesso tempo, convinzione. La stessa convinzione che usava ogni volta per dar ragione a Niccolò. Lei era una di quelle persone che, aldilà delle amicizie, non guardava in faccia nessuno quando si parlava di giustizia. Era un po' come Vanessa, ma molto più severa.

-"Non si fida di me"- sussurrai abbassando il capo. Odiavo metter fuori di nuovo quel discorso, ma nonostante non fosse nelle mie intenzioni, lo stavo facendo per via delle circostanze.

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