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Natasha si girò lentamente, come in trance. La conosceva bene quella voce. Andrey Nikolaev, l'uomo che l'aveva addestrata a diventare un'assassina spietata.
Alto, magro, smunto, calvo e con occhi azzurri inquietanti, Andrey la fissava dalla porta.

Natasha sentiva gli occhi bruciare e cercava di non guardare il cadavere di Feodora.

-Perché l'hai uccisa? - domandò con voce tremante.

-Perché era debole. Tu non avresti mai accettato un aiuto. Tu eri forte.

-Hai uno strano concetto di forza, Andrey - ribatté Natasha, ricacciando indietro le lacrime.

-Hai uno strano concetto di fedeltà Natalia - sibilò Andrey - io sono il tuo padrone. Io sono il tuo capo. Non quel Fury. A proposito, credo che sentirà la tua mancanza.

Natasha non fece in tempo a ribattere. Andrey ruotò su sé stesso e Natasha percepí nettamente lo scarpone chiodato dell'uomo sulla sua guancia.

Poi tutto si fece nero.

__

Natasha si svegliò sfarfallando le palpebre.
Vedeva tutto sfocato, e faceva fatica a tenere gli occhi aperti.

Era legata. Aveva degli anelli di ferri agganciati ai polsi e alle caviglie. Da ogni anello delle manette partiva una lunga catena di ferro che si attaccava al muro di cemento dietro di lei.

Era accovacciata a terra. Dato che le catene erano abbastanza lunge da permetterle di muoversi, riuscì a mettersi seduta con la schiena appoggiata al muro.

La stanza in cui si trovava era larga al massimo quindici metri quadri, illuminata fiocamente da qualche lampada a muro.

-Finalmente sei sveglia, Natalia - disse la voce di Andrey.

Natasha lo cercò con lo sguardo. Era seduto di fronte a lei, su una sorta di sedia in ferro.
La osservava con quei suoi occhi chiarissimi e spaventosi.

-Dov'è Clint? - chiese Natasha con la voce impastata.

-Non preoccuparti, il tuo amichetto Barton ha ucciso una considerevole parte dei miei uomini ed è fuggito col suo compare, Fury.

-Grazie al cielo - sospirò Natasha - cosa vuoi da me, Andrey?

-Che tu torni quella di prima. Con noi. Ci serve una come te dalla nostra parte, Natalia.

-Cosa? Tu pensi che... No! Io non tornerò dalla vostra parte! - gridò Natasha.

-Una volta eri molto più simpatica, Natalia. Devo ricorrere ai metodi brutali per farti tornare quella di un tempo?

-Dovrai ricorrere alle tue peggiori torture. Dovrai farmi sputare sangue a ogni respiro, dovrai rendere il mio corpo un ammasso di carne a brandelli, dovrai distruggermi.

-Non preoccuparti, Natalia, ci sono altri modi. Ci servi intera. Altrimenti tanto varrebbe sparati e basta. Credi che io ci provi gusto a farti soffrire? - chiese Andrey con tono falsamente curioso.

-Beh... In un certo senso... - Natasha si astenne dall'urlargli qualcosa solo perché prima di beccarsi una pallottola nel petto voleva vedere ancora almeno una volta Steve.

-No, non trovo affatto divertente torturare le persone, per cui, Natalia, rendi le cose più facili e torna dalla nostra parte.

-Dovrai fare di meglio per convincermi. Una volta eri più bravo con le parole, Andrey - Natasha stava giocando col fuoco, e lo sapeva.

-Non sono stupido, so che non ti piegherai facilmente... Quegli americani hanno fatto proprio un bel lavoro con te, eh? - Andrey sputò la parola "americani" come se fosse velenosa.

-Non mi hanno fatto niente. È stata una mia scelta precisa unirmi a loro.

-Certo. E dimmi, cosa esattamente ti ha convinto? La simpatia di Stark? Gli occhi azzurri di Capitan America? Cosa Natalia, cosa? - Andrey non era arrabbiato. La sua voce era bassa e sferzante. Disgustata.

Natasha aveva abbassato lo sguardo alle parole "Capitan America".

-L'ho notato sai? Sei arrossita quando ho parlato di Rogers. Cosa c'è di così speciale in lui? Cosa?

Natasha non disse una parola. C'erano milioni di parole nel dizionario, e lei non riusciva a formare una frase che descrivesse Steve. Era perfetto, ma perfetto era riduttivo.

-Lasciamo stare. Ti ricordavo più loquace Natalia.

-Ti ricordavo con più capelli Andrey - ribatté Natasha.

-Eccola la voce, eh, Natalia? Ti farò passare la voglia di scherzare, dovessi anche uccidere tutti i bambini che addestriamo davanti a te.

-Non comprometteresti mai la tua attività redditizia, Andrey. A chi li vendi dopo? All'Hydra? All'esercito? - Natasha stava rischiando e lo sapeva.

-Non parlare di cose che non capisci - sibilò Andrey.

-Penso di capire, invece. Anche io vivevo qua, ricordi? Mi hai venduta ai servizi segreti e dopo mi hai ripresa con te. Ho ucciso un sacco di persone per tuo conto. Ogni notte, ogni fottutissima notte sento le grida delle persone che ho ucciso. Che mi supplicano di non farlo, mi implorano di essere clemente. Quante volte ho ucciso per te, Andrey? Quante volte ho premuto il grilletto e un proiettile ha terminato la vita di qualcuno solo perché tu ritenevi che fosse giusto? Quante, Andrey?
Le mie mani sono sporche del sangue che tu non hai avuto abbastanza fegato di spargere e hai affidato il compito a me. Ti ho visto vendere bambini di dieci anni all'esercito. Ti ho visto ricevere dai sevizi segreti lettere che chiedevano bambini, li ordinavano con precise caratteristiche e tu li addestravi apposta per vederli. E io ero sempre lì al tuo fianco, Andrey, sempre al mio posto, zitta e adorante. Poi ho messo la testa a posto, è vero, ma quelle grida, Andrey, quelle grida sono sempre con me. Sempre. Perciò non dirmi che non capisco. Forse sono l'unica che può capire davvero.

Andrey sembrava colpito.

Natasha aveva le lacrime agli occhi, e mentalmente pregava che qualcuno arrivasse a prenderla. Aveva bisogno di un Steve.

-Bene Natalia. Questo tuo discorsetto mi ha fatto pensare - mormorò Andrey - e ho pensato che dovremmo darci un taglio con questa cosa e portarti direttamente dalla nostra parte. Intendo che useremo le maniere forti.

-Fai del tuo peggio - lo sfidò Natasha, guardandolo gelida.

-Non preoccuparti, cara. Non ce ne sarà bisogno. Ti arrenderai prima che io possa fare anche solo la metà del mio peggio.

Andrey sogghignò con sguardo maligno e prese una chiave dalla tasca.

Slegò Natasha dal muro, e impugnò saldamente le catene.

Lei non provò a liberarsi. Sapeva che si sarebbe trovata imbottita di piombo dopo nemmeno due secondi.

-Sala torture, prego - le disse come se stesse parlando ad un tassista - la strada la sai.

Non aveva senso opporsi.

Natasha si incamminò, sentendo le gambe dolerle ad ogni passo.

Certo che te le vai a cercare, tesoro.

When it's all over - |Romanogers|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora