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Natasha era a in una sorta di dormiveglia.

Sentiva i rumori soffocati, la sua vista era scesa di parecchi decimi e il bruciore alla schienale stava diventando sempre più forte.

Se ne esco viva, pensava, se ne esco viva passerò la mia vita ad aiutare i bambini orfani, e uccidere questi qua nel tempo perso... Dopo aver chiarito le cose con Steve, ovvio.

Era accovacciata sulle ginocchia, china in avanti per evitare di appoggiare la schiena al muro.

Le sembrava di sentire la melodia del "Lago dei cigni". L'avevano fatta ballare su quelle note infinite volte. Natasha aveva avuto incubi terribili, su quella melodia. Sognava di ballare sulle punte di due coltelli, e di cadere. Allora Andrey le staccava i coltelli dai piedi e glieli affondava nel petto.
C'erano state diverse varianti di quell'incubo. In una di esse, i coltelli erano messi con la punta in su, bucavano il gesso delle scarpette e si infilavano nei piedi di Natasha fino al manico, come due stuzzicadenti nel burro.

Rabbrividí. Odiava ricordare il suo passato. Ma certe cose non si possono dimenticare.

Nella sua mente confusa viaggiavano immagini di Steve, perfetto nella sua perfezione. Lui... Poi lei...poi di nuovo lui... Una musichetta aleggiava nella sua testa.

La sua mente era invasa da flashback che aveva tenacemente represso per anni. Natasha scosse la testa, come per cacciarli via, ma i ricordi erano ancora lì.

Una bambina dai capelli rossi, volteggiava su punte da ballerina in gesso, con il sottofondo di una musica lenta.
-Sei troppo frettolosa, Natalia, ripeti - disse Andrey, un Andrey giovane, con ancora i capelli sulla nuca.
Natasha si rimise sulle punte e riprese da capo l'esercizio.
Andrey la osservava con disappunto.
-Non sei molto in forma, oggi, Natalia.
-Scusi, signor Andrey - rispose la bambina, col tono di una che ripete a memoria qualcosa.
-Non vorrai andare nella sala della punizione, vero Natalia?
-No, signore - la bambina scosse la testa, guardando il suolo, i muscoli tesi in una rigida prima posizione, il collo rigido.
-Allora fammi vedere questo esercizio fatto bene - le disse con la sua voce dolce e fredda Andrey.
Natasha si mise nuovamente sulle punte, ma le gambe le tremavano per la paura di fallire. Vacillò e cadde a terra.
-Mi scusi, signor Andrey! - gridò terrorizzata, alzandosi e rimettendosi in prima posizione in fretta.
-Non urlare, Natalia, sai che non lo sopporto. Forza, seguimi nella sala punizioni.
-No! - gridò lei, ancor più impaurita di prima.
-Sai che se ti opponi è peggio. Su, seguimi.
  Natasha trovò il coraggio di alzare il capo e fissò i suoi occhi da gatta in quelli glaciali di Andrey.
-No - rispose di nuovo, più calma.
Uno schiaffo raggiunse la sua guancia e lei si piegò su sé stessa, con gli occhi brucianti di lacrime.
Andrey la afferrò per un braccio e la trascinò verso la sala punizioni.
Natasha urlava e si dimenava, ma ad appena otto anni non poteva fare molto contro l'uomo fatto che era Andrey.
Attraversarono un corridoio, in cui stavano passando sei o sette bambine. Una di queste, Nadya stava per compiere dieci anni. Natasha non sapeva ancora che Nadya non avrebbe mai compiuto dieci anni.
Andrey la lasciò andare solo quando entrarono in una stanza molto ampia, con soffitti altissimi e larghe finestre. Al centro della sala c'era una fila di ragazze sui quattordici anni, e una donna vestita elegantemente, che fronteggiavano un uomo legato ad una sedia.
-Mi scusi, miss Hamilton, ma Natalia oggi non è in forma. Posso rubarle un attimo l'ostaggio? - chiese cortesemente Andrey.
-Certo, Andrey.
  Le ragazze guardavano la scena molto curiose.
Andrey si avvicinò ad una scrivania, da cui prese una pesante pistola.
Diede le pistola a Natasha e le indicò l'uomo.
-Dritto al suo cuore, Natalia, e vedi di mirare bene, o ne farai di molto peggiori di esercizi - le disse.
Natasha annuì intimorita. Cedere al volere di Andrey significava compiere un gesto orribile. Opporsi al volere di Andrey significava morire, o venire torturata.
Natasha alzò la pistola, tenendola con le manine screpolate.
-Guardalo bene, Natalia - diceva con la sua voce suadente - guardalo. Un uomo come tanti. Capelli scuri. Occhi scuri. Il suo unico crimine? Essere nato. È qui solo perché si è fatto beccare. Perché ha fatto qualcosa di sbagliato. E quando si sbaglia si paga Natalia, ricordatelo. Quando si sbaglia si paga sempre. E oggi la sua vita finirà. Per colpa tua Natalia. È colpa tua. Se non fosse stato per te, se il tuo esercizio fosse stato fatto bene, questo uomo avrebbe potuto vivere ancora a lungo. Forse l'avremmo liberato. Eppure, per colpa tua morirà. Complimenti, Natalia, davvero. È questo quello che comporta sbagliare. Sbagliare comporta pagare. È colpa tua se lui non tornerà dai suoi figli. Aveva due figli, sai? Due maschietti. Per colpa tua rimarranno orfani. E sua moglie sarà depressa per il resto della sua vita. Complimenti, Natalia.
    Era questo il metodo del KGB. Far sentire in colpa i bambini. Ferirli. Distruggerli emotivamente. Distruggere la loro autostima, renderli burattini attenti ad eseguire gli ordini. Renderli passivi, distrutti interiormente, perfetti esteriormente.
-... Sparargli. Ora.
   Natasha sapeva riconoscere un ordine a cui non ci si poteva sottrarre. Ne riceva un sacco ogni giorno.
Le sue ditina da bambina pigiarono con forza il grilletto. Il proiettile partí velocissimo, tracciando in aria una linea dritta, che terminò nel petto dell'uomo. Il sangue sbocciò come un fiore nel petto dell'uomo. Esattamente un corrispondenza del cuore. Natasha non sbagliava mai un colpo.

-Basta - mormorò fra i denti la Natasha adulta.

Sentiva il sangue riprendere a sgorgare e a bagnarle la schiena. Ormai doveva averne perso tanto.

Ormai confusa al punto da non capire più nulla, sentì un tonfo fortissimo, o almeno, alle sue orecchie mal funzionanti sembrò così.

Con uno sforzo disumano alzò la testa.

-Nat! - disse una voce che le sembrava di conoscere.

Vedeva così sfocato che chiunque fosse davanti a lei le appariva come una macchia rossa.

Natasha cedette. Sentì l'impatto fra il suo zigomo e il pavimento, e dopo non sentì più nulla.

When it's all over - |Romanogers|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora