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«Passala, passala!»

«Marcate il nove!»

«Andiamo, George, sei il capitano! Dimostra di meritartelo!»

L'allenatore sta urlando da ormai tutta la partita e i ragazzi non possono far altro che cercare di seguire i suoi ordini per non rischiare un discorsetto post-partita non molto amichevole. A volte, quando il coach non è in giornata, sa essere davvero spietato.

Raul passa la palla a Peter, uno degli attaccanti; questi corre alla porta avversaria, dribbla un ragazzo e continua in direzione del portiere, purtroppo non riesce a evitare di essere di nuovo marcato e il pallone gli viene rubato.

«Maledizione!» impreca il coach.

Colton sbuffa, saltellando sul posto nell'attesa di capire cosa fare. Comincia poi a correre verso l'avversario in possesso di palla e gli finisce quasi addosso nella speranza di recuperarla, ma il primo tentativo va a vuoto. Harry si avvicina per aiutarlo, lo marcano stretto, tuttavia non riescono a impedirgli di avanzare. Così Colton gli afferra la maglia, la strattona per un breve istante, ma tanto basta affinché l'arbitro fischi il fallo.

«Andiamo! L'ho appena sfiorato» si lamenta lui. «Prima sono stato gettato a terra e nessuno ha detto niente!»

Allarga le braccia e cerca l'appoggio dei suoi compagni.

«Stai zitto, Colton!» urla l'allenatore.

«Arbitro venduto» dice ancora il ragazzo e sputa sull'erba.

L'avversario batte la punizione, la palla finisce vicino la loro porta e Colton scatta in avanti. È in quel momento che sente la voce di qualcuno a lui familiare: Willis.

Sorride subito al pensiero del suo amico dall'altra parte della rete, fuori dal campo, sicuramente davanti a tutti gli altri per poterlo guardare e tifare per lui. Lo cerca per una frazione di secondo tra la folla e i suoi capelli platino (l'ultima volta, dal parrucchiere, ha deciso di non schiarirsi soltanto le punte, ma il biondo, adesso, parte dalle orecchie e ricade a onde sul collo) sbucano tra le altre capigliature; gli fa l'occhiolino e sorride di nuovo.

«Non ti distrarre» gli dice Raul mentre passa dietro di lui. «Dobbiamo vincere, siamo sotto di due, cazzo.»

Colton annuisce e riprende a correre, ma nella sua mente non c'è più alcuno spazio per la partita. Ripensa agli ultimi mesi: ha lasciato Michelle; è tornato a soddisfarsi solo con la propria mano e davanti a video porno – non che prima fosse molto differente – e questa volta senza più sentirsi abbattuto dopo ogni orgasmo; ha persino accettato il fatto che gli piacciono anche i ragazzi, sebbene le uniche labbra maschili che abbia assaggiato siano quelle di Willis.

Da quando ha scoperto la sua sessualità, tuttavia, non sono poche le volte in cui ha approfittato degli allenamenti per ammirare il corpo maschile da vicino, senza scrupolo alcuno. Ben dodici ragazzi di ogni genere, che altro voleva di più? I suoi occhi hanno apprezzato e la sua intimità ha avuto molto lavoro da fare mentre immaginava di essere toccata da tutte quelle mani, a volte anche da più di una alla volta.

Colton però vorrebbe testare per davvero un ragazzo, di certo non può domandare a Willis di provare a toccarsi a vicenda per sapere che effetto fa, ma ancora non è riuscito a trovarne uno degno che dia segnali di essere gay. In realtà spera che anche lui stesso non mostri alcuna tendenza di quel tipo e suppone che finora ci sia riuscito abbastanza bene: ormai è già estate e nessuno sospetta niente.

Metà del pubblico si solleva in un grido di esultanza quando George segna il goal del quattro a tre, purtroppo a loro svantaggio, e Colton torna vigile alla partita. Mancano soltanto cinque minuti, poi potrà bearsi della visione di quei corpi sudati come consolazione per la sconfitta.

Desiderio CarnaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora