Colton non è riuscito a tornare a casa: mentre era sul pullman ha mandato un messaggio a Willis con la speranza di svegliarlo, ma ha dovuto chiamarlo perché accadesse; questi gli ha risposto allarmato, ha compreso subito il suo disperato bisogno d'aiuto e non gli ha potuto negare un rifugio. È per questo che adesso Colton si ritrova per l'ennesima volta di fronte al palazzo del suo migliore amico, nel bel mezzo della notte, con gli occhi gonfi di lacrime e il morale sotto terra.
Il cancello si apre e Colton sale tre rampe di scale fino all'appartamento di Willis, che lo sta aspettando sul pianerottolo davanti all'ingresso. Gli getta le braccia al collo e lo stringe così forte da strozzarlo, ma Willis ricambia la stretta sulla sua schiena e, quando si separano, gli fa cenno di stare in silenzio.
Si dirigono con passo felpato nella sua camera e, dopo che Willis richiude la porta dietro di sé, si appoggia contro di essa, fissando Colton con un cipiglio preoccupato. «Almeno questa volta non hai fatto a botte» sussurra.
Colton nega col capo e si siede sul letto, togliendosi le scarpe con fare mogio.
«Che cos'è successo?»
«Io e Carter abbiamo litigato» confessa, seppur sia solo una minima parte di verità.
Willis si accomoda accanto a lui e gli appoggia una mano sulla schiena. «È stato un litigio così grave?»
È rassicurante il calore della sua mano, così Colton cerca un contatto maggiore e lo abbraccia di nuovo. Nasconde il viso nel suo petto, annusa il suo odore tanto familiare e cerca di placare il martellare del proprio cuore.
«Credo che tra noi sia finita» dice. «Non è ancora ufficiale, ma...»
Un gemito lo interrompe, gli viene ancora da piangere, a quanto pare non ha versato tutte le lacrime che aveva a disposizione. Bagna il pigiama dell'amico e non aggiunge altro. Dovrebbe raccontargli del tradimento, che non solo ha usato la carta d'identità falsa, ma che si è spinto persino oltre con uno sconosciuto; tuttavia non lo fa, le parole non gli escono.
Cosa penserebbe di me?, non fa che domandarselo ed è proprio ciò che lo blocca.
Sono un mostro. Non so innamorarmi, non so farmi amare. Sono uno schifo di persona dipendente dal sesso, è ciò che si è ripetuto nella mente per tutto il viaggio in bus ed è di sicuro ciò che gli direbbe l'altro.
Trema tra le braccia di Willis e il ragazzo deve accorgersene, poiché inizia a cullarlo e ad accarezzarlo, gli stampa persino qualche bacio sulla testa.
«Va tutto bene» mormora.
«No, non va bene...»
«Ma sì!» insiste. «Tu e Carter potete parlarne con calma e risolvere, non c'è bisogno che vi lasciate. E se invece le cose dovessero andare male, beh... Allora vorrà dire che non era lui quello giusto e troverai qualcun altro.»
Colton non si sente rincuorato, anzi... Willis crede di essergli d'aiuto con quei consigli, invece non fanno che ricordargli la merda che è stato e che ancora è.
Forse quella che sarò per sempre.
«Non è giusto...» farfuglia.
Willis si zittisce e rimangono in silenzio per minuti interi, stretti l'uno tra le braccia dell'altro. Per Colton è meglio così, non ha più voglia di parlare. Chiede poi a Willis di dormire, spera in questo modo di rimandare ogni problema all'indomani mattina, quando magari avrà una visione diversa delle cose e di se stesso, anche se non ne è così convinto.
I due amici si stendono sotto le coperte, sempre stando vicini. Solo adesso Colton può notare l'espressione preoccupata di Willis, che allunga una mano ad accarezzargli il ciuffo viola e glielo intrappola dietro l'orecchio.
«Non pensavo fossi così innamorato di Carter» dice quasi con timore.
Colton spalanca la bocca e avverte le palpitazioni a mille. Si ripresentano in lui le infinite riflessioni che ha avuto lungo il tragitto in pullman e il pianto riprende a uscire copioso dai suoi occhi.
«È questo il problema...» risponde a fatica. Il labbro gli trema e ormai non riesce più a distinguere la figura dell'amico. «Non sono innamorato di Carter, non sono innamorato di nessuno...»
Il dolore di quella consapevolezza è forse più grande di qualsiasi altro dolore. Non vuole passare il resto della sua vita da solo, ma è ciò che accadrà, perché Willis non rimarrà per sempre con lui, non vivranno in una villetta a schiera come hanno sempre sognato: lui sposerà Jade, avranno dei figli, forse si prenderanno un animale; mentre Colton guarderà gli altri essere felici e innamorati.
È immediato l'attacco di panico. Scatta seduto e comincia a scuotere la testa con veemenza e a picchiare i pugni sul materasso. «Non ci riesco, non ci riesco!» dice con voce rauca e strozzata.
«Ehi, smettila!» Willis gli bocca i movimenti. «Ma che diamine ti prende?»
Colton ha il fiato spezzato, ancora non ha smesso di tremare.
«Hai solo sedici anni!» prosegue Willis. «Ti rendi conto che hai tutta la vita davanti e che non è d'obbligo innamorarsi alla tua età?»
«Ma tu con Jade...»
«Lascia perdere Jade» lo interrompe. «Dove hai letto che un ragazzo deve innamorarsi entro dieci, venti o trent'anni? Non è una cosa che va a comando, non c'è una legge scritta, è una legge che viene da qua» e gli appoggia la mano sul cuore. «So che è una frase fatta, ma chi se ne frega. Il punto è che non ti puoi ridurre in questo stato per un sentimento che arriverà così, dal nulla, per la persona che riterrai giusta per te.»
Ma io sono giusto per qualcuno? Colton non lo esprime ad alta voce e ricaccia indietro un singhiozzo.
«Non mi piace vederti così» ammette Willis. «Ma che hai in quella testa? Che cosa sono questi discorsi?»
«Non lo so...»
Willis sbuffa e lo racchiude di nuovo tra le proprie braccia. Colton si tranquillizza grazie al suo battito calmo, mentre le lacrime cominciano a seccarsi sulla pelle.
Ha ragione lui, si dice, non posso innamorarmi soltanto perché lo voglio. Tuttavia non svanisce l'angoscia e neanche il pensiero che un rimedio esiste, per stare bene, proprio quello che ha usato quella sera stessa.
Fa scorrere la mano sulla schiena dell'amico, ma si blocca subito, insultandosi.
Non metterò Willis in mezzo alla mia depravazione.
Più ci riflette e più non trova una soluzione, però un tarlo pressante gli dice che non può continuare ad avvilirsi, non è nemmeno il tipo di ragazzo che piange per qualsiasi sciocchezza – come Willis –, perciò deve smetterla e tornare il Colton di sempre.
O diventarne un nuovo, accenna un sorriso, le lacrime sono scomparse.
Forse non potrà innamorarsi, non a breve perlomeno, ma ciò non significa che non può più frequentare qualcuno e che deve attendere che la sua anima gemella compaia dal nulla.
Anche Willis lo ha detto, no? Arriverà quando deve arrivare e nel mentre non ci vede nulla di male nel soddisfare qualche voglia, magari la sua anima gemella è proprio tra quelle persone che incontrerà in giro per locali o a scuola o chissà dove.
È improvviso il suo cambio d'umore, quasi non gli importa neanche più di ciò che è successo in quella giornata.
Vuole solo stare bene, per davvero questa volta.
E se il sesso è ciò che mi fa stare bene, allora non mi dovrò più sentire uno schifo per il mio comportamento.
Sì, è di questo che si convince.
Spera solo che possa funzionare.
NOTA DELL'AUTRICE:
Ed eccoci qui col penultimo capitolo! Sembra che Colton abbia preso la sua decisione definitiva, sarà davvero così questa volta? È stufo di soffrire e noi siamo stufi di vederlo soffrire, quindi speriamo bene u.u il prossimo e ultimo capitolo sarà pubblicato in via eccezionale di lunedì! Non perdetevelo e grazie a tutti voi che avete commentato, letto e stellinato fin qui. Un bacio enorme.
Flor <3
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Desiderio Carnale
General Fiction[Completa - Gay/BoyxBoy] Colton sta passando uno dei momenti più difficili nella vita di qualsiasi persona: la pubertà. Oltre ai cambiamenti del corpo, deve fare i conti anche con sentimenti, reazioni e desideri mai provati prima; ma quello che cred...