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Colton socchiude una palpebra e osserva i propri pantaloni, sgualciti, buttati sotto la scrivania in un atto puramente selvaggio avvenuto soltanto qualche minuto prima. La bocca è incollata a quella di Harvey, lo stesso le mani, così come quelle del ragazzo. Si muovono ovunque sul suo corpo, lo esplorano e ricercano un punto preciso nel quale insinuarsi.

Guarda di nuovo i pantaloni, soffermandosi sulla tasca posteriore. Quella dove è presente un profilattico. Vuole raggiungerlo e, nello stesso tempo, è intimorito che Harvey possa spaventarsi nel vederlo.

A ben pensarci, non può soltanto prendersi Harvey e finirla lì? Cosa può cambiare un sottile strato di lattice? Anzi, sarà solo di intralcio e non potrà godere a pieno dell'intimità di Harvey. Gli rivengono in mente le parole di suo padre: non deve fare del male a nessuno. Non usare il preservativo è fare del male? Dopo il lungo discorso di inizio estate, a quanto pare, sì. Lo è.

Perché sto pensando a queste cose, invece di godermi il momento? Fa un lieve mugugno e infila di più la lingua nella bocca di Harvey. Il ragazzo geme nella sua gola e posa la mano sulla sua erezione, cominciando a stimolarlo.

E adesso non c'è più alcun preservativo che tenga. Quel piacere, misto al sapore del proibito – stanno rischiando parecchio, a breve Cynthia sarà di ritorno dal lavoro – gli confondono i sensi.

Avvolge Harvey tra le braccia, lo schiaccia sotto di sé. Pochi istanti dopo ha il suo sesso in bocca e lo lecca, lo succhia, lo morde fino a quando il seme non gli si riversa in bocca e lascia una piccola macchia sulla coperta.

«Prendilo» gli ordina.

Harvey si solleva sui gomiti, ancora ansante, e annuisce. Invertono le posizioni e il ragazzo finisce con la faccia in mezzo alle sue gambe. Al diavolo il preservativo, dice Colton tra sé. Con quello non sentirebbe le labbra di Harvey curarsi di lui. Forse, per quella volta, suo padre potrà perdonarlo.

Raggiunto l'orgasmo, ansima a pieni polmoni. Soltanto una volta che riacquista i sensi, riflette che quello è il terzo giorno su tre che si ritrova nudo, stanco e appiccicoso con Harvey nel suo letto.

Ormai trascorrono così ogni giornata insieme: escono da scuola, fanno un giro, a volte mangiano qualcosa, iniziano i compiti, ma poi la passione prevale – in Colton almeno – e Harvey non ha mai il potere di resistere. Non che Colton gliene lasci modo. Alcuni pomeriggi crede di obbligarlo e, una volta concluso, si sente uno schifo.

Solo il cielo sa come non abbiano ancora litigato per questo.

Ogni volta che rimane da solo, dopo aver riaccompagnato a casa Harvey, Colton non fa che rimuginare: su di sé, su di lui, sul bisogno di un contatto continuo e di quanto non gli basti mai e debba darsi ancora piacere con la propria mano. La conclusione a cui arriva, di solito, non è delle migliori: non è normale.

Ha provato a far finta di nulla, a credere che siano soltanto gli ormoni di un adolescente che ha voglia di sperimentare e divertirsi, ora che può farlo, ma non ci riesce, perché non gli sembra affatto così. E non ne capisce il motivo.

Vorrebbe domandare a Harvey cosa pensa lui della loro attività sotto le coperte, ma ha il presentimento che gli risponderebbe come qualsiasi altro ragazzo: "Siamo adolescenti". Proprio come Willis gli ha ripetuto più volte prima che Colton rendesse l'argomento tabù. Non ci vuole pensare più di quanto il suo cervello già non faccia per conto suo.

Harvey gli bacia l'addome, schiocco dopo schiocco risale fino ai pettorali, gli lecca un capezzolo e Colton sente affiorare di nuovo il sangue al basso ventre.

«Dobbiamo pulire» dice l'altro, spezzando il sogno di un secondo giro. «E finire i compiti» aggiunge. Si mette in piedi e si riveste delle mutande.

«Che palle avere un ragazzo così bacchettone» risponde Colton, con un ghigno, e Harvey lo guarda con quel cipiglio che ha imparato ad apprezzare. «E poi non è giusto» continua, «a Matt fai copiare tutto, a me obblighi a studiare.»

Desiderio CarnaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora