«Chiamami immediatamente se stai male.»
«Sì, mamma.»
«E mandami un messaggio appena esci da scuola.»
«Sì, mamma.»
«E anche quando arrivi a casa.»
Colton annuisce, spazientito.
«E se il tuo caro amico Willis decide di nascondermi ancora una cosa del genere, ti proibirò di vederlo per i prossimi tre mesi.» Cynthia si volta verso il ragazzo seduto sui sedili posteriori e gli rivolge un'occhiataccia prima di tornare con l'attenzione sul figlio. «Questa volta mi hai fatto preoccupare troppo.»
Colton sbuffa e si slaccia la cintura di sicurezza. «Lo so! Non l'ho fatto apposta» dice, ma dentro di sé gli si stringe lo stomaco.
Benché abbia chiesto a Willis di non fare la spia coi suoi genitori, è stato impossibile nascondere i segni sul suo corpo ed è stato scoperto comunque. Colton tuttavia ha mentito sui fatti: ha raccontato che era insieme a Carter e che l'aveva appena salutato, aveva deciso quindi di prendere una scorciatoia per tornare a casa e mentre stava attraversando il parco erano sbucati fuori tre ragazzi che l'avevano aggredito. Ha detto anche di non essere riuscito a vederli in faccia né a riconoscere le loro voci, perciò ha persuaso i genitori a non denunciarli, poiché non avrebbe avuto comunque alcun indizio da dare alla polizia.
Cynthia e Laurence si sono ritrovati costretti a rassegnarsi, allarmati anche dalle condizioni in cui hanno visto tornare a casa il figlio, e da un paio di giorni sono diventati ultra apprensivi, tant'è che vogliono sapere ogni suo minimo spostamento. Colton si sente uno schifo per aver mentito e averli fatti preoccupare così tanto, però non vuole proprio che scoprano i tormenti che lo assillano.
Esce dall'auto e saluta sua madre, lo stesso fa Willis, che lo affianca lungo il tragitto verso il cancello scolastico. «Guarda te!» esclama quest'ultimo. «Tra i due sono io quello responsabile, ma vengo comunque sgridato da tua mamma!»
Colton abbozza una risata.
«Sono serio» dice ancora Willis. «Ho accettato la bugia che hai rifilato ai tuoi, però adesso mi devi promettere che non ti avvicinerai mai più a quei ragazzi e che non ti caccerai più in nessun guaio.»
«Sì, sì» borbotta Colton, sebbene non gli sia passata del tutto la voglia di vendicarsi di Ryan. In quel preciso momento gli arriva un messaggio da parte di Carter, che coglie come segno del destino, e senza nemmeno rifletterci si rivolge di nuovo all'amico: «Ci vediamo quando suona la campanella.»
«Perché? Dove vai?»
«Da Carter.»
«Ma allora sei scemo!» Willis lo afferra per un polso. «Mi hai appena...»
Non riesce a terminare la frase che Colton si libera e lo fronteggia. «Voglio solo vedere Carter. Non dovrei più farlo per colpa di quei deficienti?»
Non è una bugia, è vero che ha voglia di vedere Carter, e se vedrà anche Ryan allora ha già bella che servita la vendetta per lui.
Willis serra la mascella e nega col capo. «No, hai ragione...» si arrende. «Però non fare nulla di avventato, prendi Carter ed esci dall'aula.»
Colton d'un tratto si sente di nuovo uno schifo. Non si merita tutta quella preoccupazione, così come Willis non merita di provarla, proprio lui che è sempre al suo fianco e che lo supporta in qualsiasi situazione.
E io penso a vendicarmi, dice tra sé. Sono un idiota, non dovrei più darmi ascolto.
«Sei un miglior amico fantastico» gli sorride.

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Desiderio Carnale
General Fiction[Completa - Gay/BoyxBoy] Colton sta passando uno dei momenti più difficili nella vita di qualsiasi persona: la pubertà. Oltre ai cambiamenti del corpo, deve fare i conti anche con sentimenti, reazioni e desideri mai provati prima; ma quello che cred...