Dalla parte di Nick- effusioni.

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Non so bene che ore erano quando mi resi conto che qualcuno entrò nella mia stanza. Sentivo vagamente dei leggeri passi, ma avevo troppo sonno per aprire gli occhi o per chiedermi chi fosse. Volevo semplicemente continuare ad abbracciare il cuscino immaginando che fosse Amanda. Non appena pensai a quel nome sentii la sua voce nel mio orecchio che mi sussurrava di svegliarmi. Assurdo, stava peggiorando la situazione.
La sua voce però insistette, e disse qualcosa che mi fece capire che non era solo immaginazione la mia. Disse qualcosa che mi fece aprire gli occhi di scatto.
«Nick, so cosa mi nascondi», sussurrò.
«Amanda», risposi io colto alla sprovvista. Doveva essere un sogno, per forza. Era impossibile che avesse capito. Non volevo che fosse così. Di scatto si allontana da me, e mi rendo conto del perché: inconsciamente mi ero avvicinato pericolosamente a lei.
«Nick, dobbiamo parlare».
La sua voce era troppo reale per essere finta.
Lentamente mi sedetti e la fissai. «Hai davvero capito quello che nascondo?».
«Sì. Nick, ascolta, ho passato anch'io un periodo del genere qualche anno fa. Credevo di amarti perché non distinguevo il sentimento di amicizia con quello dell'amore. Poi ho capito che il mio era solo affetto e mi stavo confondendo. Nick, io ti amo con tutta me stessa perché sei come un fratello, ma non sono innamorata di te. Credo che tu stia passando il mio stesso periodo», disse.
Sentii come se qualcuno mi avesse ficcato un coltello dritto nel cuore. Le parole "io ti amo con tutte me stessa perché sei come un fratello, ma non sono innamorata di te" risuonavano nella mia testa. E facevano male più di qualsiasi altra cosa. La fissai a lungo prima di rispondere. Sul volto aveva un'espressione preoccupata ma al tempo stesso serena. Non si era truccata e aveva i capelli in disordine, ma anche così era fantastica. E, se mai avessi avuto una ragazza, di sicuro non sarebbe stata lei. Ma nessun'altra avrebbe potuto sostituirla. Avevo così tanto bisogno di lei al mio fianco che mi sentivo male al pensiero che lei sarebbe stata con Joseph o chiunque altro. Che prima o poi mi avrebbe accantonato. E allora ammisi ad alta voce ciò che da tanto, troppo tempo tenevo dentro.
«Io ti amo, Amanda», dissi.
Le si sbarrarono gli occhi e spalancò la bocca. In un attimo divenne pallida. Ecco la reazione che tanto temevo. Distolsi lo sguardo dal suo e mi alzai dal letto per andare in bagno. Non mi avrebbe sicuramente seguito. Chiusi la porta a chiave e mi lasciai cadere per terra, sedendomi con la schiena contro la porta e prendendomi la testa tra le mani. La sua espressione continuava a tormentarmi. Lacrime pungenti volevano solcarmi il viso, ma cercai a tutti i costi di trattenermi. Quando ci riuscii, corsi al lavandino a sciacquarmi la faccia con dell'acqua fredda. Poi mi decisi ad uscire dal bagno e a tornare da lei. Avrei rimesso tutto a posto. Tutto come voleva lei.
Amanda era dove l'avevo lasciata con un'espressione preoccupata. Non appena mi notò mi venne incontro.
«Cosa vuol dire quello che hai detto?», mi chiese.
Mi preparai a rifilarle una menzogna, stampandoli un sorriso sul volto e carezzandole il viso.
«Significa che hai ragione tu. È solo un periodo, Mandy», mentii.
Prima che avesse il tempo di rispondere il suo telefono squillò, e allora rispose. L'interlocutore gli chiedeva per la serata, per cui doveva essere per forza Jospeh. Così Amanda sarebbe uscito con lui di nuovo e magari avrebbero fatto coppia fissa. in quel momento, però non aveva la faccia da una che muore dalla voglia di vedere qualcuno. Infatti, mi chiese mimando cosa dovesse dirgli per dargli buca. La prima scusa che mi venne in mente fu il mal di pancia, allora mi toccai la pancia e lei capì. Jospeh avrebbe potuto anche essere il ragazzo perfetto per lei, ma non sarebbero riuscito ad avere la sintonia che io aveva con lei. E Amanda aveva deciso di dargli buca. Per stare con me forse? Non gli interessava più? Magari aveva capito di provare qualcosa per me? Quando attaccò, cercai di contenermi, ma la mia gioia era facilmente palpabile.
«Quindi stasera ci degni della tua presenza!», esclamai.
«Non fare lo stupido, sai che il Sabato è sacro!».
Quindi gli interessava ancora Jospeh e non provava nulla per me. Fantastico. Almeno aveva scelto me piuttosto che lui. Ridacchiai e la strinsi forte a me alzandola da terra.
«Ora vestiti, devi andare a fare la spesa per tua madre», ordinò, ridendo.
«Oh, certo. Mi accompagni, vero?».
«Va bene, anche se l'ultima volta mi hai fatto andare da sola».
«Ed hai conosciuto il piccolo Joseph», mi lasciai sfuggire.
«Vestiti prima che io me ne vada a casa e non ti accompagni da nessuna parte».
«Agli ordini. Solo una cosa; tu e lui state insieme?», chiesi con timore. Non volevo veramente sapere la risposta.
«Non lo so sinceramente».
«Come fai a non saperlo? Insomma, vi baciate?», insistetti impaziente.
Lei divenne tutta rossa.«No».
Un profondo senso di sollievo mi si annidò dentro. «Allora non state insieme. Vi state conoscendo».
«Sì, credo sia così».
«Sei proprio certa di volerlo conoscere? Che ci trovi in lui?».
«Vestiti Nick».
Sospirai. «Va bene, va bene. Sono solo curioso».
«Muoviti!».
Mentre facevo la spesa cercai di staccare e di non pensare alla mia situazione con Amanda. Cercai di pensare solo al fatto che quella sera sarebbe stata con me e non con lui.

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