Invisibile.

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È seduto dirimpetto a me. Sposta il cibo che ha nel piatto con la forchetta e finge di ascoltare la conversazione dei miei. Si comporta proprio come me. È passata solo una settimana ma mi sembra di cogliere una differenza nei suoi tratti. È così strano far finta di nulla, non dargli i calci sotto al tavolo, non mandargli le solite occhiatine scherzose. È terribilmente triste.

Di scatto lui alza lo sguardo e mi coglie in flagrante. Ma, invece di spostare lo sguardo imbarazzata, io continuo a fissarlo. Nessuno dei due distoglie lo sguardo, allora mi spunta un mezzo sorriso. Oddio, più che un sorriso somiglierà di sicuro ad una smorfia. Lui mi fissa con sguardo triste e poi, mio malgrado, distoglie lo sguardo.

«Allora Nick, ti é piaciuto il regalo di Amanda?», gli chiede mia mamma.

«Cosa?», chiede lui tornando alla realtà.

«Oh, mamma io...non ho avuto modo di darglielo», dico imbarazzata.

«Allora perché non lo porti nella tua stanza e glielo dai?».

Le lancio un'occhiataccia cercando di non farmi notare. «Certo. Andiamo», dico a Nick, ma senza girarmi verso di lui.

Sento i suoi passi dietro di me che si interrompono quando arrivo alla mia stanza. Io entro a cercare il suo regalo, mentre lui aspetta fuori dalla stanza.

«Puoi entrare se vuoi», dico a mezza voce.

«Preferisco restare qui».

«Oh, certo. Dimenticavo che non siamo più amici», dico come se nulla fosse.

Lui non risponde e io finalmente trovo la bustina all'interno della quale vi è un opuscolo dell'albergo in cui dovevamo alloggiare io e lui.

«Prima che tu posso fraintendere, non ti ho regalato un semplice libricino. Ti ho regalato un viaggio per due a Las Vegas».

«Era per noi due?», mi chiede quasi commosso.

«Sì, ma il secondo posto lo cedo. A quanto pare non hai più tanta voglia di andarci con me».

«Mandy, non fare la scema!», borbotta esasperato lui.

«Non mi sembra di aver detto qualcosa di falso. Non preoccuparti, non ci tenevo molto ad andare con te», mento.

«Perché dici così?».

«Tu hai voluto tutto questo, ti sto semplicemente accontentando. Non rendermi le cose più difficili».

Con un sospiro lui annuisce ed entrambi ci dirigiamo verso le scale per tornare dagli altri quando all'improvviso Nick mi prende per il polso e mi fa girare verso di lui.

«Aspetta», sussurra.

«Che c'è?».

Allunga esitante una mano verso il mio volto e mi carezza delicatamente la guancia. «È tutto apposto?».

«Sì, certo», rispondo incerta.

Inaspettatamente ridacchia e scende le scale. «Nick?», lo fermo.

«Dimmi tutto».

Mi manchi. Perdonami. Senza di te non posso stare, guardami! Sto male. Ho bisogno di te come ne avrei di un po' d'acqua in un mare di deserto!

Non posso dirgli nulla del genere. Zitta Mandy e inventati qualcosa. «No, nulla. Mi sembrava di aver visto un capello fuori posto».

Aggrotta le sopracciglia per poi rigirarsi e continuare a camminare.

Il resto della serata passa così, senza un altro scambio di parole e sguardi. Come se non fossimo nella stessa stanza.

Un'altra settimana vola via. È così brutto vederlo nei corridoi a parlare con Kim o chiunque altro. Ho notato che nell'ultimo periodo si è molto avvicinato a Kimberly. Non avrei mai creduto di poterne essere così gelosa. E, come Kim, Jospeh si è attaccato a me come una cozza ad uno scoglio. Non è fastidioso, però. Non stiamo più insieme, è chiaro. Ci limitiamo a chiacchierare del più e del meno. È l'unica persona con la quale al momento io mi stia sfogando per quanto riguarda Nick. Come ora.

«Io non capisco. Probabilmente non gli manco. Se ne va girando per i corridoi della scuola a ridere e scherzare con Kim, come se nulla fosse», sbraito facendo finta di osservare le cheerleaders che si allenano dagli spalti del campo.

«Lui fa finta di nulla, è impossibile che non gli manchi. Sarà molto bravo a camuffare i suoi reali sentimenti», mi suggerisce Jospeh.

«Non so cosa credere sinceramente. Sinceramente ancora non credo che si sia distaccato da me soltanto perché gli causa troppo dolore starmi accanto. Ha sempre detto che preferiva stare male piuttosto che perdermi e poi cosa decide di fare? Di allontanarsi. Ci dev'essere un'altra ragione, altrimenti è un incoerente del cazzo».

«Forse è meglio se lasci perdere».

«Oh, ma perché non ci ho mai pensato! Sei scemo o cosa pure tu? Non puoi lasciar perdere se ami così tanto una persona, te ne rendi conto?», dico con un tono di voce forse un po' troppo alto.

«È proprio qui che volevo arrivare. Tu lo ami. Allora perché non vuoi starci assieme?», mi chiede con un aria da psicologo.

«Non é quel tipo di amore!».

«Ah, no? Io ne conosco solo un tipo».

«Tu non ami tua madre e tuo padre? Questo non vuol dire che vuoi sbaciucchiarteli», rispondo, convinta che non avrebbe trovato un modo per ribattere.

«È diverso e lo sai bene. È impossibile essere così tanto legati con un ragazzo e pretendere di restare solo amici, perché si sa che alla fine ci si innamora».

«E perché proprio tu dovresti farmi credere che ci voglio stare assieme? Non vorresti essere al suo posto?», gli chiedo maligna.

«Sì, ma il mio amore non è corrisposto, quindi ho deciso di lasciar perdere».

«Quando si tratta di amore non devi mai lasciar perdere», affermo io.

«Non dovrei lasciarti perdere?», mi chiede quasi felice.

«Io sono un'eccezione», rispondo dopo un po'.

«Come pensavo», mormora.

Con uno scatto mi alzo. «Io torno nei corridoi; tra poco finisce l'intervallo».

«Io me ne starò un altro po' qui».

«Va bene. Grazie della chiacchierata».

Mi strizza l'occhio. «Sempre a tua disposizione!».

Non mi sono mai sentita così sola, sul serio. Sono invisibile agli occhi di tutti.

Proprio in quell'istante Nicholas mi passa accanto e si ferma a qualche metro di distanza a chiacchierare con Kim.

Una ragazza che frequenta alcune delle mie lezioni mi urta facendomi perdere per un secondo l'equilibrio. Si chiama Jocelyn, una delle tante ex ragazze di Nicholas. Mi odia profondamente perché avrebbe voluto essere ciò che io sono per Nick. E, ci metto la mano sul fuoco, mi aveva urtata di proposito.

«Scusami. Non ti avevo vista, come tutti d'altronde. Nicholas ha sostituito anche te rendendosi conto di quanto tu sia inutile?».

«Sarò anche inutile, ma un cervello ce l'ho», ribatto in tutta calma.

«Non ti azzardare a darmi della stupida!».

«L'ho già fatto».

Rossa per la rabbia fa uno scatto verso di me, ma io resto dove sono. «Vediamo se gli importa ancora qualcosa di te», mi sussurra nell'orecchio.

Dopodiché mi tira una ginocchiata nello stomaco che mi fa accasciare al suolo. Nessuno è corso a fermarla, nessuno si è preoccupato per me. Lui è rimasto a distanza. Sento la risata di Jocelyn farsi lontana mentre, lentamente, perdo i sensi.

Best Friends in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora