Un salto nel passato

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2003

Capelli mossi e castani con qualche ciocca bionda, occhi da cerbiatto color ambra, sopracciglia ad angolo morbido, bocca sottile, naso piccolo, carnagione chiara e piccola di statura. Questa sono io. Ho diciassette anni e sono nel fiore dell'età. Ho una vita sociale al top, non ho particolari problemi a scuola, e amo la mia famiglia.

In questo preciso momento mi trovo a casa del mio migliore amico, distesa sul suo letto ad osservarlo mentre sfila per me. I nostri genitori sono amici, e io sono nata pochi mesi dopo di lui. Vivevamo a Roma, ma i nostri genitori decisero di trasferirsi in California, nella contea di Los Angeles. Sin da quando eravamo due bebè siamo stati a stretto contatto. All'asilo eravamo nella stessa classe, come alle elementari, alle medie, e ora alle superiori. Il nostro vivere perennemente l'uno vicino all'altra non mi è mai pesato. Lui mi difende se ce n'è bisogno, mi fa ridere a crepapelle e mi fa stare bene. Rappresenta la figura di un fratello che non ho. Si, perché io ho una sorella di venti anni che vive a New York e non la vedo spesso. Tra me e Nick c'è quella strana intesa, e mi basta uno sguardo per capire ciò che pensa. È con lui che creai la comitiva con cui esco il Sabato. È lui il tipo brillante e che attira l'attenzione di tutti tra noi due. Diciamo che però insieme siamo una bomba, una "Molotov".

Mi sfila davanti e mi lancia la sua maglietta in faccia. «E che te ne fai di un modello se hai me!», ridacchia.

«Un modello? Sul serio? Dovresti andare un po' in palestra, mio caro Nick», dico dandogli un buffetto sulla pancia piatta.

È magro, e si vedono appena gli addominali. La cosa che di più fa girare la testa alle tante ragazze non è solo il suo carattere fantastico, ma anche quel viso da angelo. Gli occhi grigi con qualche pagliuzza azzurra qua e là estremamente sensuali, un naso perfetto, le labbra sottili e invitanti, i capelli scompigliati color cioccolato, e quella pelle olivastra.

«Ma senti chi parla, la ricotta vivente! Quand'è è che anche tu non muovi un po' il culo e vai in palestra?», dice sedendosi accanto a me e facendomi il solletico.

«Guarda che pancia!», mi prende in giro dandomi un pizzico.

«Smettila, non ho bisogno di andare in palestra io. La pancia é piatta e mi basta. Fanculo gli addominali».

«Brava, così ti voglio! Allora, ti é piaciuta la mia sfilata?».

«Altroché!», ridacchio io.

«Bene, ma adesso potresti ricordarmi perché sei a casa mia?».

«Io vivo a casa tua se non te ne sei reso conto», gli feccio notare.

«E io nella tua. Sei la mia sorella acquisita».

«E tu il mio stupido fratello acquisito».

«Allora, che ti va di fare, Mandy?».

Mandy. Che razza di nomignolo è Mandy? Mi chiamo Amanda, ma lui mi chiama Mandy, e quando gli altri sentono quello stupido soprannome mi chiamano anche loro così. Mandy é il nome di un cane!

«Oh, lo sai Nick», dico fissandolo maliziosamente per scherzo.

«Fammi indovinare...vuoi fare qualcosa del tipo studiare come ogni pomeriggio?», risponde in tono suadente nonostante l'affermazione che non c'entra nulla.

«Stai al gioco, Nick!», lo rimprovero.

«Bene, allora facciamo ciò per cui sei venuta qui», dice avvicinandosi a me. Io non mi muovo e mi mordicchio il labbro inferiore per trattenere le risate di fronte alla sua espressione da "adesso ti rimorchio, baby".

Best Friends in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora