Dalla parte di Nick - Una terribile coppietta.

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«Ehilà, Enne! Ho bisogno di un consiglio maschile, alza il culo e vieni qui!», mi urlò Mandy.
Di nuovo, stavo sognando qualcosa che mi era successo molto tempo prima. Avevamo quindici anni, ed era Sabato. Ci stavamo preparando per uscire con tutti, ma io ero alquanto impegnato a messaggiare con una ragazza.
«Arrivo! E non chiamarmi Enne!», disse l'altra versione di me alzandosi dal letto e bloccando il telefono.
«Ma che stavi facendo? Eri tutto impegnato...».
«Ho conosciuto una ragazza».
Avrei voluto gettarmi sull'altra versione di me per tappargli la bocca. Ma era solo un sogno. Chissà perché a quel tempo non avevo notato l'espressione di Mandy, mentre adesso la vedevo chiaramente. Era quasi sofferente, ma mascherava il tutto con una smorfia. E io c'ero cascato.
«Chi è la sventurata?».
«Si chiama Tanya. L'ho conosciuta durante una partita, è una cheerleader».
Amanda mi diede le spalle fingendosi impegnata a mettere a posto la scrivania e ridacchiò. «Già questo la dice lunga».
«Che intendi?».
«Le cheerleader a scuola nostra sono tutte galline. Probabilmente hanno tutte barattato il loro cervello in cambio di una borsa firmata o un paio di scarpe con il tacco/trampoli», disse ridendo e non accennò a voltarsi.
Risi anch'io e mi allontanai dall'altro Nick che pareva non trovare divertente la cosa. Mi misi davanti a Mandy, e finalmente vedevo la sua faccia.
«Sì, beh stasera viene al nightclub con noi», continuò Enne.
Amanda abbassò la testa e chiuse gli occhi. Trasse un respiro profondo e li riaprì. «Mi fa piacere per te».
«È così che ti vesti stasera?».
Mandy si voltò verso di lui facendogli vedere il vestito nero che le donava molto. «Sì. Ti stavo appunto chiedendo se ti piace».
«Mi piace moltissimo», disse l'altro Nick con un sorriso.
«Mi trovi bella Enne?», chiese Amanda cercando di sembrare indifferente.
«Trovo che tu sia bellissima. Siamo la coppia di fratelli più bella del mondo».
Mandy si voltò di nuovo dando le spalle a Nicholas.
«Sì», disse abbassando di nuovo la testa.
«Vado a prepararmi anch'io. A dopo!».

Al Nightclub continuai a fissare la scena con grande disgusto verso me stesso. Come potevo non accorgermi del suo sguardo triste? Io ballavo e scherzavo con Tanya, mentre Mandy era seduta al bancone ad osservarci. Ad un certo punto la vidi che si alzava e correva verso i bagni mentre io, o meglio l'altro me, baciava la cheerleader. Mandy stava piangendo.

Mi svegliai con le coperte appiccicate a me a causa del sudore. Non mi ero neanche spogliato la sera prima per la rabbia. Allora mi spogliai in quell'istante e andai a farmi la doccia. Volevo scrollare via quel senso di colpa che avevo. Sapevo adesso Mandy cosa aveva provato vedendomi baciare un'altra, e sembrava che il destino mi stesse facendo uno scherzo di pessimo gusto. Me l'ero proprio meritato.
Incontrai Mandy fuori casa per andare a scuola. Lei non fece altro che parlarmi di ciò che aveva fatto la sera prima con il coglione, e io l'ascoltavo stringendo i denti. Sembrava quasi che lo facesse per stuzzicarmi, per vendicarsi. Ad un certo punto, preso da non so cosa, mi voltai verso di lei e le chiesi qualcosa di molto stupido. «Ti ricordi di Tanya?».
Il suo sorriso svanì, e le si formò una ruga tra le sopracciglia. Poi il sorriso le tornò. «Dovrei?».
Fingeva? O forse l'aveva completamente rimossa dato che le aveva causato dolore?
Lasciai perdere e continuai ad ascoltare ciò che aveva da dire.
Quando arrivammo a scuola c'era Joseph ad attenderla, così scappo via da me e si precipitò da lui. Mi voltai per non vederli mentre si baciavano, e mi ritrovai davanti Kim.
«Ciao», la salutai.
Lei mi sorrise e poi fece una smorfia. «Che scena orribile, vero?», disse alludendo a Mandy e sorrisosplendente.
«Verissimo. Cosa avrò fatto di male?».
«Non te l'ha mai detto nessuno che la vita è così?».
«Crudele? Speravo di essermi sbagliato».
Lei ridacchiò e mi prese sotto braccio. «Ti porto via, che è meglio».
Quando arrivammo in classe prendemmo posto uno di fronte all'altro, cosa che di solito facevo con Mandy, ma lei era troppo impegnata ad ignorarmi.
«Novità su Mandy?».
Sospirai. «Il solito, mi ama eppure non vuole stare con me».
«Katrine e Kristen ti hanno più assillato?».
«No stranamente».
«Quindi praticamente io ho preso il loro posto».
Le sorrisi. «No. Ti assicuro che parlare con te è molto meglio».
Lei sorrise a sua volta. «Mi fa piacere. Cosa hai intenzione di fare ora?».
«Che intendi?».
«Mandy ti ignora. Tu come risponderai?».
«Credo che non le ronzerò attorno come al solito, mi limiterò a chiederle se vuole uscire o dormire da me come al solito».
Con un colpetto di tosse, il professore appena entrato in aula ci intimò di fare silenzio, così la conversazione finì più o meno lì.

Passarono un paio di giorni così, io che chiedevo a Mandy se voleva passare il pomeriggio con me, e lei che rifiutava. Era come se nell'arco di pochi giorni avesse cancellato la mia esistenza. Persino al mattino non ci vedevamo più, dato che Joseph aveva iniziato a venire a prenderla per andare a scuola insieme. Kim cercò di risollevarmi l'umore, ma ovviamente non ci riuscì. Ero molto deluso. Anche io ero stato fidanzato in passato ma mai, e dico mai avrei potuto ignorare Mandy. Ma a lei non sembrava pesare il fatto che ormai non stavamo proprio più assieme. Ci incontravamo solo nei corridoi, ma lei aveva sempre il coglioncello con sé, per cui non si fermava a salutarmi.
Venne persino alla partita di basket per vedere lui! Arrabbiato come non mai, feci perdere la partita alla squadra. Era impossibile concentrarsi con Mandy che tifava per lui.
Li vidi che ridacchiavano sugli spalti e che si baciavano, a quel punto allora diedi un calcio a qualcosa che mi fece molto male, e filai via. Ero stufo di tutto e di tutti. Quando arrivai ai cancelli della scuola pronto ad andare via, sentii la voce di Amanda che mi chiamava. Mi sembrava quasi un miraggio. Le risposi in malo modo non riuscendomi a contenere. Lei si fece piccola piccola e mi puntò il dito contro dicendomi che mi stavo allontanando da lei. Quasi non ci credevo che mi stesse dicendo quelle cose, perché sapeva benissimo che la colpa era sua.
«Preferiresti che gli spaccassi il setto nasale?», risposi invece.
«No».
«Se mi tengo lontano è soltanto per non litigare con te, Mandy», le dissi, il che era vero. Ormai come ho già detto loro due stavano sempre assieme, ed io non sopportavo vederli tutti il tempo appiccicati.
«Ma tu mi manchi», disse lei.
Volevo continuare a sfogare la mia rabbia, ma quelle sole parole mi fecero crollare. «Un bel film stasera da te?», le chiesi speranzoso.
«Stasera non ci sono», rispose lei.
«Magari quando torni».
«Non credo sia una buona idea».
Strinsi forte i pugni e i denti. «Come vedi, sei tu quella che si sta allontanando. Io ci ho provato Mandy. Quando ti torna la voglia di stare con il tuo migliore amico fammelo sapere», dissi girando i tacchi.
«Mi dispiace!», mi gridò dietro.

Quel pomeriggio, per quanto non mi piacesse, continuai a pensare a Joseph. In un certo senso gli avevo lasciato campo libero. Mi ero semplicemente messo da parte, permettendogli di avere Mandy tutta per sé. Volevo lottare, ma era inutile dal momento che la mia migliore amica preferiva lui a me. Decisi che se mai fosse venuta spontaneamente lei da me, magari avrei provato a fare qualcosa. Non potevo permettergli di averla così facilmente. Dopo cena, andai a casa di Mandy dicendo ai loro genitori che dovevo dormire lì. Mi appostai vicino la finestra della sua stanza, sperando di vedere arrivare Mandy fuori casa. Fuori scuola era stata lei ad avvicinarsi, per cui le mancavo davvero. Sarebbe dovuta ritornare da me quanto prima, giusto?
Attesi paziente di vederla, e dopo circa mezz'ora la vidi svoltare l'angolo, mano nella mano con Joseph. Cercai di non farci troppo caso. Non mi mossi da dove ero e li fissai. Non attesi nemmeno un secondo, e corsi al piano di sotto. Li sentivo parlare a voce bassa poi ad un tratto si ammutolirono. Allora spalancai la porta, facendo in modo che non si baciassero. Trattenni un sorrisetto quando vidi l'espressione irritata di Joseph. Mandy era semplicemente sorpresa.
«Buonanotte Amy. Nick», sbuffò mister muscolo; poi filò via.
Feci una smorfia sentendo il nomignolo che le aveva dato. «Amy...cos'è il nome di un cane? Siete tornati presto», dissi a Mandy.
«Punto primo Mandy é il nome di un cane. Punti secondo sei lunatico o sono io che d'un tratto mi sono inventata tutto?», mi chiese lei accigliandosi.
«Alludi al fatto che stamattina ero furioso e che ora sono così docile?».
«Sì».
Le offrii un sorriso sghembo. «Mi preferisci da cane rabbioso?».
«Certo che no».
«Credevo di essere sexy!», ridacchiai.
Inaspettatamente, lei mi abbracciò, e dopo circa mezzo secondo la strinsi a me stupito. «Dio solo sa quanto mi è mancata questa parte di te! Com'è che non sei più arrabbiato con me?».
«Ho capito che comportandomi in quel modo ti stavo solo perdendo e stava invece vincendo lui».
«È così quandi», disse lei staccandosi, con un'espressione delusa.
«Che intendi?».
«Mi consideri soltanto uno stupido premio!», urlò.
Le spiegai tutto, per filo e per segno. Le dissi che non volevo lasciarla a Joseph senza neanche lottare un po', perché io l'amavo più di me stesso, e avrei aspettato anche in eterno per averla. Lei rimase in silenzio per un po' e poi sorrise, diventando tutta rossa.
«Non credevo potessi essere così dolce, sai? Due sorpresine stasera! Jospeh ha detto che capisce che io voglia stare del tempo con te e ha detto che quando voglio uscire con te e non con lui basta dirglielo. Non ti odia», disse fissandosi i piedi.
«Fa buon viso a cattivo gioco!» protestai. Perché non lo capiva?
«Non aggiungere altro e andiamo di sopra».
«Niente baci stasera?».
«No».
«Ma tanti abbracci, vero?».
«Quello te li concedo».
Le feci un sorriso carico di affetto. «Mi bastano mia piccola Mandy».
«Ti voglio bene».
Come al solito, cercai di non farci troppo caso. «Io di più di sicuro. Shangai e film strappalacrime?», le chiesi cambiando discorso.
«Andata!».
Con un ultimo abbraccio, scomparimmo nella sua stanza.

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