I cinque cacciatori

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Gli orchi ci avevano lasciato un sentiero chiaro da seguire. Non giravano intorno ad alberi ed arbusti: li travolgevano. Iniziammo a correre nel bosco.

Raggiunto il limitare della foresta una grande verde prateria si stendeva davanti a noi.

"Rohan" disse Aragorn. Le impronte degli orchi erano ancora ben visibili sull'erba fresca. Un'ombra passò sopra di noi. Prima che potessi battere ciglio Legolas aveva già una freccia incoccata all'arco.

"Un falco" disse

"Non colpirlo!" esclamai guardando in alto "è il mio". Fischiai e Sakal planò dolcemente, atterrando sul mio avambraccio disteso.

- Ciao piccolino- dissi nella mia lingua madre accarezzandogli la testa

"È il mio fedele compagno da molto tempo" spiegai.

"Ecco perché ha attaccato l'orco" sussurrò Boromir riconoscendolo.

Aragorn annuì solo e riprendemmo a correre, Sakal ora in volo sopra di noi.

Corremmo per tutto il giorno. Boromir e Gimli un pochino dietro di noi, entrambi troppo cocciuti per chiederci di rallentare o di riposarsi. Legolas correva leggero qualche metro davanti a me e Aragorn. Sembrava fluttuare senza sforzo a qualche millimetro da terra. Non mi stancavo mai di ammirarlo.

Il sole tramontò e noi ancora correvamo. Quando il buio fu completo Aragorn ci permise di fermarci. Gimli ci raggiunse e collassò al suolo seguito da Boromir. Legolas e Aragorn si misero a raccogliere legna e arbusti per il fuoco. Mi avvicinai a Boromir:

"Fammi controllare la ferita"

"Stammi lontana"

Aprii la bocca per replicare a tono ma riuscii a trattenermi.

"Boromir, hai corso tutto il giorno. Dobbiamo darci un occhiata" cercò di farlo ragionare Aragorn

"Fallo tu" replicò lui. Alzai gli occhi al cielo, sembrava un bambino.

Aragorn sorrise: "Posso farlo ma non ho medicamenti con me, dovrei comunque dipendere da Lilith" poi aggiunse "Gimli, riesci ad accendere il fuoco?" il nano si alzò brontolando e si mise ad armeggiare con il combustibile trovato da Aragorn e Legolas. Boromir si ritolse la tunica, facendo una smorfia quando dovette muovere la parte ferita. Al tenue chiarore della fiammella che Gimli era riuscito a far scaturire, il suo ampio petto muscoloso sembrava ancora più allettante. Mi trattenni a stento dal colpirmi. Che mi stava succedendo? Sciolsi le bende: il panno che avevo messo sopra la ferita era sporco di sangue, ma non in maniera eccessiva. Lo tolsi delicatamente: i punti avevano tenuto. Prendendo un panno pulito e un po' d'acqua pulii la ferita, poi rifeci in impacco e sacrificai un altro pezzo del mio mantello per farne delle bende. Messa a posto la ferita lo lasciai rivestirsi e senza guardarlo mi andai a sedere vicino al fuoco che scoppiettava allego. Legolas mi passò un pezzo di pane da mangiare:

"Lembas" disse "pane elfico. Un morso basta per sostenere un uomo durante un'intera giornata"

Sorrisi e dissi: "Sembra meglio delle gallette umane"

"Molto meglio" mi confermò Aragorn mentre assaggiavo un angolo del pane. Spalancai gli occhi e divorai il resto. Era delizioso. Gimli ridacchiò, Aragorn sorrise. Legolas rimase impassibile e Boromir mi lanciò un occhiataccia. Presi un sorso dalla mia borraccia mentre sentivo le forze che pian piano mi tornavano. Sospirai soddisfatta distendendo le mani verso il fuoco. Sakal planò leggero dal cielo e si posò sul mio braccio. Lo accarezzai assorta finché non saltò giù e si accoccolò accanto a me, mettendo una testa sotto l'ala per dormire. Ogni tanto pensavo che era un cane intrappolato in un corpo da falco.

Gondor e HaradDove le storie prendono vita. Scoprilo ora