Venne il tempo per i Rohirrim di ripartire, portanto con loro la salma di Théoden. Li accompagnarono anche Aragorn e il resto della compagnia che poi, dopo l'incoronazione di éomer, sarebbero tornati a casa.
Io, Noral e Boromir restammo a Gondor. Il nostro cammino ora si dirigeva a Sud. E io ero impaziente di tornare a casa. Anche solo per un breve periodo, visto che presto saremmo dovuti tornare per il matrimonio di Faramir.
Guardai i miei amici allontanarsi cavalcando tranquillamente. Gimli mi aveva invitato a Erebor e gli Hobbit nella contea e avevo intenzione di andarci, una volta che tutto si fosse sistemato. Era così bello poter fare piani per il futuro!
Mia sorella e éomer si erano congedati in privato e non sapevo cosa si erano detti, i due visi erano impassibili e non lasciavano trasparire nessuna emozione.
"Quando possiamo partire?" dissi mentre, dal cancello del primo cerchio della città salivamo di nuovo verso la cittadella.
"Ti manca casa, vero?" disse Noral
"Moltissimo"
"Possiamo partire anche domani se volete" disse Boromir "Il tempo di preparare le mie cose"
"Andata!" acconsentì Noral "Darò disposizioni alla nostra scorta" e appena arrivati nella cittadella si diresse verso gli alloggi del nostro esercito senza darmi il tempo di chiederle cosa si erano detti lei ed éomer. Mannaggia! Ma non poteva scapparmi per sempre.
Il mattino dopo mi svegliai prima dell'alba. Le mie cose erano già pronte ai piedi del letto. Mi alzai piano per non svegliare Boromir. Mi avvolsi in una coperta e uscii sul balconcino. Sakal che dormiva lì fuori su un trespolo gentilmente fornito da Faramir, si svegliò e guardammo insieme sorgere l'alba. Quando sentii che anche Boromir si era svegliato mi alzai, diedi un leggero bacio a Sakal sulla testolina piumata sussurrandogli: "Torniamo a casa" e lui fece un verso felice, alzandosi in volo.
Rientrai avvolta dalla coperta per trovare Boromir già vestito come un comune viaggiatore: niente alberi bianchi che potessero identificarlo subito come uomo di Gondor. La spada era assicurata a un fianco, dall'altro pendeva il suo corno.
"Allora? Non ancora pronta? Ammettilo, ti mancherà Minas Thirith" mi prese in giro. Feci una smorfia: "Mi mancherà tuo fratello, ma non di certo gli sguardi diffidenti della gente"
Sospirò: "Vedrai che passerà. Hanno bisogno di tempo".
In pochi minuti mi preparai e incontrammo mia sorella già pronta con la nostra scorta. Faramir venne a salutarci e sentivo uno sguardo carico di minaccia puntato su di noi, quindi immaginai che anche Denethor, da qualche finestra nascosta, stesse osservando la nostra dipartita. Faramir abbacciò il fratello e poi me: "A presto sorellina" disse con una strizzata d'occhio quando mi lasciò andare. Sorrisi felice mentre stringeva la mano a mia sorella. Mi piacevano le due aggiunte alla mia famiglia. Presto tre pensai andando con il pensiero a éowyn.
Prima di partire Boromir fece squillare il suo corno e il suono rieccheggiò potente tra le mura cittadine. Le guardie cittadine scattarono sull'attenti. Anche noi inconsciamente raddrizzammo la schiena. E così lasciammo Minas Tirith. A Osgilliath attraversammo l'Anduin e seguimmo il suo corso l'ungo l'Ithilinen arrivando al Crocievia e proseguendo verso Sud, lungo la vecchia via di Harad.
Mano a mano che lasciavamo l'Ithilien il paesaggio diventava più arido e sassoso. Gli alberi lasciavano il posto ad arbusti e piante grasse. Ogni passo ci portava più vicini a casa e il mio cuore cantava dalla felicità. Dopo qualche settimana raggiungemmo finalmente Hyarmen: aggirammo un promontorio e davanti a noi si stagliarono le mura della città, il drago nero volava fiero sugli alti stendardi che si muovevano nel vento, tutta la città era tirata a lucido e ogni casa decorata con fiori per il nostro arrivo. Su una collina che sovrastava la capitale stava il nostro palazzo, con le sue torri, le sue cupole..."casa" pensai con il cuore gonfio di gioia.
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Gondor e Harad
FanficIl corno suonò di nuovo. Aumentai la velocità della mia corsa, il mio mantello rosso svolazzava dietro di me. Strinsi più forte la mano sull'impugnatura della spada Finalmente gli alberi davanti a me si aprirono e potei osservare quello che accedeva...