In marcia verso il cancello nero

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"Lilith" mi sorella mi scosse dolcemente la spalla "è ora"

Mi alzai a fatica, registrando che era ancora buio ma già si sentivano i passi affrettati dei soldati che si preparavano. Indossai la mia leggera armatura, avvolgendomi stretta intorno al capo il mio scialle nero coprendo poi il viso.

Fuori dalla tenda ci aspettavano già i nostri cavalli. Saltai agilmente in sella e con Sakal sulla mia spalla ci incamminammo verso il punto di incontro con l'esercito che già si vedeva avanzare dalle porte di Gondor.

Ce la prendemmo comoda. Aragorn ogni tanto faceva avanzare gli araldi annunciando a gran voce che il re di Gondor era tornato e reclamava quelle terre sue di diritto. Di sicuro l'occhio di Sauron era puntato su di noi. Di giorno cavalcavo con mia sorella e Boromir in testa insieme a Gandalf e agli altri nostri compagni, di notte dormivo con Noral. Il secondo giorno ebbimo una prima scaramuccia con gli orchi. Era una forza esigua, i nostri esploratori ci avvisarono in tempo, e li sconfiggemmo senza problemi.

"Era un'esca. Sauron vuole farci credere che le sue forze siano esigue" commentò mia sorella

"Vuole giocare con le sue vittime, come un gatto con il topo" confermò Gandalf.

***

Il giorno dopo saremmo arrivati all'entrata di Mordor. Boromir mi venne a cercare nella nostra tenda e mia sorella prese congedo, dandoci un po' di tempo insieme.

Ci abbracciammo stretti. Consapevoli che poteva essere l'ultima volta.

"Domani a quest'ora sarà tutto finito, nel bene o nel male" disse lui

"Finirà nel bene" dissi anche se non ci credevo veramente

"Inguaribile ottimista" disse lui con una risatina.

"La speranza è l'ultima a morire" commentai.

Il suo bacio mi lasciò senza fiato e, quando a malincuore si staccò da me, il mondo mi sembrò d'improvviso diventare più freddo e scuro. Mi avvolsi in una coperta e mi accoccolai vicino a Noral quando tornò nella tenda.

Il giorno dopo, in tarda mattinata, il nero cancello apparve davanti a noi. Deglutii a vuoto, era davvero minaccioso. Mi avvicinai un po' di più a Noral e Boromir che avevano la capacità di calmarmi, in qualsiasi occasione. Boromir anche di farmi infuriare, ma non era quello il caso.

Andammo avanti con Aragorn in testa mentre l'esercito si fermava dietro di noi, disponendosi alla battaglia.

"Che il signore delle terra oscura si faccia avanti" gridò Aragorn "Che giustizia sia fatta su di lui".

Il cancello nero si aprì di uno spiraglio e cavalcò fuori un uomo. Più si avvicinava e più ripugnante si faceva. Aveva un elmo a guisa di bocca ghignante, di poco più inquietante del ghigno che sfoggiava lui. Forse un tempo era stato un uomo, ma ora era diventato un mostro.

Si fermò a qualche passo da noi, guardandoci ironico:

"C'è qualcuno tra queste fila che abbia anche solo l'autorità di parlare con me? "

"Quanto a voi due" disse indicando me e Noral. Mi sforzai di guardarlo senza mostrare paura "Non preoccupatevi, una volta schiacciato il vostro esercito marceremo su Harad e mostreremo al vostro popolo di pezzenti e al vostro re cosa significhi sfidare il mio padrone. Il deserto berrà il sangue del vostro popolo. Fino all'ultimo bambino"

Sentii il mio sangue prendere fuoco e vidi Noral stringere più forti le rendini del cavallo, la mani che tremavano di rabbia. Ma anche Aragorn aveva sentito abbastanza. Sfoderò Andurìl che brillò di luce fredda e con un unico, fluido, movimento staccò la testa del messo di Mordor. Giustizia era stata fatta.

In tutta risposta il cancello nero si aprì rivelando file e file di orchetti che avanzavano verso di noi. Sembravano un mare nero, e dietro quella distesa, pinnacolo dopo pinnacolo di alzava Barad-Dûr. Nera e terribile con l'occhio di fuoco di Sauron sulla sommità che, ne ero sicura, si faceva beffe di noi. Non potei fare a meno di rabbrividire sentendo che la speranza moriva in me. In lontananza si alzava il Monte Fato e non potei evitare di pensare a Frodo mentre giravamo i cavalli tornando al galoppo verso l'esercito.

Una volta raggiunto l'esercito Aragorn parlò con voce forte e chiara:

"Uomini di Gondor, di Rohan, di Harad...fratelli miei! Vedo nei vostri occhi, la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore. Ci saranno scudi e lance spezzate quando l'era degli uomini arriverà al crollo. Ma non è questo il giorno! Quest'oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro, su questa bella terra...io vi invito a resistere!" Alzò Anduril verso il cielo. La spada catturò un raggio del sole che era riuscito a scappare dalle nuvole e sfolgorò, come se una stella del cielo fosse scesa sulla terra. L'esercitò lo acclamò

Boromir mi cinse a sé in un ultimo bacio che conteneva tutte le cose che non avremmo potuto esprimere a voce.

Poi sguainammo le spade. I corni suonarono. I mûmakil si fecero avanti e la battaglia alla porte di Mordor cominciò.

La battaglia del fosso di Helm mi era sembrata dura ma quella fu peggio. Non c'era un muro tra noi e le orde di Mordor. Gli orchetti non avevano in spregio la poropria incolumità, attaccavano alla cieca e inaspettatamente. Questo li rendeva sì facili da uccidere, ma anche imprevedibili. Erano ovunque. Ben presto mi trovai separata dal resto della compagnia e da mia sorella tranne che da Boromir.

Poi improvvisamente dal cielo calarono i Nazgul, a cavallo delle loro orride bestie alate. Le loro grida riempivano gli uomini di terrore ma poi, un sussurro percorse i nostro eserciti. Un sussurro che presto si trasformò in un grido: " Le Aquile! Le Aquile! Arrivano le Aquile!". Dal Nord attaccarono, lottando contro i Nazgul e le loro bestie mentre noi a terra continuavamo a combattere gli orchetti con un pochino più di speranza, ma non si vedeva la fine di quel mare nero.

La spada stava cominciando a pesare nella mia mano, ero coperta dal sangue nero degli orchetti e ancora quelli attaccavano.

Improvvisamente una scossa come di terremoto percorse la terra. L'occhio di Sauron, fino a quel momento puntato verso di noi improvvisamente si volse e le sue orde si fermarono, impaurite. I Nazgul con un urlo terribile si misero a volare disperatamente verso il monte Fato, dove lo sguardo di Sauron era diretto. Ci fermammo anche noi, osservando, le spade a mezz'aria. In quel momento il vulcano eruttò fuoco e fiamme, la terra tremò di nuovo e sotto i nostri occhi vedemmo la torre di Barad-Dûr sgretolarsi come un castello di sabbia. I nazgul colpiti dall'eruzione urlarono scomparendo, le loro beste uccise dal fuoco. L'occhio di Sauron si spense. Il Nero cancello cadde su se stesso sprofondando in una voragine che inghiottì gran parte dell'esercito nemico. I pochi rimasti si diedero alla fuga disperata, spesso buttandosi nella voragine per evitare le nostre spade. Nuova energia ci percorse: L'anello era distrutto, eravamo salvi! Con un urlo caricammo le forze di Mordor, ora inermi davanti a noi. Con la coda dell'occhio vidi Gandalf salire su un Aquila e con altre due al fianco volare in tutta velocità verso Monte Fato. Dubitavo che i due mezz'uomini fossero sopravvissuti, ma chi ero io per giudicare le azioni dello stregone?

A un certo punto mi guardai in giro. Non un orchetto rimaneva in vita. Era davvero finita. Boromir corse al mio fianco, mi prese per la vita, armatura e tutto e mi fece girare in cerchio ridendo. Eravamo vivi! Non riuscivo a chiederci. Non appena i miei piedi toccarono terra lo strinsi in un abbraccio. Niente baci, eravamo ricoperti di sangue.

Mano nella mano percorremmo il campo di battaglia cercando con occhi ansiosi i nostri compagni. Ecco lì Legolas e Gimli che sorreggevano un Pipino piuttosto provato. Mia sorella accanto a éomer, entrambi incolumi e Aragorn, alto ed eretto come il re che era, guardava verso Monte Fato con Anduril, la fiamma dell'Ovesturia, ancora sguainata. Corsi da mia sorella e le saltai in braccio. Ci abbracciammo strette, il vento mischiava i nostri capelli intorno a noi.

Gondor e HaradDove le storie prendono vita. Scoprilo ora