Il corno suonò di nuovo. Aumentai la velocità della corsa, il mio mantello rosso svolazzava dietro di me. Strinsi più forte la mano sull'impugnatura della spada. Finalmente gli alberi davanti a me si aprirono e potei osservare quello che accadeva.
Un uomo dai capelli ramati stava davanti a due piccole figure, sembravano bambini. Avevano della spadine in mano ma sembravano non sapere come usarle. La spada dell'uomo era sguainata, sporca del sangue nero degli orchi, che continuavano a corrergli incontro, cercando di ucciderlo e di afferrare i bambini dietro di lui. Strano.
Sulla cima della collina davanti a lui un grande orco incoccò una freccia puntandola contro l'uomo.
"Oh, non credo propri" pensai. Fischiai un ordine e Sakal, il mio falco, planò dal cielo cercando di colpire gli occhi dell'orco. Non riuscì ma gli lasciò due lunghe ferite sulla fronte e lo sbilanciò abbastanza da fargli lanciare la freccia lontano dall'uomo. Che intanto si era distratto guardando Sakal. Vidi un orco alzare la spada contro di lui ma poco male, lo avevo raggiunto.
Parai il colpo che lo avrebbe ucciso con il mio avambraccio rinforzato e mentre lui si girava di scatto affondai la spada nel ventre dell'orco.
"Combatti, combatti!" urlai all'uomo vedendo che restava a guardarmi basito.
Spalla contro spalla (si fa per dire, la mia testa arrivava alle sue spalle) cercammo di arginare gli orchi. Erano diversi da quelli a cui ero abituata: più alti, più resistenti, ma non meno ripugnanti.
Un richiamo di Sakal mi avvisò che l'arciere aveva incoccato un'altra freccia. Diedi una spallata all'uomo accanto a me. La freccia lo mancò di qualche millimetro, conficcandosi in un tronco poco distante.
"Boromir!" urlò uno dei bambini dietro di noi e mi accorsi con orrore che alcuni orchi ci avevano aggirato e avevano agguantato i due dietro di noi
"No!" urlò Boromir girandosi ma proprio allora un'altra freccia partì dall'arco e si piantò poco sotto la spalla del braccio che teneva la spada. Con un urlo cadde in avanti sulle ginocchia, la spada gli scivolò di mano. Il girarsi gli aveva salvato la vita. Se non l'avesse fatto la freccia, lanciata con micidiale precisione, gli sarebbe arrivata dritta al cuore.
Con una veloce occhiata dietro di me vidi che i bambini erano ormai lontani, c'erano troppi orchi intorno a noi ma pareva che il loro obiettivo fosse rapire i piccoletti e infatti la maggior parte di essi stava correndo via. L'unica cosa che potevo fare era proteggere l'uomo dietro di me, che stava cercando faticosamente di alzarsi, stringendo la spada con la mano sinistra.
Ora basta frecce pensai mentre notavo che l'orco si stava avvicinando minaccioso a noi, con ancora l'arco in mano, sicuro e confidente. Sentii un sorriso storto che mi deformava le labbra Così pensi che non abbia armi a lunga gittata? Fulminea presi una delle daghe che tenevo celata sotto i vestiti e la lanciai con precisione. Si conficcò sotto la sua spalla che teneva l'arco. Con mio grande dispiacere l'orco grugnì solo non mollando l'arco e continuando ad avanzare verso di noi. Sakal planò ancora, artigliandogli la faccia, ma anche questo non lo fermò. Incoccò un'altra freccia, mi parai davanti a Boromir che nel frattempo di sera rialzato.
"Ti farai uccidere" ringhiò lui. Cercò di spostarmi ma era troppo debole e io troppo determinata. Fissavo il grosso orco che con un ghigno ci puntò la freccia contro. Sembrava molto resistente, mi chiesi se il mio avambraccio rinforzato l'avrebbe deviata...forse no, meglio provare con la spada...Ma tutte le mie strategie furono spazzate via quando un uomo piombò addosso all'orco mandando la freccia a perdersi tra le fronde degli alberi. Con un gemito Boromir si riaccasciò in ginocchio. Lanciai un'occhiata all'uomo e all'orco che combattevano. Sembrava cavarsela così mi concentrai su Boromir.
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Gondor e Harad
Fiksi PenggemarIl corno suonò di nuovo. Aumentai la velocità della mia corsa, il mio mantello rosso svolazzava dietro di me. Strinsi più forte la mano sull'impugnatura della spada Finalmente gli alberi davanti a me si aprirono e potei osservare quello che accedeva...