Edoras

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Gandalf ci fece cavalcare a tappe serrate, con solo brevi riposi. Visto che non avevo molto altro da fare se non guardarmi in giro spesso appoggiavo la testa al petto di Boromir e dormivo qualche ora. Non riuscivo a definire la relazione che avevo con l'uomo di Gondor. Passavamo molte ore a stretto contatto su Haleth, riuscivamo finalmente a parlare in modo civile senza insultarci e la sua compagnia mi risultava davvero gradevole. Anche quando scendevamo da cavallo ci sdraiavamo vicini, anche se spesso mi dava le spalle quando dormiva.

Arrivammo a Edoras di mattina. Il palazzo reale scintillava alla luce del sole. Mi parve di scorgere una figura vestita di bianco davanti al palazzo ma quando guardai meglio non vidi nessuno.

Mi girai per dire qualcosa a Boromir ma proprio in quel momento Haleth incespicò. Boromir scivolò in avanti con il corpo, i nostri nasi e le nostre bocche si sfiorarono.

"S...scusa" disse Boromir

"Niente" replicai in un soffio mentre sentivo qualcosa premere contro la mia natica destra prima che Boromir potesse rispostarsi indietro sulla sella. Sentii le mia guance colorarsi di rosso mentre mi rendevo conto di cos'era. Mi dimenticai cosa volevo dirgli e mi girai a guardare Edoras. Lui capì che avevo capito. Restammo in silenzio fino a che non entrammo in città.

"C'è più allegria in un cimitero" commentò Gimli guardandosi intorno. Delicato come solo un nano riesce ad essere. Effettivamente però la gente ci guardava passare corrucciata, in silenzio.

Lasciammo i cavalli ai piedi della scalinata del palazzo reale.

"Sono Hama, guardia del re" disse un uomo venendoci in contro "Non potete entrare così armati al cospetto di re Théoden per ordine di...Grima Vermilinguo".

Poco convinta consegnai spada e daghe. Mentre i miei compagni facevano lo stesso, lanciai uno sguardo al cielo e mi sentii rassicurata nel vedere Sakal che volteggiava leggero sopra di noi.

"Il tuo bastone..." iniziò a dire Hama allo stregone

"Oh" fece Gandalf innocentemente "Non vorrai privare un vecchio del suo sostegno per camminare..."

La guardia esitò poi si voltò e s'incamminò verso la porte del palazzo. Gandalf prima di seguirlo ci fece l'occhiolino e non potei impedire agli angoli della mia bocca di piegarsi all'insù. Entrammo nel palazzo. Un ampio spazio sostenuto da piloni di legno intagliati con complicati disegni geometrici. Quà e là vedevo degli stucchi dorati. I temi principali erano soli e cavalli. Il braccio di Bromoir strusciò contro il mio, riscuotendomi dal mio osservare il palazzo e rendendomi conto di quanto mi era vicino. Guardai verso di lui e con gli occhi mi fece notare degli individui poco raccomandabili che, alla nostra sinistra, si tenevano nell'ombra e ci seguivano verso il trono.

Sul trono era seduto o meglio, accasciato, re Théoden. Non sembrava stare bene. I capelli erano trasandati, gli occhi velati e stanchi. Accanto a lui sedeva un uomo vestito di nero. La pelle pallida e i cappelli neri e unti. Immaginai che fosse colui che Hama aveva chiamato "Vermilinguo"

"La cortesia nel tuo palazzo è notevolmente diminuita negli ultimi tempi re Théoden" tuonò Gandalf.

Vidi l'uomo vestito di nero sporgersi verso il re e sussurrargli qualcosa.

"Perché...dovrei darti il benvenuto....Gandalf...corvotempesta?" gracchiò il re faticosamente.

"Una giusta domanda mio signore" disse viscidamente l'altro uomo, alzandosi in piedi e scendendo i pochi gradini che sopraelevavano il trono dal pavimento "Tarda è l'ora, quando questo stregone decide di apparire. Il malaugurio io lo chiamo, ed è sempre un cattivo ospite". I suoi occhi si spostarono su di me, studiandomi. Boromir si parò davanti a me. Sollevai lo sguardo al cielo, sapevo difendermi da sola. Tuttavia quel gesto protettivo mi fece uno strano piacere.

Gondor e HaradDove le storie prendono vita. Scoprilo ora