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15/11
Caro diario,
Ieri mattina Rachele è partita, ha cambiato casa, si è trasferita in un paesino della Germania perché ha trovato lavoro lì e penso proprio che probabilmente non ci rivedremo più. Il nostro rapporto è cambiato tanto in questo mese, ma dopotutto è stata un'ottima vicina e io sono onorata di averla conosciuta.
Il motivo però per la quale questa mattina sto scrivendo è perché in settimana ho rivisto Dario e mi si è spezzato il cuore.
Ero a fare la spesa e dirigendomi verso i surgelati, l'ho visto prendere qualcosa da uno scaffale, il mio cuore ha rallentato quando, ossevandolo bene, ho notato che aveva tolto la barba.
Ricordi caro diario, la promessa che ci eravamo fatti?
Non avrebbe dovuto rasarsi la barba, se non quando, non avrebbe avuto più niente a che fare con me.
Forse quella era l'unica cosa che mi faceva pensare che lui in fondo provava qualcosa nei miei confronti, e ora, anche se sembra una stupidaggine, io ci sto male.
Lui non mi ha vista, perché mi sono allontanata subito, avevo paura che la situazione diventasse imbarazzante, e così una volta uscita dal negozio, ho probabilmente fatto la stupidaggine più grande della mia vita.
Mi sentivo sola e così ho chiamato Daniele, il mio ex, quello che mi ha tradita, quello che Dario aveva rinominato "Grandissimo Idiota", e ora stiamo uscendo di nuovo assieme.
Non provo nulla per Daniele, ma la mancanza di Dario mi ha portato a fare una grossa idiozia e così adesso mi trovo in una situazione orrenda.
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Metto il punto alla frase, poso la penna.
Mi sta venendo un grosso mal di testa, ma devo passare in ufficio a prendere dei documenti e quindi prendo la borsa ed esco di casa.
Oggi fa abbastanza freddo e quindi decido di coprirmi bene.
Appena fuori l'edificio dove lavoro, nel posare le chiavi in borsa dopo aver chiuso la macchina, mi rendo condo che qualcuno da lontano mi fissa.
Alzo lo sguardo e la sua voce profonda mi fa un invito inaspettato.
- Posso offrirti un caffè? -
- Che ci fai qui? - gli chiedo.
- Mi ci sono appena trasferito. - dice Dario  indicando il palazzo di fianco all'edificio dove lavoro.
- Tu perché sei qui? -
- Ho delle cose da portare in ufficio. - gli dico avvicinandomi.
- Allora ti aspetto. -
- Potrei metterci un po', Dario. - lo avviso.
- Si va bene, ti aspetto. -
Abbassa lo sguardo e rintana il suo viso nel cappuccio del cappotto pesante che indossa e immerge le sue mani nelle tasche, lo vedo poggiarsi allo spigolo della porta a fissarsi le scarpe.
Annuisco ed entro, perché tanto so che probabilmente quando sarò di ritorno, non lo troverò più qui, fa troppo freddo per aspettare, inoltre penso che il suo invito sia stata solo una circostanza. Inaspettatamente però, appena esco dall'edificio, lo ritrovo di fianco alla porta, visibilmente infreddolito.
- Sei pazzo. -
- Odio il freddo! - mi dice, inarcando le sopracciglia.
Senza che nessuno dei due dica nulla, ci avviamo verso uno dei bar che sono lungo la strada, ci sediamo ad uno dei tavoli e dopo aver ordinato, cominciamo a guardarci.

Caro D(i)ario. /COMPLETA/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora