Ciò che è successo con Dario qualche giorno fa, non ha fatto altro che far aumentare la sensazione di rivalsa in me, come se avessi la necessità di dimostrare che non ho bisogno di lui e quindi mi sono gettata completamente tra le braccia di Daniele.
Quindi oggi ho deciso di uscire con lui e fare una passeggiata per Bologna, come facevamo una volta, era il nostro momento preferito, goderci la città e viverci il momento assieme a ridere e scherzare.
Durante la passeggiata però non avevo pensato che su per i colli spesso Dario faceva lunghi ritiri, passava ore intere seduto lì perché diceva che quel posto lo aiutava a scrivere.
Stupida io che non ci avevo pensato.
Mentre sono mano nella mano con Daniele a ridere della caduta che poco prima stavo per fare, decido di cercare con lo sguardo un posto dove possiamo fermarci e guardare il panorama, Daniele capisce subito il mio intento e comincia a cercare anche lui.
- Li, è perfetto. -
- Dove? - gli chiedo, sperando possa indicarmi il posto in cui andare.
- Di fianco a quel ragazzo, così possiamo sdraiarci sul prato. -
La trovo un ottima idea e quindi annuisco e lo seguo senza prestare molta attenzione al tutto, ma appena ci avviciniamo un po' in più mi blocco.
Quel ragazzo è Dario e io non ho alcuna intenzione di farmi vedere, soprattutto perché sono in compagnia dell'ultima persona al mondo che meritava il mio perdono.
- Lascia stare, andiamo più avanti. - esorto Daniele.
- Ma no dai, vieni, sembra il punto perfetto. - insiste lui, continuando a camminare.
Ormai la distanza è poca.
- Ti prego, andiamo oltre. - in quell'esatto momento, Dario si volta, probabilmente ha riconosciuto la mia voce.
I nostri sguardi si incontrano e si incastrano.
Lo vedo alzarsi e venire verso di noi, mentre Daniele ancora farfuglia qualcosa che io non sto più ascoltando.
- Sofiaaa! - sento urlare Dario in un tono amichevole, volutamente forzato, e il suo sorriso furbo mi lascia intendere che sta per fare ciò che non deve.
Ormai ci ha raggiunti e Daniele si è voltato verso di lui.
- Come stai? Tutto bene? - mentre mi rivolge queste due domande, si avvicina e mi abbraccia e il suo odore mi fa ricordare i bei momenti nella quale speravo di poter vivere per sempre.
- Piacere sono Dario, un vecchio amico. - dice volgendosi poi verso il ragazzo che sta al mio fianco e che ancora lo guarda.
- Daniele, piacere. - afferma.
Il viso di Dario diventa bianco e il sorrisino da furbo si trasforma in una smorfia di delusione.
- Quel Daniele? - dice voltandosi verso di me, inclinando leggermente il capo.
- Si... - ammetto sconfitta, sostando il mio sguardo dal suo.
- Ah quindi vi state frequentando? - rigira il coltello nella piaga.
- In realtà è più di una frequentazione. - ammette Daniele sorridente.
Dario non lo considera, ancora i suoi occhi sono fissi su di me, scrutatori, ammonitivi, critici.
- Mi fa piacere. - conclude poi Dario, anche se dallo sguardo non si direbbe.
- Ci lasci da soli? - mi rivolgo a Daniele che senza fare storie annuisce e si allontana.
Ha probabilmente capito che la situazione è più strana e complicata del previsto.
- Dario ti prego non fare scenate. - lui ancora mi osserva.
- Non voglio rovinarmi un'altra giornata. -
Lo vedo prendere in profondo respiro.
- Allora anche tu fai stronzate, non sei così perfetta. - dice con un tono di voce calmo e sereno.
- È vero, non sono perfetta, faccio stupidaggini anche io, ma tu nemmeno scherzi, quindi se hai voglia parliamo delle tue idiozie. - dico incrociando le braccia al petto. - Non giudicarmi, perché se lo farai, allora lo farò anche io. -
Mi guarda e con calma si porta le mani in tasca, mi fa un sorrisino e io perdo la testa.
- Cosa ridi? - gli dico a muso duro.
- Non capiresti. - è ancora calmo.
- Che problemi hai? -
- Che problemi ho? - abbassa lo sguardo. - Ho tanti problemi, e uno in particolare, è che ho troppo bisogno di te. -
Non alza lo sguardo e io mi sento disarmata.
- Mi avevi chiesto di aiutarti ad essere meno incerto e insicuro con le tue emozioni, perché non mi dici cosa hai in quella testa? - mi calmo anche io e mi rendo conto che per la prima volta stiamo discutendo in modo sereno.
- Non ho mai avuto un rapporto con Rachele, di nessun tipo, nessun bacio, niente sesso. - ancora si guarda le scarpe.
- Eri a casa sua, senza maglia. -
- Lei è fisioterapista e la mia spalla era a pezzi quel giorno! Non l'ho mai toccata, e mai lo avrei fatto.- alza il suo viso.
- Cosa significa? - chiedo.
- Non lo avrei mai fatto! - ripete. - Non avrei mai avuto rapporti con lei, ma non volevo perderla come amica, e lei disse "o questo o nulla". - per un attimo alza lo sguardo al mio. - Accettai pur di non doverle dire addio, sapendo di averle mentito. -
Scuoto la testa.
- Sei libera di non credermi. -
- Perché avresti dovuto farlo? Non potevi darle ciò che voleva. -
- Ma lei si! Lei poteva darmi ciò che volevo io. - mi si avvicina di un passo.
- Amicizia? Quella te la stavo dando già io. - indietreggio.
- Io avevo te per poter parlare delle emozioni che provavo verso qualsiasi cosa, e poi avevo Rachele, che mi aiutava a parlare delle emozioni che provavo per.... Altro. -
Cerco di capire.
- È complicato e io non riesco. Il tuo ragazzo ti sta aspettando. - Si volta.
- Dove vai? -
- Non riesco. - gli sento ridire, mentre si allontana.
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Caro D(i)ario. /COMPLETA/
FanfictionSei l'oceano, mi hai trascinato dentro e poi mi hai spinto fuori, e nonostante tutto, in te vorrei affogare.