13.

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Sono appena arrivata al localino dove io e Dario ci siamo dati appuntamento questa mattina in palestra.
Lo vedo da lontano che mi aspetta fuori l'entrata, con le mani in tasca e lo sguardo che vira nel lato opposto al mio.
- Aspetti qualcuno? - chiedo ironicamente appena arrivo alle sue spalle.
- Sei in anticipo. - mi fa notare sorridente.
- Non mi piace far aspettare le persone, tu sei più in anticipo di me. -
- Io ho qualche problema ossessivo compulsivo nei confronti della puntualità. - scherza ridendo.
Da quando ha fatto crescere la barba il suo sorriso sembra ancora più perfetto, sarà che mi piace l'uomo barbuto, ma lui ci sta proprio bene.
Entriamo e ci sediamo ad un tavolino, ordiniamo anche la birra che non tarda ad arrivare.
- Quindi, vuoi parlarmi di ciò che è successo questa mattina? - espongo il motivo per la quale siamo seduti a quel tavolo.
- Ricordi quando sei scomparsa per quattro ore e io ero da Rachele? - annuisco.
- In quelle quattro ore io le ho parlato della nostra situazione, del fatto che per lei non provo nulla, o almeno non è ciò che prova lei. - ascolto attentamente le sue parole.
- Lei sembrava capire, infatti non si è arrabbiata, non sembrava nemmeno ci fosse rimasta male, ed era per quello che più tardi ti confermai che lei non stava soffrendo. Avevamo affrontato il discorso da persone adulte e mature e tutto era andato perfettamente. -
È serio e cerca di spiegare le cose in modo perfetto, come suo solito fare.
- Abbiamo deciso di rimanere amici, di continuare a vederci, di passare del tempo assieme, perché alla fin fine è una brava ragazza e non me la sentivo di tagliare i rapporti, quindi quando mi ha chiesto di esserle amico ho accettato senza problemi e ne ero anche felice. -
- E allora perché questa mattina eri furioso? - gli chiedo.
- Prima di venire in palestra, sono passato da lei. - si ferma e si porta una mano alla barba, quasi come se volesse pensare bene alle parole che ha da dirmi, poi scuote la testa.
- Io non so che le è preso, mi ha aperto e appena ha visto che ero io, mi ha sbattuto la porta in faccia. Nessuna spiegazione. Ho anche provato a bussare, l'unica cosa che mi ha detto è stata " vattene via". -
Lo guardo assorta dal dispiacere che gli traspare dallo sguardo.
- Ci sono rimasto male. -
Capisco la situazione e mi dispiace per lui. Mi spiega poi che ha provato a contattarla, ma lei lo ha bloccato su ogni social e anche le chiamate.
- Non è da Rachele. - gli dico.
Lei non la conosco benissimo, ma sembra una ragazza molto dolce e se è stata lei a chiedergli di rimanere amici allora che senso ha questa situazione?
- Non mi piacciono le cose lasciate a metà. Vorrei capire che le prende. - mi spiega. - Ma ci penserò domani mattina, adesso voglio godermi la serata. - conclude.
Il suo sorriso mi contagia, quindi alzo la birra e lo invito ad un brindisi.
- Ai conservatori d'emozioni. A noi. -
La sera la passiamo a parlare di noi, e alla fine gli confesso anche che, grazie a lui sto tenendo un diario sulla quale ogni volta che ne ho voglia, riporto tutte le emozioni che, come lui, spesso mi tengo dentro.
Alla fine siamo simili e diversi allo stesso modo: lui esprime le emozioni solo scrivendo, tenendosi dentro però le cose più importanti, vivendosele male di conseguenza, io invece parlo con gli altri delle mie emozioni, non rendendomi conto che per me non lascio nulla, senza realizzare quindi che sono vere.
Scrivere nero su bianco ad oggi mi fa capire quanto pesa ogni singola emozione che provo.
Stiamo migliorando entrambi.
Dopo aver terminato la seconda birra, Dario mi propone la passeggiata sotto i portici, anche se piove, perché infondo qui a Bologna non si ha bisogno degli ombrelli e quindi decidiamo di uscire dal locale e camminare un po'.
- Sei proprio carina stasera. - mi allunga un braccio sulle spalle. Lo lascio fare e gli sorrido.
- Anche tu non sei male. -
- Meglio senza maglia? - scherza, facendomi anche il solletico.
Evito di rispondere e mi sciolgo dal suo abbraccio per scampare al solletico, ma lui mi si riavvicina e come sempre la situazione si fa pericolosa.
- Questa volta potrei non fermarmi. - mi avvisa, guardandomi negli occhi.
- A cosa ti riferisci? - alla mia domanda i suoi occhi si spostano sulle mie labbra.
- Adesso non c'è niente e nessuno a cui dare importanza, sono libero di poterti baciare. -
- In realtà dovresti tener conto di me. - gli dico.
Mi prende i fianchi e mi avvicina ancora di più a lui.
- Vorresti dirmi che non ne hai voglia? - la sua voce si fa più bassa.
Scuoto la testa in senso di negazione.
Sorride.
- Sei incapace di mentire, Sofia. -


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Salve a tutti.
Spero che questo capitolo possa piacervi, anche se, non vedo l'ora possiate leggere quello di domani. Secondo voi, cosa accadrà?
Fatemi sapere.
Ciaooo.

Caro D(i)ario. /COMPLETA/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora