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È passata una settimana dal litigio con Dario, qualche volta ha provato a chiamarmi al telefono e a mandarmi messaggi, ma ho evitato di rispondergli.
Dopo la sfuriata fuori casa con lui, che Rachele ha origliato, io e lei abbiamo più o meno ripreso i rapporti, perché ha capito che non era mia intenzione ferirla.
Ho praticamente snobbato la palestra e avevo anche pensato di annullare l'iscrizione, ma poi ho capito che non sono io quella che deve fuggire e soprattutto, penso che lui non abbia più motivo di continuare a venire, se anche dovesse farlo, probabilmente lo eviterei con tutta me stessa.
Dopo il lavoro quindi ho deciso che farò un salto in palestra, ho bisogno di sfogarmi e di uscire di casa, infatti è anche per questo che domani sera ho voglia di uscire con le mie amiche.
Appena entro nel grande edificio mi dirigo nella sala riservata ai pesi, e per evitare qualsiasi distrazione, ho portato con me le cuffiette per ascoltare la musica.
Resto in quel posto fin quando non mi sento più le braccia e le gambe, sembra non abbiano più sensibilità, sono sudata ed esausta, ma leggera.
Tutta la rabbia che ho covato in questi giorni, l'ho sfogata nel colpire un sacco da box, immaginandolo come se fosse la gigantesca faccia di Dario.
Mi dirigo nello spogliatoio, e appena sono sotto il getto d'acqua calda, sento tutte le cattiverie scivolarmi di dosso.
Mi rivesto, prendo il borsone ed esco, ma appena poco fuori lo spogliatoio alzo lo sguardo e di fronte a me un viso conosciuto rapisce la mia attenzione, è intento a guardare il suo telefono.
Il mio cuore si ferma per un attimo e il respiro mi manca, alza anche lui il suo sguardo e si ferma.
Siamo occhi negli occhi, distanti, ma con le anime ad un passo dal toccarsi.
Dario ha ancora i capelli bagnati, probabilmente per la doccia che ha appena fatto, lo sguardo su di me, e il telefono tra le mani che comincia a suonare.
Abbasso il viso e gli passo di fianco per andare verso l'uscita, ancora sento il suo telefono squillare, lui però non risponde.
Appena sono fuori le porte della palestra mi sento raggiungere da qualcuno che sta correndo.
- Aspetta! - mi dice, ma faccio finta di non aver sentito.
Mi prende per un braccio, mi volto, lo guardo.
Non succede nulla, non una parola, non un gesto, l'unica cosa che fa è guardarmi con uno sguardo di tristezza immensa che a mio avviso sembra immotivata.
Resto lì qualche secondo, poi però il cuore si fa pesante e quindi riprendo per la mia strada.
Non ha senso restare lì a guardarsi.
Vado via e lui mi segue con lo sguardo, me lo sento puntato addosso.
Nella successiva settimana, non ho più visto Dario, né in palestra, né in giro per la città, ha anche smesso di telefonarmi e di scrivermi.
Cesare invece lo incontro spesso, ma non ha mai proferito parola a riguardo e nel profondo gli sono grata.
Però ho da confessare una cosa.
Nonostante tutto quello che Dario ha fatto, non riesco a dimenticarlo e mi manca non vederlo, quindi di riflesso, quando sono in palestra, alzo sempre lo sguardo se qualcuno entra, e ci sono giorni in cui controllo il telefono, sperando che mi chiami, anche se poi, non gli parlerei, ma noi donne siamo strane.
Probabilmente lo faccio perché ho ancora la speranza che qualcosa possa cambiare tra di noi, spero forse che possa succedere qualcosa di inaspettato, che tutto sia uno scherzo e che io e lui un giorno potremmo diventare noi.


Caro D(i)ario. /COMPLETA/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora