17.

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È sabato sera e sono distrutta, ho appena finito di sistemare tutta casa, pulendo ogni minimo spazio, e dato che sono stata una buona casalinga, ho diritto ad un po' di riposo e soprattutto ho bisogno di qualcosa che mi faccia stare bene, quindi chiamo Dario.
Lo invito a casa, non ho le forze per uscire, ma ho una voglia matta di vederlo, perché mi manca.
Non ancora abbiamo avuto opportunità di stare da soli e non abbiamo parlato mai di noi, né come coppia né come "qualunque cosa siamo".
Accetta subito di venire da me, e quindi spero davvero possa dirmi stasera se i suoi comportamenti sono dettati dalla voglia di vedere come potrebbe funzionare tra di noi.
Le nocche, sul legno della porta, battono dopo una ventina di minuti di attesa.
Apro la porta e mi trovo davanti Dario con una bottiglia di vino rosso tra le mani e un sorriso alla quale non so resistere.
- Ti ho portato una cosa. - mi dice alzando la bottiglia.
Lo faccio entrare e subito vado in cucina per aprire il vino e versarlo nei calici. So che gli piace e so che ama soprattutto quello rosso, come quello contenuto in questa bottiglia.
In poco meno di un'ora, tra baci e sorrisi, sguardi e carezze, finiamo l'intera bottiglia e come sempre il vino mi fa un brutto effetto, facendomi diventare brilla.
Nonostante tutto tengo un certo contegno e non degenero, riesco a capire tutto quello che mi dice per fortuna, mi sono fermata giusto in tempo.
- Devo dirti una cosa importante. - esclama.
In quel momento la mia mente viene affollata da mille pensieri, forse sta per dirmi che vuole provare a costruire qualcosa con me, o forse in realtà non gli piaccio abbastanza e sta per darmi una cattiva notizia.
- Dimmi tutto. - cerco di nascondere l'incertezza dei miei pensieri.
- Ieri ho fatto un sogno, nella quale dipingevo cose strane. Dipingevo un quadro con dentro tutte i miei più profondi desideri, con tutte le cose che più vorrei, e le cose buie della mia vita le coloravo con dei colori brillanti, con le mie speranze. Poi è arrivato il tuo momento. - si blocca un attimo e in quel momento spero possa dirmi tutto ciò che prova.
- Ma c'era un mostro dove avrei dovuto dipingere te e così gli ho semplicemente disegnato un paio d'ali. -
Sono confusa, cosa vorrà dire?
- Sei volata via. - conclude.
Sono titubante.
- Credi possa significare qualcosa? - gli chiedo nella speranza che lui possa dirmi le sue emozioni nei miei confronti.
- Non lo so, ma questo sogno mi ha portato a pensare una cosa importante che credo tu debba sapere. -
Ecco, ci siamo.
- Cioè? - mi esce in un filo di voce.
- Voglio scrivere un libro. -
... Sono spiazzata.
Credevo volesse dirmi che gli piaccio e invece nulla.
Ho bisogno di saperlo, perché a distanza di dieci giorni da quel bacio sotto la pioggia, mai mi ha detto cosa prova e io non posso stare qui in bilico.
I baci che ci uniscono ogni volta non sono un valido motivo, perché mi sto innamorando di questo ragazzo e non posso rischiare di soffrire ancora per amore.
- Bello. - è quello che esce dalla mia bocca.
- Ti piace l'idea? - mi chiede portandosi una mano sulla sua barba.
- Certo, ottima idea. - lo vedo sorridere contento della mia risposta.
- Sapevo saresti stata entusiasta di questa cosa. - mi si avvicina e mi bacia.
Lo lascio fare, perché vorrei tanto che quei baci si trasformasse in parole e promesse, vorrei potessero diventare un "proviamoci".
Dario però rincara la dose e la sua mano dalla mia guancia comincia a scendere giù.
Lo blocco.
- Vorrei festeggiare. - mi dice sulle labbra e riprende a baciarmi, riprova a toccarmi e di nuovo lo blocco.
- Non vuoi? - mi chiede staccandosi di colpo.
- No. - dico delusa. 
- Perché no? Credevo ti piacesse. -
Lo guardo e mi chiedo come faccia a non capire.
- Lascia stare. - mi guarda dubbioso e non replica più.
La serata termina poco dopo, con io che fingo un mal di testa improvviso e lui che va via a testa bassa.

Caro D(i)ario. /COMPLETA/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora