L'attesa può fare più male di un macigno.
L'attesa di una telefonata, di una lettera, della risposta a una domanda che ti preme da tempo o anche solo da cinque minuti.
O da tutta la vita.
L'attesa di un amore che non arriverà mai.
L'attesa quando aspetti qualcuno, può ucciderti.
Mi dicevo che ero solo un ragazzino smorfioso e viziato, se stavo male io, come dovevano sentirsi allora le donne che aspettavano che i loro compagni tornassero dalla guerra?
Che non sapevano se erano ancora vivi o morti?
Quando vidi mio fratello tornare però, mi dissi che no, non ero esagerato.
Lui era la ragione per cui io vivessi e non aveva importanza se ero talmente sdolcinato da farmi venire il diabete.
Lo vedevo chiacchierare in corridoio con gli amici, ridere e scherzare.
Mi sentii ribollire il sangue, stava a perdere tempo con questi idioti, invece di venire a salutarmi?
Non lo chiamai, sapevo che se l'avrei fatto, non sarei riuscito a raggiungerlo.
Gli arrivai alle spalle e lo abbracciai.
Lo abbracciai da dietro e lui smise di parlare, atterrito.
Lo sentii soffocare un respiro e tremare contro di me. Il volto degli altri compagni era basito.
Da molto tempo non sentivo mio fratello così spiazzato.
Lo girai verso di me, bruscamente, premendomelo contro il petto.
Lui era ancora immobilizzato e si lasciò girare, come se fosse una bambola di pezza.
Sorrisi, mio malgrado, avevo ancora dell'ascendente su di lui, tutto sommato.
E non importava nemmeno il fatto che tra qualche minuto mi avrebbe urlato inferocito per la figura che gli avevo fatto fare con i suoi compagni, non importava se mi avrebbe odiato.
Questo momento, sentire il suo respiro affannato sul mio petto, anche se non ricambiava l'abbraccio, lo sentivo tremante, questo momento, valeva tutto.
Poi però Regulus, si spostò da me, spingendomi indietro, sapevo l'avrebbe fatto, ma ciò non mi impedì comunque di sentire il mio mondo crollare di nuovo.
"Controllati." Disse piano, con sguardo feroce.
Sembrava una tigre in gabbia, ma era sempre lui.
I suoi amici ridacchiavano sommessamente, imbarazzati.
"Forse dovresti dirlo alla tua cassa toracica, sembra una cassa stereo impazzita. Tum tum tum, tum."
Regulus mi spinse via di nuovo.
"Lasciami in pace, Sirius, non era forse abbastanza eloquente il mio silenzio?"
Ruggii piano e gli presi il polso, seppur delicatamente. "No, sei mio fratello e non esistono silenzi, che io non posso abbattere."
"Smettila, sei ridicolo." Disse Regulus, gettando un'occhiata imbarazzata ai suoi compagni.
Sbuffai. "Non mi importa. Come quel muro, ricordi, Regulus? Tu lo disintegrasti quella volta, per venire da me, ricordi?"
"Eravamo dei bambini." disse Regulus.
Lo lasciali andare, guardandolo sconsolato.
"Tu te ne sei andato, quindi adesso che cosa vuoi da me?"
Fece per andar via, ma lo richiamai.
"Ho rotto i rapporti con loro, ma non con te, Regulus! Non l'ho mai voluto."
Regulus si fermò, sembrava un po' indeciso, poi disse tentennante:
"Faremo una festa nella sala di Serpeverde, stasera. Se vuoi venire."
Era un tacito accordo, della serie "vieni se non vuoi perdermi." Una richiesta, un tacito ricatto, se avessi rifiutato, non mi avrebbe teso un'altra mano.
Volevo protestare, arrabbiarmi per il ricatto, sapeva quanto odiavo stare con i Serpeverde, e voleva addirittura che andassi a una festa nella loro sala comune a farmi prendere gli insulti dai suoi compagni?
Ma sapevo che era la prima mano che mi stava porgendo da tanto tempo.
Quindi dissi sì.
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Verde e oro
FanficQuesta uno spin off della ff della serie Harry Potter 2.0. Trovate nella serie tutte le fanfiction collegate. E se Regulus fosse stato così buono che la sua luce avrebbe potuto disegnare le costellazioni e illuminare le stelle dentro gli occhi di su...