4. In stile Kate Middleton

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Appurato che no, il pigiama non è un indumento adatto per una cena in una casa aristocratica, chiudo la porta, poggiandoci le spalle sconsolata.

Scorpius riemerge dal lato interno del letto dietro il quale si era lanciato. I capelli biondi incasinati e un sorriso sornione sulle labbra.

Tutto ciò è così fraintendibile.

«Spiegami perché voi ricchi avete la mania di indossare vestiti scomodi per mangiare» chiedo, fissandolo con eloquenza, come a volergli trasmettere il mio profondo disappunto.

Lui, in risposta, scrolla le spalle, tornando a sedersi su quello che dovrebbe essere il mio dannato materasso. «Non lo so» ammette, gli occhi grigi che soppesano con freddo divertimento la mia figura. «Forse ne abbiamo talmente tanti che per non sprecarli, li mettiamo anche a casa»

«È stupido» sbotto, ma in realtà non mi interessa minimamente di quello che fanno con i loro completi eleganti, purché non mi costringano ad indossarne uno, come in questo caso. «Basta comprare meno vestiti. Ora vattene, devo cambiarmi»

«Colgo una leggera sfumatura perversa: mi stai forse dicendo che sono troppo vestito?»

«Ti sto dicendo che te ne devi andare!» accompagno l'affermazione con un ampio gesto della mano, in modo da rendere il significato più semplice al suo cervello bacato.

«Va bene, Weasley, rilassati» alza gli occhi al cielo, come se qui quello scocciato fosse lui. Balza in piedi e mi raggiunge in pochi passi, con l'andatura cadenzata e l'immancabile ghigno sornione sulle labbra. «Ma tornerò»

«E io sbarrerò la porta»

Trattiene un sorriso divertito e lascia la stanza, sorpassandomi. Nel farlo un'ondata del suo profumo mi travolge le narici, non riesco ad identificarne l'aroma precisa, ma so per certo che è buonissimo.

Se qualcuno, comunque, dovesse mai chiedermi di cosa odora Scorpius Malfoy, e può succedere, non è una domanda tanto bizzarra, allora io risponderei di merda, perché in fin dei conti è quello che lui è.

Sbuffo infastidita e mi tuffo nella mia valigia, alla ricerca di qualcosa di non troppo eccentrico e che assomigli vagamente ad un vestito che indosserebbe Kate Middleton.

***

Tiro più in basso l'orlo del mio tubino, pentendomi di aver comprato nel corso della mia vita, solo roba per puttaneggiare allegramente in giro.

Il corridoio fuori dalla mia stanza è scuro, quasi buio. Davanti ai mei occhi si stagliano lateralmente una ventina di porte che a me sembrano tutte uguali. Busso ad un paio di esse, scelte completamente a caso, nella speranza di trovare quella di Dominique.

Mi chiedo come sia possibile orientarsi in un posto del genere.

Costato che no, quelle alle quali ho bussato non sono la camera della mia migliore amica, quando mi appaiono davanti le teste rosse di Fred e mio fratello Hugo.

«Ehi cugina sei uno schianto!» urla il primo, il tono di voce di tre ottave più alto come un vero Weasley che si rispetti.

Sorrido fingendomi modesta. «Grazie, lo so»

«Cosa vuoi, Rose?» mi chiede burbero il mio adorato fratellino, con la mano già pronta a chiudermi la porta in faccia.

«Da te niente» gli faccio la linguaccia e lui storce le labbra nascondendo un certo, se pur minimo, divertimento. «Scendo per la cena, venite?»

«Ci stavo provando, ma mi hai interrotto» confessa Hugo, il viso chiaro e lentigginoso da bravo ragazzo che stona con la sua anima ribelle, come la mia.

«Merlino» impreco. «Non volevo saperlo» arriccio il naso e mio fratello sparisce nuovamente nella sua stanza, abbastanza seccato.

Fred si scosta leggermente dalla porta per permettermi di vedere all'interno. James è sdraiato sul suo letto, in mutande e calzini, con una rivista di Quidditch tra le mani, accenna un saluto non appena mi vede. «Ci vestiamo e ti raggiungiamo, penso che a Malfoy verrebbe un colpo se ci vedesse così nella sua sala da pranzo»

«Ricevuto» li congedo e mi allontano.

***

La tavola è grande, troppo, per le uniche due persone che abitano al Manor. Le posate lucidate e i bicchieri di cristallo scintillano sotto la luce del grande lampadario, appeso al centro della sala. Il tacchino fumante di nonna Molly stona in mezzo a tutto quel lusso. Avverto un vago senso di disagio.

Mi siedo, esitando abbastanza sulla scelta del posto, alla fine opto per quello accanto a Roxanne, una delle poche ad essere già arrivate.

La sedia alla mia destra e vuota, e io spero con tutto il cuore che non venga successivamente occupata dalle chiappe di Malfoy. Si diverte a stuzzicarmi, l'idiota. Persino stare seduta vicino a zio Percy sarebbe meglio.

Roxanne si sporge verso di me, i vibranti ricci rossi che le incorniciano il viso mulatto. «Ci vediamo in camera di Albus a mezzanotte in punto. Passaparola» sussurra.

Annuisco, con la netta sensazione che finalmente ci sarà da divertirsi.

Nel frattempo i mei cugini iniziano a riversarsi rumorosi nella sala da pranzo, Dominique si fionda ad occupare il posto libero al mio fianco. «Cheríe» erompe. «Non sai che bel sonnellino ho schiacciato, senza di te che ti muovi come un cavallo nel letto!»

«Anche per me sarà stupendo non svegliarmi, domani mattina, con i tuoi capelli in bocca»

Albus si inserisce nella nostra conversazione, dopo essersi seduto sulla sedia davanti a Dom, e perciò a causa del suo gesto, il mio corpo viene impossessato dalla consapevolezza che avrò Scorpius di fronte per tutta la cena.

Infatti eccolo che arriva, camminando baldanzoso con le mani infilate nelle tasche del suo completo elegante.

Ammetto che non è niente male.

***

La cena inizia e prosegue tranquilla, forse in modo un po' troppo noioso per i mei standard decisamente poco aristocratici. Inoltre, senza volerlo, ho rovinato un bel centrotavola che di centrotavola non aveva proprio niente. E chi lo sapeva che i cestini del pane sono solo decorativi?

Sbuffo; mi pulisco le labbra con il tovagliolo e annuisco distratta a Dominique che mi racconta della sua ultima conquista in francese, in modo che gli altri non possano capirci - la lingua madre di zia Fleur, infatti, è un po' il nostro codice segreto, visto che siamo in pochi a saperlo parlare nella nostra famiglia.

Mi rianimo tutta d'un colpo solo quando la gamba di Scorpius, sotto il tavolo, sfiora la mia. Avverto la stoffa dei suoi pantaloni a contatto con la pelle nuda del mio polpaccio, mi scosto di scatto. Fatto sta che lui non sembra neanche essersi accorto del nostro breve scontro, infatti continua a chiacchierare indisturbato con i miei cugini, e se solo le sue labbra non si fossero stirate brevemente in un sorriso divertito, avrei pensato che non l'avesse fatto apposta.

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