Albus
Il venticinque dicembre è un giorno di festa. Lo è per tutti, sfiga inclusa, quindi immagino che oggi persino lei si sia presa il giorno libero, permettendomi così di impersonificare il ruolo del vincente almeno una volta.
È per questo che adesso, in mutande e calzini - fa caldo nella mia stanza, ci tengo a chiarire, non è come se io avessi un qualche problema con l'indossare dei vestiti (io, al contrario di James, sono sano di mente) - mi affaccio in corridoio con un sorriso raggiante. Percepisco la fortuna che mi scorre nelle vene, conquisterò Cassie, me lo sento.
Sono talmente emozionato che non riesco a tenere a bada mei pugni, i quali schizzano in alto e iniziano a bussare freneticamente a tutte le stanze che mi si parano davanti. Non sono uno sfigato e tutti devono saperlo.
Oggi non c'è niente che possa andare storto, per questo quando arrivo davanti alla camera di Cassie, dopo essermi rigorosamente passato una mano tra i capelli per evitare di assomigliare ad uno che è appena stato fulminato, mi faccio carico di coraggio e busso con delicatezza.
La mia testa è piena di pensieri, ho un discorso elaborato nei minimi dettagli dentro la mia testa: questa volta non parlerò di piccioni.
Mi schiarisco la voce, rendendomi conto solo ora della mia semi-nudità e che non è questo il modo giusto per fare colpo, lo dico per esperienza. Perciò spalanco gli occhi e mi preparo a fare retromarcia, per poter conservare quel briciolo di dignità che mi resta.
Cassie, però, apre la porta improvvisamente, apparendo sulla soglia in tutto il suo splendore: ha una strana maschera azzurra spalmata sul viso e dei bigodini colorati tra i capelli scuri. È talmente bella che non riesco a distogliere lo sguardo, me ne resto immobile con la bocca aperta e un piede sollevato pronto alla fuga.
«Buongiorno al ritorno!» esclama raggiante, squadrandomi con un sorriso scanzonato. «Vuoi raggiungermi nel forno?»
La fisso estasiato ed estremamente compiaciuto, perché mi sta rivolgendo la parola nonostante io le abbia dato del piccione. Certo, non ho capito nulla di ciò che ha detto, ma va bene comunque.
Cassie solleva le sopracciglia in attesa di una risposta. Comprendo che con forno intende la sua camera solo quando si sposta di lato per permettermi di entrare.
Mi ha invitato nella sua stanza.
La sua stanza.
Oh per tutti i sacrosanti tanga zebrati di Morgana.
•••
RoseMi sveglio di soprassalto quando avverto qualcuno bussare freneticamente alla porta come un pazzo. So che si tratta di Albus, perché lo fa ogni Natale e poi perché riesco a sentire la sua voce squillante che augura a tutti pace e amore. Vorrei strozzarlo, sul serio. Sbuffo infastidita e faccio per girarmi sull'altro fianco, delle braccia strette attorno alla mia vita, però, me lo impediscono.
Sollevo appena le palpebre. Scorpius sta ancora dormendo beatamente, lo so anche se tiene il viso nascosto nell'incavo del mio collo: posso intuirlo dal suo respiro che si infrange a tratti regolari sulla mia pelle.
Passo le dita tra i suoi capelli arruffati, ma solo perché sono a portata di mano, e lentamente mi districo dalla sua presa per potermi alzare.
Sarebbe imbarazzante se si svegliasse con il viso a due centimetri dal mio. Gli lancio un'ultima occhiata, prima di infilarmi le ciabatte ai piedi e cercare di sistemarmi i capelli.
Non so perché ma ho la tachicardia, mi sento strana, forse sto morendo.
Raggiungo in punta di piedi la finestra, sbirciando per un attimo oltre il vetro congelato: la neve ricopre l'intero davanzale e l'erba dei giardini su cui affaccia la mia camera. È tutto così uniformemente bianco che pare che il mondo abbia perso colore.
Accosto le tende, in modo che la luce smetta di inondare la stanza. Poi mi dirigo verso il baule per cercare qualcosa di decente da mettermi. È Natale d'altronde, e io in quanto prezioso regalo per l'umanità devo essere bellissima.
•••
ScorpiusLa guardo con le mani dietro la testa e un sorriso scanzonato sulle labbra, comodamente disteso sui cuscini. Riesco ancora a percepire il calore del suo corpo sul materasso, sposto una gamba in modo da distenderla dove prima c'era lei.
Ho dormito bene e ora che non rischio più di collassare in preda ad un attacco di sonno, mi sento di nuovo padrone di me stesso e delle mie emozioni.
Rose si sta truccando davanti allo specchio. Il problema è che lei non se ne sta tranquillamente seduta sulla sedia come tutte le persone normali, perché nessuno che faccia di cognome Weasley è di per sé normale, ma bensì è piegata in avanti con i gomiti poggiati sulla scrivania. La gonna che indossa rivela talmente tanta pelle che i mei occhi si rifiutano di distogliere lo sguardo.
Inoltre, a mettere maggiormente a dura prova il mio povero e dolorante "problemino mattutino" è il fatto che Rose, con le cuffiette nelle orecchie, sia intenta ad ancheggiare lentamente senza sapere, o ignorando, di starmi offrendo una visuale niente male.
Scosto le coperte e mi alzo dal letto stiracchiandomi. Mentirei se dicessi di non aver lasciato che la mia maglietta si sollevasse di proposito e rivelasse gli addominali. Ciononostante lei non sembra neanche essersi accorta della mia presenza.
Non soddisfatto dell'inesistente attenzione che sto ricevendo, decido di avvicinarmi e di sedermi scompostamente sulla sedia che non sta utilizzando. Solo quando il mio sedere si schianta sul legno in modo affatto delicato, lei si volta di scatto e balza indietro dallo spavento, tracciandosi un striscia di rossetto su una guancia.
«Buongiorno» esclamo rilassato, con un sogghigno divertito.
Lei invece mi fulmina, si toglie una cuffietta e urla «Malfoy!» a voce talmente alta che probabilmente l'hanno sentita fino in Messico.
«Si, è il mio nome»
E mi piacerebbe che lo gridassi in un altro contesto.
Rotea gli occhi, puntandomi contro il suo rossetto come se avesse intenzione di iniziare a scarabocchiare sulla mia faccia da un momento all'altro. «Russi, te lo hanno mai detto? Sei quasi peggio di Dominique e lei sembra un elefante asmatico»
«Tu invece ti muovi come un cavallo» la punzecchio, assottigliando appena lo sguardo.
Si stringe nelle spalle altezzosa, tornando a concentrarsi sulla sua immagine allo specchio. «Eppure mi sembri piuttosto riposato» esclama.
«Infatti è così, non mi stavo lamentando»
Mi lancia una rapida occhiata di traverso e non risponde.
Non so cosa mi prende, ma il fatto che lei non mi stia minimante calcolando mi infastidisce parecchio. Vorrei sbuffare indignato e tirarle i capelli - le punte le sfiorano la base della schiena su cui cade inevitabilmente il mio sguardo - per ricordarle della mia presenza. Però non lo faccio, perché ho diciassette anni e non sono un bambino, ma bensì Scorpius Malfoy, l'adolescente con più dignità al mondo.
Decido che però devo assolutamente fare qualcosa, perciò lascio che la mia mano le scivoli su un fianco. Subito Rose si volta sollevando le sopracciglia come a volermi chiedere "che cavolo stai facendo?". Ignoro la sua implicita domanda, mi limito ad ammiccarle giocoso ed a trascinarla seduta sulle mie gambe.
Lei in un primo momento si irrigidisce, poi scuote la testa. «Malfoy, hai un patologico bisogno di attenzioni»
Scrollo le spalle. «Sono egocentrico, che posso farci»
Rose nasconde un sorriso. Torna a puntare i gomiti sulla scrivania e riprende tranquillamente a truccarsi. Mi rilasso sulla sedia, perché adesso va decisamente meglio.
Poggio il mento sulla sua spalla e ascolto soddisfatto il suono lontano della musica nelle sue cuffiette.
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Electric Soul
FanfictionLa vita è una grande carogna, io lo so bene, non a caso mi chiamo Rose Weasley e sono la prima di due figli e la settima di tanti cugini. I segreti, in casa mia, sono all'ordine del giorno. Per sopravvivere alla Tana, bisogna mentire con stile: no n...