27. Piano decennale di rimorchio

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Albus

Ci sono tre cose che un giovane uomo dovrebbe sapere prima di cimentarsi in una relazione: i preliminari sono molto importanti, comunicare è fondamentale anche se parecchio noioso, ma soprattutto, pensare di passarla liscia dopo aver scaraventato le proprie ragazze giù dal letto è l'errore più grande che un ragazzo possa mai fare.

La vendetta arriva sempre, a volte lo fa in silenzio, altre in modo rumoroso e palese. Nel mio caso, in ritardo e armata di tanto, tanto ghiaccio.

Pensavo che sarebbe stata una giornata normale come le altre: Rose con il settantanove percento di probabilità di far saltare in aria la cucina, preparando il suo disgustoso pollo. Scorpius incazzato con il mondo per motivi più o meno significativi, e Fred intento a cantare a squarcia gola "The wild boys" per incitare il resto dei mei cugini a costruire un fortino di sedie.

Di certo non immaginavo che sarei finito con il culo dentro la piscina mezza ghiacciata del mio migliore amico, indossando, per di più, la mia maglietta preferita.

Sono seduto sotto il portico con un asciugamano giallo canarino poggiato sulle spalle - che indubbiamente non mi appartiene, perché mai a poi mai mi comprerei un oggetto dello stesso colore dell'urina - mentre Cassie, con la faccia chiaramente colpevole, mi punta contro la sua bacchetta per asciugarmi.

Molly, accovacciata al mio fianco, mi accarezza la guancia bagnata e ruvida di barba, sfoggiando un sorriso sornione che lascia perfettamente intendere quanto ciò la diverta. I suoi capelli rossi aggrovigliati profumano di cannella e per un attimo sono tentato di graziarla con la mia magnanimità e non vendicarmi della loro vendetta. Tuttavia, appena inizio a battere i denti dal freddo, torno in me.

Potrei afferrarla senza problemi e scaraventarla in piscina, ma non sarebbe saggio intraprendere una battaglia del genere con lei: ci tengo alla mia vita. Perciò mi limito a scuotere la testa come un cane dispettoso appena uscito dall'acqua, per schizzarla e vederla indietreggiare oltraggiata. Adesso va meglio, perché quello che sta sogghignando sono io.

«Dovevamo farlo» esclama Cassie, splendente e bellissima come sempre. I capelli neri legati in una treccia che le ricade sulla spalla e il cappotto rosa che la fa sembrare una fata. «Adesso la pace e l'armonia sono ristabilite. Spero che tu non vada in ipotermia, perché altrimenti dovremo darti fuoco»

«Allora avvicinati e scaldami» le ammicco, affatto arrabbiato ma con il vago sospetto che le dita del mio piede destro siano congelate.

Con un braccio riattiro Molly verso di me, stringendomela contro un fianco, e attendo che Cassie faccia lo stesso.

Non so spiegare come mi sento, perché con le parole non sono mai stato bravo - ne è come conferma il complimento del piccione che da adesso in poi mi tormenterà per il resto della vita - ma so che sono felice.

Non me lo aspettavo, a dire la verità. Il mio piano di rimorchio decennale prevedeva che avrei raggiunto il picco massimo della gioia solo sposando Cassie. Non avevo tenuto in considerazione che il futuro, spesso, non è mai ce lo immaginiamo. Non a caso non credevo mica che mi sarei ritrovato schiacciato tra due ragazze come un hamburger tra due fette di pane. Ma devo dire che il nostro è un panino niente male, molto affiatato.

«Quindi noi siamo un troppia» dico all'improvviso, sicuro di me.

«Cosa?»

«Troia?»

Chiedo all'unisono Cassie e Molly, fissandomi come se il bagno nel ghiaccio mi avesse mandato in tilt i neuroni.

«Una troppia» ripeto, muovendo le sopracciglia con insistenza per rendere il concetto più chiaro. «È una coppia di tre persone: troppia!» sono così fiero della nuova parola che ho appena inventato, che sento l'impellente bisogno di fare un cartellone gigantesco e sventolarla in faccia al mondo.

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