La vita è una grande carogna, io lo so bene, non a caso mi chiamo Rose Weasley e sono la prima di due figli e la settima di tanti cugini. I segreti, in casa mia, sono all'ordine del giorno. Per sopravvivere alla Tana, bisogna mentire con stile: no n...
La mia camera da letto alla Tana — e con mia intendo chiaramente nostra (di me medesima, Dominique, Roxanne e di un ipotetico ospite che avrà come ingrato compito quello di dormire sulla brandina sbilenca che usiamo come secondo armadio) — è un pugno in un occhio. O almeno, lo è dopo aver passato quasi un mese nel Manor più lussuoso in cui avessi mai messo piede, quindi l'unico.
Tuttavia, sono contenta di rivedere la montagna di scarpe che sembra salutarmi in un angolo, la mensola piena di libri fino a scoppiare che prima o poi ci cadrà in testa, e di sentire i passi da elefante di James nella stanza di sopra. Tutto questo grida casa (ma anche: Rose metti subito in ordine prima che tua madre veda questo disastro).
Vado ad aprire la finestra mentre Scorpius, dietro di me, arranca su per le scale trascinando il mio baule. Non è una passeggiata issare per tre scricchiolanti rampe di gradini un bagaglio pesante come due persone adulte. Per fortuna, c'è il mio ragazzo pronto a portarlo per me.
A Scorpius fa piacere, soprattutto perché vuole dimostrare di non essere un inutile damerino ma bensì un galante gentiluomo, in modo da ottenere l'approvazione dell'individuo guardingo e assatanato che lo fissa in lontananza, anche chiamato Ronald Weasley, mio padre.
«Ma cosa c'è qui dentro?» sbotta poggiando la schiena contro la parete per riprendere fiato, dopo aver chiuso la porta.
Lascio che il vento mi smuova i capelli. Mi volto e gli faccio un'occhiolino. «Tutta l'argenteria che ti ho rubato» replico.
Lui sogghigna, avanzando di un passo. «E a cosa ti servono le mie posate? Tu mangi con le mani come gli animali, mia cara»
Alzo gli occhi al cielo e mi fingo indignata. «Non chiamarmi "mia cara" pezzo di scemo» esclamo, pronta a ignorare la sua presenza da qui fino a quando non si prostrerà ai miei piedi per chiedere perdono.
Il mio piano non funziona, ovviamente, perché neanche mezzo secondo più tardi lui mi ha afferra tra le sue braccia, e io non riesco a non arrossire come una stupida. «Come desideri, mia cara. Tutto quello che vuoi» dice piano, ogni arto che freme sotto il suo tocco. Non perdo tempo ad arrabbiarmi.
Passo le mani tra i suoi capelli, le ciocche bionde che mi scorrono tra le dita lisce e morbide come seta. Il suo sorriso mi si infrange sulla pelle, riesco a percepirlo caldo e scanzonato proprio sotto l'orecchio. Di proposito, mi appendo con forza al suo collo e lo tiro giù, trascinandolo sopra di me, sul materasso.
Le sue labbra scivolano dal collo al petto, sfiorano la pelle, una carezza leggera sopra la scollatura. Inclino la testa all'indietro, qualcosa di insistente che inizia a premere tra le cosce, attraverso gli strati dei vestiti. Alzo le braccia, le sue dita che subito afferrano l'estremità del maglione e lo tirano via, lasciandomi esposta al suo sguardo.
Non so nelle case normali, abitate da gente normale e con un normale senso della privacy, ma in casa mia — che è la definizione per eccellenza di anormalità — nessuno bussa mai prima di entrare in una stanza. Qualunque essa sia. Neanche in bagno si è al sicuro. Perciò, quando si vuole avere un attimo di intimità, le opzioni per non essere colti in flagrante sono solo due: sbarrare la porta (questo non esclude che uno dei miei parenti sia pronto a buttarla giù a suon di bombarda) oppure, tenere le orecchie aperte e imparare a distinguere ogni minimo suono.
Non per vantarmi, ma io sono un asso in entrambi. Anche nella demolizione di porte, ad essere onesta.
Quando spingo Scorpius giù dal letto, perciò, so esattamente quello che sto facendo. Un rumore di passi risuona in corridoio, diretto proprio verso camera mia-nostra.
Sono del tutto impazzita? Mi domanda la faccia sconvolta della principessa con il culo bianco a terra. La risposta è no, sono una Weasley con i fiocchi. Inoltre, non mi lancerei in supposizioni azzardate, ma dallo scricchiolio del pavimento deduco che sia uno dei miei zii più pesanti. Bill, forse.
Rose Holmes a rapporto, gente.
Nascondersi è la parola chiave che mi rimbomba in testa. Facile a dirsi.
E adesso la parte più scocca di me si chiede: come faccio a far entrare un ragazzo alto quasi un metro e novanta, con due spalle talmente larghe da poter sostituire le colonne portarti del soffitto in un armadio? Impossibile. Semplice. A meno che oltre le ante piene di adesivi non ci sia Narnia. E non c'è, ho controllato.
Però, per fortuna, la parte intelligente di me (quella Granger) mi ricorda che sono una strega, e che questa casa è così piena di magia che nessuno si accorgerà mai se una minorenne esegue un semplice incantesimo per estendere l'interno di un armadio. Cosa che faccio un un lampo, sollevando appena le labbra per recitare nella mia testa, quindi in modo non verbale, le parole giuste.
Scorpius è così confuso quando lo lancio su pile spiegazzate di vestiti, che non mi stupirei se iniziasse a colpirsi da solo.
Sono sopra di lui un attimo dopo, perché d'altronde la mia faccia e i mei capelli hanno l'aspetto più peccaminoso e colpevole d'Inghilterra — come se il fatto di non avere una maglietta addosso non fosse abbastanza — ed è risaputo che i mei parenti abbiano un radar speciale per qualsiasi cosa sia colpevole. Chiudo le ante proprio mentre la porta si apre.
«Non posso negare che tutto ciò sia eccitante, ma...» copro la bocca spara idiozie di Scorpius con una mano.
Zio Bill (chiamatemi pure Divina Rose Sherlock Weasley Holmes) entra in stanza con un cesto di panni puliti e lo posa sulla scrivania. Si osserva attorno con circospezione, raccoglie il mio maglione dal pavimento e lo fissa corrucciato. Infine raccatta anche un paio di calzini sporchi, un pigiama macchiato di maionese ed esce come se niente fosse.
Tiro un sospiro di sollievo e Scorpius, per attirare la mia attenzione, solleva in modo provocante il bacino. Il suo inguine è chiaramente divertito dalla situazione. Sussulto e lui ridacchia, la mia mano ancora premuta sulla sua bocca. Mi affretto a toglierla.
Abbasso il viso per avvicinarlo al suo, la luce che entra da piccoli spirargli sembra brillargli negli occhi. Vestiti flosci appesi alle stampelle mi penzolano sopra la testa. Ed è adesso che capisco cosa intendeva l'attrice Joan Crawford con: "L'amore è fuoco. Ma non sai se scalderà il cuore o brucerà la tua casa." Non serve avere un chissà quale bagaglio culturale per comprenderlo, mi sbagliavo, bisogna solo iniziare a vedere rosa.
Rosa come la categoria dei libri d'amore che tanto disprezzavo, che mi facevano venire l'orticaria solo a sentirli nominare. Rosa come il colore che mi fa sembrare un gamberetto e come la sfumatura che ha preso la mia vita.
Sono la protagonista con gli occhi a forma di cuore.
E mi piace.
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Fine.
Sono contenta di aver portato a termine questo "viaggio" con tutti voi lettori. Vi ringrazio, perché i commenti che mi lasciate sotto i capitoli mi fanno sempre sorridere.
Questa storia ha preso una piega che non mi aspettavo, ma devo dire che alla fine sono contenta. Spero che vi sia piaciuta.