-C-Ciao Andrès-
Dico io imbarazzata, sperando dentro di me solo una cosa:
Che non abbia sentito la chiamata.
-Preferirei che tu mi chiamassi signor De Fonollosa-
Dice lui con tono freddo.
Ed il mio unico momento felice è stato distrutto.
Ho tradito la sua fiducia.. E se mi assomiglia davvero, non sarà per niente facile riconquistarla. Perché mi preoccupo di un uomo che ho baciato una sola volta?
Beh, perché anche se non so ancora la VERA definizione e il significato della parola AMORE, io penso di essermi innamorata.
-Allora.. Signor De Fonollosa- dico con tono ironico ma al contempo insicuro sperando che finisca tutto con il solito sorriso da parte di entrambi.
-Anche lei dovrà avere meno confidenze nei miei confronti-
Dico io mentre osservo attentamente il suo sguardo.
L'ho ferito? No poco probabile.
È incazzato? Forse.
Ma di una cosa sono certa, l'ho deluso.
Lui mi guarda con uno sguardo così freddo che farebbe venire i brividi persino ai pinguini.
-No Aurora, non sto scherzando, per una volta sono serio e non ironico... E tu lo hai capito benissimo-
Lo guardo intensamente. Non so cosa fare, scusarmi sarebbe come partire subito in difesa,far finta di nulla porterebbe a far si che lui pensi che io sia a maggior ragione una merda.
Lui mi guarda si sistema la camicia e mi volta le spalle. A-Andrès, aspetta ti prego-
-Ti ho appena detto che non voglio che tu mi chiami per nome, intesi? -
Non dico una parola e lo seguo.
Esce dall'atrio arrivando alla strada.
Arriva di sull'estremitá del marciapiede lui si gira e si accorge della mia presenza.
-And-Singor De Fonollosa- dico cercando di far sembrare la cosa il più serio possibile.
-No, non dirmi niente-
-No aspetta- dico io,sento un fuoco bruciare dentro di me.
Improvvisamente da quelle nuvole cariche d'acqua appena visibili per via del buio della sera, iniziano a scendere pesanti goccie d'acqua.
-Sta piovendo, devo andare. -
Dice lui con tono freddo ed impassibile.
-No, ti prego. Sali un attimo da me, e parliamone-
Lui non dice una parola, saliamo le scale e apro la porta di casa.
-Posso offrirti un bicchiere di vino? -
Lui mi squadra dalla testa ai piedi senza darmi risposta.
-Cosa pensavi? Eh?! -
-ma cos- lui mi interrompe bruscamente.
-Pensavi di portare a letto anche me non è vero? -
Io abbasso lo sguardo senza parlare
-Non è vero?! - dice lui alzando il tono di voce.
Ho gli occhi lucidi. Mi sento stupida. Abbasso ancora di più lo sguardo e non dico una parola.
-Ah giusto... Io sono il "Puttaniere". Quello che scopa con tutte le donne che trova. Certo di me si può dire tutto, sono egocentrico e ho qualche difetto , ma di certo non sarà una puttanella come te a farmeli notare-
Mi scende una lacrima che brucia come se scendesse lava sulla mia guancia.
-Vai fuori! -
Lui non si muove nemmeno di un centimetro.
-Esci fuori da questa cazzo di casa! -
Grido. Mi sento uno schifo. Mi sento una stupida ragazzina.
Lui mi guarda e inizia il suo discorso con una risatina ironica.
Si avvicina a me e mi sfiora il viso per poi alzarmi la faccia dal mento delicatamente.
-Cosa cazzo ridi?! -
Urlo io.
-Ti sembra divertente?! -
-Shhh. Non ti agitare così tanto.
È esattamente ciò che doveva accadere-
Dice lui con tono soddisfatto.
-C-cosa? -
Dico asciugando le lacrime.
-Dovevi aprirti con me, e mostrando le tue lacrime lo hai fatto-
Lo guardo negli occhi.
-Ma per quanto riguarda la chiamata, c'è ancora una questione in sospeso- dice lui diventando di nuovo freddo e rigido.
-Andrés, tu devi credermi. -
Lui volta gli occhi al cielo e io gli preso la faccia tra le mani e lo obbligo a guardarmi.
-Se sei qua ora, se ti ho baciato ieri al bar davanti a tutte quelle persone, è per un motivo e- lui mi interrompe appoggiandomi un dito sulle labbra -Lo so- mi sussurra poi nella orecchio.
Lui inizia a baciarmi il collo appassionatamente.
Mi faccio sfuggire un gemito ma cerco subito di ricompormi.
Non voglio cedere così in fretta .
Deve desiderarmi davvero.
-E sentiamo Signor- mi interrompe staccandosi da me -la smettiamo con tutte queste formalità? - dice lui con tono ironico -Oh certo, perché adesso pensi di essere chissà chi. Perché ora pensi che mi hai in pugno e che siamo a tanto così dal fare una bella scopata, non è vero? - chiedo io com un mezzo sorriso sulle labbra.
-Shh... Non mi serve una risposta. Ti sei appena accorto che non sono una ragazzina come credevi non è vero? . - dico io.
Dopo le mie parole cala il totale silenzio nella stanza. Mi guarda per qualche secondo trasmettendomi un emozione mista Disagio e attrazione.
Lo sento, lo sento cazzo. È insicuro, non sa cosa fare, e cosa che più mi diverte: rimane impassibile, il suo classico sguardo da strafottente del cazzo.
-Bene, bene, bene. La situazione si fa difficile. Sentimi bene. Non sono un ragazzino. Quindi non fare cazz-
Mi avvicino lentamente a lui, e inizio a baciarlo, interrompendolo.
-Pensavi davvero che ti avrei lasciato andare cosi in fretta? - gli sussurro io nell orecchio.
Non mi riconosco più. Mi sento una stupida quindicenne in preda all'amore.
Lui mi bacia con foga scendendo sempre di più.
Io inizio sbottonargli la camicia e lui mi toglie la maglia facendo il più in fretta possibile pur di continuare a baciarmi il collo. gli metto le mani fra i capelli e lui inizia a baciarmi sulle labbra distogliendo l'attenzione dal mio collo.
Io gli inizio a slacciare la cintura.
Lui a quel punto mi prende in braccio facendo appoggiare le mie gambe su i suoi fianchi.
-Dov'è la tua camera da letto? - mi sussurra con il fiatone.
Lo Guido fino alla mia camera tra un bacio e l'altro.
Cerca continuamente di prendere il comando. È lil nostro primo momento, lo lascio fare, non voglio fare troppe polemiche, in fondo, non posso lamentarsi del momento, sto più che bene.
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~A "ROBBED" LOVE~
RomansLui,un uomo considerato "difficile". Un carattere che non passa inosservato . Incompreso da molti, capito da pochi. Ha creduto nell'amore rendendosi poi conto che nessuno potrà mai amarlo come vorrebbe. Lei ,una ragazza stranamente definibile quasi...