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(t/n)'s pov

tutto iniziò in una calda mattinata, il lavoro mi era appena stato assegnato e già sentivo i profumo degli incassi che mi avrebbe portato sul mio conto bancario, non avevo bisogno di nient altro.

invece eccomi qua con i risultati medici dell ospedale sulle mani, bagnati da lacrime che escono senza una fine dai miei occhi così stanchi di rimanere aperti, così stanchi di sopportare ancora.

non pangere, non piangere! tutto andrà per il meglio, tutto si risolverà!

mi ripetevo queste parole, mi frullavano in testa a non finire, in un loop senza fine, ma nessuna di questa parole riuscivo a comprendere pensavo solo che quella cosa, quella csa che cresceva dentro di me, era sua.., era sicuramnete di timothy wright il ragazzo del bosco.

mi chiedevo perchè proprio a me?

avevo passato così tanto tempo a dimenticarlo per poi averlo come parte di me, non riuscivo davvero a trvare un senso a tutto questo schifo, e mi faceva stare male, mi faceva piangere.

il mio loop si fermò quando Andreas bussò delicatamente alla porta del bagno

-(t/n) vieni fuori parliamone okay?-

asciugai le lacrime e mi diressi verso la porta, la quale non appena aperta mi rivelò la figura di Andreas che mi strinse in un caldo abbraccio

-cos'è successo veramente in quel bosco? non sei soltanto caduta nel fiume non è vero?-

sussultai, guardai bene andreas, i suoi capelli bruni che gli ricadevano morbidi ma allo stess tempo ribbelli sugli occhi marroniverdi che mi guardavano con sguardo preoccupato, le sue braccia muscolose che mi cingevano la vita e che mi facevano sentire nonostante il tempo trascorso lontano da lui, ancora al sicuro.

mi potevo fidare di lui.

-no, c'è molto di più di una caduta nel fiume..-

sospirai ed incominciai a raccontare, raccontai dell offerta di lavoro

raccontai della foresta , del mio incontro con masky, di quello che avevo visto, provato e fatto con lui.

Andreas rimase attento per tutto il tempo senza fiatare.

raccontai infine del mio omicidio non riuscito e li la storia si concluse.

-quindi il bambino è il suo?...-

annuì con la testa mentre altre lacrime, stavolta più timide mi scendevano dagli occhi, mi riabbracciò e mi sussuròqueste parole:

-riuscirai ad essere felice anche con questo piccoletto che cresce nella tua pancia ed io sarò con te, se però senti di non farcela e vorrai abortire... io sarò li con te comunque-

passarono i giorni e ancora non avevo preso una decisione mi sembrava di essere in un punto senza ritorno, sentivo i bambini giocare nei parchi mentre camminavo per le strade le madri chiamarl e a volte rimproverarli, chiusi gli occhi e provai a vedere me in quella situazione ... avevo capito cosa fare.


6 anni dopo

erano passati sei anni e le mie paure se n erano andate col tempo lasciando posto alle tanto attese felicità, mio fratello Andreas, la mia migliore amica e il suo ragazzo, e infine mo figlio Set, quando naque pensai di darlo in affidamento, il solo pensiero che una parte di timothy sarebbe rimasta con me tutta lavita mi faceva paura; ma bastò un solo attimo da quando lo resi in braccio farmi cambiare idea

-Set!! sbrigati o faremo tardi a scuola!!-

urlai a mio figlio nell altra stanza, per quanto riguarda me il mio era sempre il solito lavoro anche se con incarichi non troppo pagati andava bene ugualmente.

sentì i piccoli passi di mio figlio venire verso di me, era uguale a lui...

capelli bruni, occhi bruni e sono quasi certa che lo sguardo di Set era quello di Tim prima che gli succedesse ciò che lo portò a diventare quello che è ora, ma non importava lui era mio figlio, e io l avrei protetto da tutto e da tutti coloro che avranno intenzione di ferirlo.

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