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(T/n)'s pov

L'abitazione, se così si può definire, di Tim non era cambiata.

In 7 anni era sempre la stessa e non appena entrai venni inondata da un'onda carica di ricordi, confusi e non.

Non fù una cattiva ondata in un certo senso ricordare certe cose non era male.

Ora lui era andato via e tutta l'abitazione si era riempita di un silenzio assordante che veniva scandito dai respiri di mio figlio che grazie a Dio stava bene.

Mi avvicinai a lui e mi sedetti sul letto, gli presi la manina e lasciai i miei pensieri vagare tra il silenzio assordante della stanza, li lascia liberi per una volta, rompendo le catene che li avevano tenuti negli angoli del mio cervello per un pò di tempo.

Ripensavo alle parole di tim, mi rigiravano nella mente come se fossero in un disco rotto.

Davvero non avevo scelta? Quello che diceva era vero, questo Operatore aveva cercato di uccidermi, ma non capivo ancora come aveva fatto.

Rippassai la mano sull'enorme cicatrice che avevo sul fianco, mi ero risvegliata dopo un brutto sogno all'ospedale e mi ero ritrovata quella ferita, curata dai medici, ma rispetto alle altre molteplici ferite che mi dipingevano il corpo questa le sovrastava ed era anche più recente.

Come poteva essere stato lui? La mia camera all'ospedale era protetta da due guardie.

Chi era questo ""Operatore""?

Il futuro che mi si parava davanti come un imponente muro, mi faceva tremare le gambe. Ma la mia priorità era di mettere in salvo Set, lui veniva prima di tutto e tutti.

-mamma?-

La voce di mio figlio tagliò i fili che stavo intrecciando con i miei pensieri e riempì l'assordante silenzio.

-mamma! Ti prego non ti arrabbiare!-

Mio figlio alzò io busto e mi abbracciò stringendomi con le sue piccole braccette, come facevo ad arrabbiarmi così?

"Piccolo approfittatore..." pensai sorridendo e accarezzando la testa di Set.

-Però sevi stare tranquilla mamma! Il signore che mi ha portato qui è stato tanto gentile con me! Gli voglio bene!-

Spalancai gli occhi, cercando di capire perché fosse così ingenuo, quante volte gli avevo detto di non accetare cose dagli sconosciuti?

" non ti fidare, lui non è gentile..."
Cercai di convincere me stessa con questo pensiero, mentre mio figlio si ristese.

- hai ancora sonno?-

Gli chiesi mentre gli accarezzavo lievemente la faccia, era tardi, controllai il telefono che segnava le 23:00.

-non tanto, ma stavo facendo un bel sogno!-

Si rimise in piedi e mi mostrò un sorriso a trentadue denti.
Risi e gli chiesi che cosa avesse sognato di tanto straordinario.

-C'eri tu e quel signore, e leggevamo il mio libro preferito nel letto tutti insieme, il signore era io mio papà!-

Mio figlio pronunciava quelle parole con un euforia alle stelle, mentre io sl solo udire dell'ultima frase mi ero strozzata con la mia stessa saliva.

Mentre tossivo cercando di calmarmi mio figlio si ristese e riniziò a dormire. Mi assicurai più volte che lui stesse dormendo, poi iniziai a piangere silenziosamente, mentre milioni di pensieri mi vagavano per la testa. 

Mi pervase una tristezza opprimente e corsi in un altrà stanza per piangere un pò più rumorosamente, non capivo nemmeno se il motivo del mio pianto e della mia tristezza fosse dovuto a Masky o a qualcos'altro, sentivo solo che avveo bisogno di piangere per stare bene.

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