La luce dei candelabri proiettava ombre tremolanti sulle pareti decorate di oro in un mare di blu profondo; le mani di Alice tremavano leggermente mentre cercava di nascondere la fitta di paura che le attanagliava lo stomaco. Il vedere due individui come loro sorridere in quel modo le aveva provocato una lotta interna fra emozioni diverse: l'eccitazione nei confronti dell'ignoto e una sorta di apprensione di fronte alla scena spaventosa che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
Ma nonostante ciò Alice aveva il pieno controllo della sua espressione; non fece altro che rafforzare la sua risolutezza e assumere uno sguardo inespressivo incontrando prima gli occhi del maggiordomo e poi quelli del giovane Conte. Decise di sostenere il suo sguardo; avrebbero potuto rimanere a fissarsi per secoli e la sua capacità di attenzione in quel momento era all'altezza di sostenere la sfida.
Undertaker interruppe quella specie di prova di sguardi ridacchiando e battendo le mani un'unica volta «Conte insomma, cosa sono tutti questi misteri. È chiaro che Alice è capace di giocare ai vostri giochi!»
Finalmente Ciel interruppe il contatto visivo ed Alice poté cercare di rilassarsi un attimo, ma provata dalla situazione, nel cercare di afferrare di nuovo la tazzina da tè e pensando contenesse ancora del liquido, la fece cadere rompendola a metà.
«Non c'è bisogno di agitarsi, Alice disse Sebastian gentilmente. «Abbiamo molte tazze da tè di fattura cinese. Per persone del vostro rango è comune rompere accidentalmente tazze di una così delicata porcellana. Ma posso ripararle senza alcun problema.»
Il sorriso malevolo sparì dal volto di Ciel lasciando il posto a qualcosa di più inespressivo e professionale mentre Sebastian raccolse i cocci e uscì dalla stanza.
«Tornerà molto presto. Nel mentre perché non parliamo di affari, Sua Altezza?» chiese Ciel.
«S-Sua Altezza? Cosa? Cosa intendeva il tuo maggiordomo parlando di persone del "mio rango"? Se mi avete chiamata qui di certo sapete chi sono e che di certo non appartengo alla nobiltà.»
«A quanto pare avremo molto di cui discutere.» Ciel assunse una posizione comoda e informale.
«Ah Sebastian!» urlò attraverso la stanza quando il maggiordomo si richiuse silenziosamente la porta alle spalle portando una nuova tazzina.
«Yes, my Lord» si inchinò aggraziatamente di fronte al ragazzo per poi tornare alla sua posizione originale di fianco alla sua poltrona.
Alice rimase di nuovo immobile e silenziosa, mordendosi la lingua in attesa che le venisse di nuovo rivolta la parola; secondo le regole di buona educazione le donne in pubblico dovevano seguire dei comportamenti ben precisi, ma lei non era certo quel tipo di donna. Nonostante fosse una comune cittadina che viveva nei pressi di una zona malfamata era comunque una persona rispettabile che non si considerava inferiore a nessuno e che non doveva per forza seguire tutte quelle stupide etichette dei nobili. I comportamenti, gli usi e costumi degli uomini cambiavano nel corso dei secoli, ma l'orgoglio e l'onore rimanevano immutati.
«Ora Alice, esaudirò il tuo desiderio di sapere il motivo per cui ti ho convocata.»
Gli occhi di lei guizzarono momentaneamente su Sebastian. Avrebbe giurato che la sua bocca si fosse incurvata in un sorriso nel sentir pronunciare il termine "convocare".
Ormai non ne poteva più di aspettare, si era stancata di quel giochino fatto di suspence e doppi sensi; era una sorta di ospite perciò aspettava al padrone di casa condurre i giochi, ma lei stava per perdere la pazienza.
«Direi con il cominciare parlando del perché ho chiesto ad Undertaker di portarti qui.»
«Sarebbe perfetto!» rispose Alice felice che finalmente si fosse deciso a rispondere alla sua domanda.
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The touch of a Demon
FanfictionAlice giurò che mai si sarebbe lasciata lusingare dalle parole tentatrici di un demone. Mai avrebbe ceduto al fascino di una creatura generata dalle fiamme dell'Inferno. Ma dopo che la sua intera vita venne stravolta, si trovò a ricevere attenzioni...