14 - UN BACIO RUBATO

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Se mai ci fosse stata un'occasione per fare del black humor sul dare alle fiamme la tenuta Phantomhive per cancellare ciò che ci stava all'interno e scappare, quello era senz'altro il momento adatto.

Appena Alice fu fuori dalla vista di Ciel cercò di correre il più velocemente possibile, magari raggiungendo gli altri servitori in modo che davanti a loro Sebastian non avesse occasione di approfittare di lei. Però non sapeva bene come il maggiordomo si sarebbe comportato di fronte a quegli ordini. Li avrebbe presi alla lettera o come libera interpretazione delle regole, distorcendole a proprio piacimento?

Notando che lui non la stava seguendo si fermò senza però smettere di guardarsi intorno per sicurezza. Che bastardo! Pensandoci bene il demone si era garantito di avere campo libero, di avere il permesso di farle quello che più desiderava. Se lui credeva di fare qualcosa per il bene di lei, allora avrebbe agito secondo gli ordini e non ci sarebbero stati problemi. Ecco un altro esempio di bugie che si trasformavano in verità. 

Purtroppo non poteva nascondersi o evitarlo, doveva assisterlo in tutte le mansioni di mantenimento della tenuta previste nella giornata ed era meglio farsi trovare pronta prima che lui si mettesse a cercarla e trovasse un altro pretesto per litigare di nuovo. Ma anche senza pretesti fu terribile con lei; Alice cominciò a pensare che con le sue preghiere aveva seriamente ferito l'ego del demone scatenando la sua rabbia. In fondo era una cosa piuttosto plausibile, i demoni provavano piacere ad irretire gli umani e fare in modo che si affidassero completamente a loro, perciò sentire lei che riponeva fiducia nel Signore e non in lui doveva averlo messo su tutte le furie.

Quella sera Alice si addormentò sfinita appena toccò il letto, non ebbe neanche il tempo di rimuginare su tutte le sue disgrazie che cadde in un sonno profondo. E ancora una volta il suo sonno venne osservato attentamente dallo spettatore con occhi color rubino.

«Mi stai tentando...» espirò tremante «non so per quanto tempo potrò ancora contenermi. Le tue labbra, i tuoi occhi, la tua pelle, il tuo calore... la tua anima... oh è troppo per me.» La voce del demone era così sussurrata che nessun umano avrebbe potuto percepirla.

Più la guardava più le sue convinzioni si sgretolavano; il suo orgoglio ferito e la sua ira lo avevano portato a credere che nulla valesse più del suo padrone ma la realtà era che la desiderava disperatamente, ossessivamente. Pensare a quanti uomini le avevano riservato pensieri disgustosi con quelle loro menti malate e che qualcuno come Undertaker avesse posato gli occhi sul suo corpo e l'avesse toccata prima di lui lo faceva ribollire di rabbia.

Ma avere pensieri simili era da ipocriti, perché anche lui ogni volta che le posava gli occhi addosso desiderava farle cose indicibili lasciandosi andare a fantasie depravate.

Quando quella stessa mattina l'aveva toccata e aveva percepito in lei un leggero brivido di piacere, quando era stato ad un soffio dal baciarla e rimase ferma come in attesa che lo facesse davvero, se non fosse stato dotato di autocontrollo, l'avrebbe baciata e posseduta seduta stante. Divertente come lo accusasse di essere bugiardo quando chiaramente era lei a mentire, ma anche se le sue parole erano false, le reazioni del suo corpo non potevano esprimere altro che la verità.

«Oh Alice... presto smetterai di rifiutarmi. Presto ti arrenderai completamente alla mia dolce carezza. Ti arrenderai quando con un bacio ti farò sentire come ti adorerò, come ecciterò le tue sensazioni, come ti farò abbandonare a nuove tentazioni. Conoscerai la vera estasi quando sentirai il mio tenero abbraccio... e non potrai più scapparmi...»

Senza neanche accorgersene si era ritrovato piegato su di lei, con una mano più leggera di una piuma che le accarezzava il viso «nonostante la tua reticenza apparterrai a me!»

The touch of a DemonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora